Il vecchio e l'inverno
come lame affilate,
ombre sempre più
allungate
e strade cancellate
di ghiaccio addobbate
s'avviava al tramonto
un'altra giornata.
Un vento gelido e avvilente
proveniente da oriente
soffiava su terre desolate
e mani screpolate
con la natura dormiente
e il sole da tempo assente
quel rigido inverno
fu un tragico evento.
Trepidante e triste
il vecchio
che il ciel l'assista
chiuso nella stanza
colmo di speranza
con le dita consumate
e l'ore contate
diceva
"benedetta l'estate".
Attendeva il sole
col suo dolce tepore
senza pensare
restava ad osservare
il discender della neve
silenziosa e lieve
venir giù a fiocchi
come lugubri rintocchi
sul paesaggio spettrale,
guardava quel che restava
del freddo invernale.
All'ormai prossimo
divenir la sera
lo sguardo alla luna
suo porta fortuna
e l'aspro sorriso
di chi ancor spera
pensava
"presto sarà primavera".
Lentamente i ricordi
facendosi strada
come luce colorata
di verde e calda giada
riaffiorarono brillanti
duri e penetranti
più di mille diamanti
con le loro paure
difficili da domare
dall'aspro sapor
di mandorle amare,
l'amaro di chi la vita
mai ha smesso d'amare
che accompagnò
col sorriso di chi spera
e pensa
"dove sei primavera".
Poi, gli occhi richiuse
e sospirando disse
"primavera ti sento nell'aria,
sei qui presente",
sogno o illusione
il freddo svanì all'istante.
D'improvviso lassù
il grigio cielo
si tinse di blù
ma per il vecchio
di tempo oramai
non ve n'era più.
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