sulla bella collina fiorentina
che io mi sentii dir: “Quanto sei bello!”
da una ragazza proprio assai carina.
Era la prima volta in vita mia
che un tale “bello” dato mi veniva,
sentiti nel cuore scender l'allegria
e urlai fra me: “Brutto non sono, evviva!”
Visitammo il maniero per l'intero
e lei continuava a dir sicura:
“Ma lo sai che sei bello per davvero,
mai vidi una bellezza così pura!”
“Vedi tu un poco” io fra me pensavo,
“lei dice il vero, sono una bellezza,
e dire che io sempre mi fissavo
a dispiacermi per la mia bruttezza.
Come fa a vedermi così bello,
eppur lo dice in tanta convinzione,
evviva questa visita al castello
che m'ha prodotto gran così emozione.”
Andammo poi insieme alla fermata
del tranvai che ci avrebbe riportato
in basso alla città sotto adagiata,
ed io di grande gioia ero ammantato.
Siccome sono miope leggermente,
quando vidi un tranvai che lì s'immette
chiesi a quella bambina dolcemente:
“Forse è il numero nostro, il ventisette?”
Lei con sorpresa allora mi ha guardato
e m'ha detto: “Non vedo alcun tranvai,
l'occhiale a casa l'ho dimenticato...
ho gran nebbia negli occhi, sono guai!”
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