Una scatola di latta per un poeta di latta.
Una scatola di latta con una penna a sfera
che libera parole libere
ospitate su un foglio straccivendolo
nato come tovagliolo ineducato alle regole.
Parole: canto di balene invisibili,
nato su montagne d’anarchia
e annegato nel mare degli scorpioni,
un canto di sangue, di buio e di rabbia.
Una scatola di latta con una penna stilografica,
una fonte di poesie sconsolate
da respirare di notte
quando i sentimenti s’alzano in volo
e si aggirano come fantasmi ciechi
tra pensieri proibiti e giardini deserti.
Una mela in mano a una donna,
un’offerta di tentazioni lussuriose,
negate a poeti insonni e senza rima.
Una scatola di latta con una matita,
un filo tenero, lungo fino alla casa dei sogni
per un viaggio alla frontiera dell’innocenza,
dove da migrante senza patria
aprire una dopo l’altra le porte del tempo,
quelle delle primavere infinite
e delle estati troppo brevi.
Altre stagioni nelle quali ammaestrare i sogni
non esistono,
perché la grafite è polvere grigia di stelle,
facile da cancellare e da risognare.
Una scatola di latta con tre anime.
Tre anime dalle mille virgole
e da un solo punto a capo.
Tre anime mescolate in pece bollente
dentro a una notte persa per strada
che ancora cercano un nome,
che ancora cercano una casa.
Tre anime in una scatola di latta
per un poeta di latta.
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