in una fresca giornata d’inverno
della stagione mia prescelta.
Parecchi tumulti s’intrecciano
provocando quel fervore fugace
ove il canto brumale
ghiaccia le pelli dell’uomo.
Sdrucciolevole fu il terreno
i cui piedi miei dovettero
sostare travolti dal freddo perenne
di un animo guasto.
Sei arrivata tu
nel riflesso degli occhi miei
e come fuggiaschi in un putiferio
insieme capimmo d’essere
i soli fermi nel gelo infocato.
Sei arrivata tu
in un pomeriggio invernale
a riscaldare la brina tra le foglie
con rapidi suoni pronunciati
e vivi in ciascun cunicolo
da poco esplorato.
Un’eterna bellezza onirica
si accingeva a divenire realtà
e nonostante fosse attorcigliata
dalle ombre del passato,
ancora sconosciute,
graziosamente nacquero persino
le prime espressioni mute.
Come in ogni cammino tempestoso
colmo di paura e verità,
la quiete giunge pian piano
dalla repentina capacità
di saper sopravvivere movendosi,
pur di non soccombere,
impavidi verso piccole e sempre nuove
mete vitali.
Sei arrivata tu
nella notte del mio cuore
e col tuo vivido lume
guarisci le mie oasi stagnanti
dettando vita senza istanti di tregua.
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