su una spiaggia di cenere
tra tante sigarette spente
ammucchiate come alghe
lasciate dai capricci del male
d'una violenta estate.
Intorno a me
solo statue di alabastro bianco
che fanno da eco alla luce del sole
ma un dio non affida loro un'ombra
per timore che la perdano,
né lascia fluire il vento
per paura che lo sporchino.
I loro occhi di fuoco,
fissandomi,
lasciano scorrere sul viso
lacrime,
come colate di cera
di una candela
che senza vento non si spegnerà
consumandosi
fino a scomparire tra la cenere.
In terra uno specchio
la mia foto
un pezzo di vetro trasparente.
Non so.
Provo ad urlare
ma dalle mie labbra esce solo un sibilo
impercettibile ed inutile,
provo a fuggire
ma le mie gambe sono immobilizzate
da questo incubo.
Non c'è aria
in questo sottovuoto
ed io respiro il niente
che entra ed esce
dai miei polmoni bruciati.
Non puoi capire amica mia
è come svegliarsi da un incubo
e trovarsi in una peggiore
irreale...
"REALTÀ "...
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per timore che la perdano" e ancora
"lasciano scorrere sul viso lacrime,
come colate di cera di una candela"
li ho trovati passaggi splendidi.
Molto ben scritta, complimenti!