RACCONTI |
In questa sezione potete consultare tutte le poesie pubblicate per argomento. In ogni caso se preferite è possibile visualizzare la lista delle poesie anche secondo scelte diverse, come per ordine di mese, per argomento , per autore o per gradimento. |
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Lista Racconti |
SCARPETTE ROSSE Lucia continuava a guardarsi le scarpette rosse di vernice lucida. Seduta nel corridoio vicino all’uscita di casa, l’unica via verso la libertà dove il sole brillava e la gente passeggiava felice senza grida, solo il rumore intenso della vita. 
Ogni tanto alzava il capo, sperando di non udire gli urli acuti che provenivano dalla cucina il cuore le batteva forte forte. Rassegnata e impaurita tornava ai suoi giochi alle sue fantasie, con loro si estraniava andava in un mondo lontano pieno di fate, di dolci melodie sognava….I suoi genitori non capivano la sua tristezza superficiali ed egoisti pensavano solo ai loro interessi di persone adulte, giustificando la ragazzina con una scusa banale “capricci di bimba.” Con il loro egoismo l’avevano cancellata dalla famiglia non era nessuno non contava niente troppo piccola per capire troppo grande per giocare con i sogni. Quel giorno la tv era a volume altissimo ma non riusciva a coprire le grida, le parole sgraziate dell’ennesimo litig... (continua)
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Opera non ancora approvata!
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Schiavo Quando nasci schiavo, vivi nella tua gabbia dorata, senza accorgerti che la porta è aperta. Quando nasci schiavo non ti rendi conto di esserti incatenato da solo. Quando nasci schiavo, muori ogni ora, ogni giorno e in ogni momento. Quando nasci schiavo vivi una vita che non ti appartiene. Quando nasci schiavo: umilmente, flebilmente, pacatamente, ti spegni. Quando muori da schiavo, una piccola fiammella illumina vagamente un piccolo ricordo di te. Frettolosamente sfuma, sbiadisce e mestamente sottomettendosi tace: quando nasci schiavo muori due volte...... (continua)
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Opera non ancora approvata!
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Scusa. Avere nostalgia di qualcosa che non si possiede più, ti fa sentire fondamentalmente un fallito.
Magari non lo sei, o lo sei davvero. Ti sforzi di concepirti come un'altra persona, ti distruggi e poi ti ricostruisci. Desideri che quei ricordi svaniscano e che la tua mente torni libera di poter pensare che tutto vada bene. Un po' come quando si è bambini, che di delusioni ne abbiamo vissute poche e di sberle ne abbiamo ricevute tante. Nessuno, adesso, si permetterebbe di farlo. Gli schiaffi sono più utili da adulti. Vorrei poter dare uno schiaffo a quello che si sente solo e dice di stare bene così, a coloro che hanno tanti amici e non si accontentano, a quella ragazza che, almeno una volta durante il giorno, pensa al suicidio. Vorrei davvero prendere a pugni il muro immaginandone la faccia di quel tipo che l'ha abbandonata, a quella biondina che le ha tirato i capelli e anche a quella professoressa che non ha creduto in lei. Vorrei poterle dire " Visto? L'ho fatto io per... (continua) ![]() ![]() ![]()
Opera non ancora approvata!
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Se fossi un libro Se fossi un libro di fiabe, sarei letto da tanti bambini, ma anche da tanti adulti che raccontano fiabe ai piccini. Se fossi un libro di cucina, sarei sfogliato da mille mani, profumerei di zucchero, di cannella, sarei felicemente impiastricciato di farina ed avrei il dolce sapore delle cose buone e belle. Se fossi un libro con figure in rilievo, sarei un cartonato stropicciato e sgualcito da piccolissime e dolcissime mani. Se fossi un libro, le mie parole rimarrebbero scolpite nel tempo per anni...forse per secoli. Se fossi un libro, entrerei in tante case e sarei il migliore amico di chi cerca compagnia. Se fossi un libro non avrei il tempo di annoiarmi; perché parlerei di poesia, di storia, di geografia, girerei il mondo e probabilmente non morirei mai: ad ogni parola fine, inizierei a respirare nuova vita in altri capitoli di un nuovo libro. Non sono un libro, ma nelle pieghe del mio volto c'è tanta storia: dalle occhiaie tatuate sul mio viso, si leggono le notti passate in bianco... (continua)
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Se fossimo piante Se curare la vita fosse come accudire una pianta sarebbe tutto , forse, più semplice. Sostituire il terriccio, innaffiare di tanto in tanto, fortificare con i concimi adeguati, luminosità e temperatura adatte. Eppure dà sollievo vedere una pianta crescere, rinvingorirsi, partorire foglie nuove, produrre fiori. E’ un po’ come se il merito fosse tutto tuo. Come se avessi sudato, faticato, sofferto, come avviene alla puerpera quando fa nascere il proprio bambino. E poi ti senti padrone della pianta, la quale -grazie al tuo lavoro- vive. Se fossimo piante, ecco! sarebbe meno complicato organizzarsi la vita. La cosa che desta improvvisamente la mente è questa differenza: quando ci si accorge di non poter vivere perché qualcuno ti fa vivere, ma di dover farti vivere da solo. Di doverti innaffiare, concimare, farti diventare; per opera del tuo stesso ingegno, della tua stessa fatica. E non si è mai pronti. Io non lo sono. Non si vuole essere pronti. Se qualcuno potesse decidere, al posto tuo... (continua)
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Sei ancora qui? (Seguito precedente racconto: Sei tu il mio redentore?) Dovere fuggire da tutto e mai scappare, dovere rincorrere tutto e mai raggiungerlo. Le gambe volano quanto più possono estenuarsi, solo ad immaginare con quale velocità, tutti m'invidierebbero per essere loro vincitori in qualsiasi gara; ma questa mia velocità gira a vuoto. Solamente rimane dolore, gemono le gambe dall'immenso sforzo, ma non riescono a muovere il corpo, veloci sono le gambe da superare i massimi velocisti del secolo ventunesimo. Inutilmente si scaldano le gambe, ma tremano per la fatica, un remare nell'aria, la mente è sgomenta. Cedono le ginocchia, finché sprofonda il busto a terra, non sorretto, si insudicia della melma rimasta dalla liquefazione degli arti. E qui arrendersi alla belva che ti braccava; e da qui vedere gli amici che ti hanno seminato.
E si ripetevano i sogni della corsa, diverse e molteplici situazioni nello stesso arido luogo con la stessa tipicità: tutti mi braccavano, tutti mi fuggivano. Un luogo che fu verdeggiante, adesso col suo fango rag... (continua) ![]() ![]() ![]()
Sei sempre dipeso da un qualcosa Lo stato di euforia che ti dona una sostanza stupefacente od una semplice birra chiara/scura con una graduazione alta.. lo stato di tranquillità, lo stato spaesato che provoca, la pace, il sorriso, l’urinare in ogni angolo della città, il salto nel vuoto che ti da, i sensi moltiplicati al massimo, nuovamente il sorriso, la meditazione, ancora l’euforia, la rabbia e la tranquillità, la depressione, la giovinezza, la non curanza di chi ci sta intorno, il bisogno di sentire ogni sensazione da noi provata, il bisogno di esaltarci o di chiuderci in noi sessi, il parlare, il ragionamento di ogni piccolezza da noi colta, la sensazione di svago o di ansia, la paura e l’indifferenza, il rancore, la tristezza, la leggerezza, il fatto di non pensare ad altro oltre a ciò che stai provando in quel frangente, ri-citando il sorriso, la bellezza o lo schifo, il rancore, il disagio, il sentirsi indifesi e piccoli, la voglia di prendere in mano se stessi, di amarci, di bastarci, il desiderio di aver bis... (continua)
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