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Racconto di una quercia

Come da moltissimo tempo a questa parte, guardavo il mondo, o meglio, il mio piccolo spazio di terra verde intorno a me, con usuale abitudine di una vecchia quercia ormai obsoleta e avvizzita dagli anni. E posso sostenere con una certa esperienza, che la vita in un piccolo parco non è mai noiosa come sembra ; perchè anche se i volti delle persone sono sempre gli stessi ed i musi degli animali anche, ognuno di loro ha qualcosa da raccontare. Per fare un brevissimo esempio citerei, Tarzan : un piccolo e tenerissimo boxer che discuteva con un pastore tedesco di nome Rex.
"Tarzan, Tarzan, su, dammi la zampa, riportami l'osso, fammi vedere come salti. Uff! Non c'è la faccio più, Rex! Non fraintendermi, amo i miei padroni, ma mi stressano continuamente con questi futili giochi per far divertire gli amici o gli estranei. E poi il nome che mi hanno affibbiato, Tarzan! Non lo sopporto più!" Si lamentò il boxer.
"Non ti preoccupare, te ne farai una ragione, amico mio." gli disse il pastore tedesco. Poi continuò:
"Almeno i tuoi, hanno avuto un pò più di fantasia nel nome; io mi chiamo come il cane famoso di un telefilm, tra l'altro il preferito della mia padrona." Disse Rex.
"La mia sorte non è differente dalla tua, io mi chiamo come un personaggio derivante da un cartone animato!"
Fu lì che intervenni io, dicendo:
"Siete uno spasso, amici miei! Però se posso aggiungere il mio parere, i vostri problemi sono legati al vostro nome; e vi assicuro che ho sentito cani che si lamentavano dei loro padroni, perché li maltrattavano e a volte, mal nutrivano, per cui rideteci sopra; e comunque Tarzan non è solo un personaggio di un cartone animato."
Dei due cani, il più vecchio, Rex, accettò la mia critica mentre il boxer, più giovane e permaloso mi disse:
"E che ne sa una vecchia quercia che sta immobile in un parco per tutta la vita, eh!" detto ciò, per ringraziarmi fece prima il suo bisogno liquido e m'irrorò le radici, poi mi lasciò anche un bel ricordino flatulento vicino.
Mi ricordo ancora il volto trasecolato del padrone, che disse, parlando con la padrona di Rex:
"Non ha mai fatto così, prima d'ora."
Il pastore tedesco si scusò per lui, ma io non me la presi, era un giovane cagnolino e quando si è giovani si sa, le cose giuste si costruiscono sulle basi di cose sbagliate;per cui presi il tutto sorridendo.
Ma ciò che invece mi fece sbalordire, e vi assicuro che non è semplice per me dopo molti anni trascorsi ad osservare le persone, fu un ragazzo di nome Giovanni:
Un ragazzone alto e robusto di vent'anni; io, lo conoscevo da quando era piccolo, perché, i suoi genitori lo portavano sempre qui da quando stava ancora nel passeggino. Era solito per lui, venire con i suoi amici, qui nel parco a giocare, fumare e spesso anche mangiare. Quel che di lui e della sua compagnia non mi andava giù era il loro comportamento incivile, e mi riferisco ad alcune cose specifiche:
Mozziconi di sigarette sul prato, cartacce di ogni genere, gomme da masticare attaccate all'erba, perfino sulla mia corteccia. Insomma, se avessi potuto redarguirli, l'avrei fatto, ma solo gli animali mi capiscono e parlano con me e con i miei simili, per cui osservavo i ragazzi attendendo magari qualcuno che li riprendesse, ma ciò non accadde mai… fino a quella sera. Il ragazzo si presentò davanti a me, ebbro per eccesso di alcool e mi abbracciò sussurrandomi:
"Mi dispiace se ogni giorno io e i miei compagni sporchiamo questo posto, e mi dispiace se Manuel ti ha attaccato la gomma sulla corteccia quella volta. A volte non ci rendiamo conto di quante cose sbagliate facciamo, tu per me sei come un amico molto anziano, mi hai visto crescere e sono sicuro che il comportamento che ho avuto fino ad oggi ti ha deluso, per cui vorrei farmi perdonare e comincio oggi con questa poesia, scritta per te:
"Ama la natura e
prenditene cura.
L'albero, il cespuglio e l'erba è pura,
e di una bellezza imperitura."
Ammetto che quell'attimo fu per me commovente anche se non potevo esprimerglielo; mi sono sentito più un nonno che un amico anziano e così anche se, consapevole che lui non mi sentisse, gli dissi:
" Più che amico, potrei esserti nonno questa sera, ragazzo mio, e la tua poesia è veramente bella. Mai mi è capitata una cosa del genere in questi lunghi anni, comunque non ti preoccupare, l'importante è che non rifai più gli stessi errori."
Lui mi guardò come se mi avesse sentito e mi rispose con un ampio sorriso e con gli occhi vitrei:
"Ok, nonno."
Se mi capì? Non l’ho mai saputo veramente, forse il giorno dopo lui non si ricordò neanche di essere passato al parco di notte, e di avere recitato una poesia per una vecchia quercia avvizzita, ma ciò che posso dirvi è che da parte sua e dei suoi amici io non vidi più una cartaccia o un mozzicone di sigaretta se non, nell'apposito secchio per l'immondizia.



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Opera scritta il 05/03/2015 - 19:11
Da Ivan Bianchi
Letta n.1507 volte.
Voto:
su 2 votanti


Commenti


Gran bel racconto. Complimenti.

luciano rosario capaldo 06/03/2015 - 09:10

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