Eppur lo chiamavamo Amore
Quante foglie si son lasciate andare inermi sopra un manto di erba fresca.
Quanta neve è caduta ricoprendo pianure per poi sparire senza traccia.
Notti insonni , lacrime versate senza neanche dire una parola, perchè in fondo poche parole c'erano da dire.
Assaporo in ogni momento ciò che mi è rimasto di quel bieco sentimento, come se fosse una leggera luce pronta a spegnersi per sempre. Ma qualcosa dentro me la tiene viva, forse è la speranza che si riaccenda del tutto per illuminare di nuovo il mio viso , ora terso e oscurato, o forse è solo il riflesso di un defunto ricordo che tengo ancora stretto per non dimenticare cosa vuol dire amare.
Cammino per la mia strada osservando la natura che mi circonda, cerco in ogni anima perpetua un qualche
lampo che mi possa rapire, ma tutto quello che vedo è solo natura morta, rami sul selciato pronti per essere calpestati, foglie marroni in attesa che il vento le trasporti in nuovi lidi.
Siamo esseri così vuoti senza la giusta luce, e nonostante il mio incessante pellegrinare sento di essere
rimasto sempre fermo, tenendo sul piedistallo un cigno bianco che ha imparato a volare.
Quanta freddezza nei miei occhi, quanta amarezza nel mio spirito, a cercare inutilmente uno sguardo che mi ricordi
la bellezza di un sorriso rapito, l'ebrezza di un'attesa , la felicità di sentirsi compresi.
Oltre queste immagini io non so più andare, così stanco di remare a testa bassa su una barca strabordante d'acqua che attende solo di affondare, stanco di trasportare un carro pieno di ricordi e di affetti che lentamente perdono
ogni significato.
Eppur questo carro un tempo lo trainavamo insieme.
Eppur questo carro un tempo lo chiamavamo Amore.
Quanta neve è caduta ricoprendo pianure per poi sparire senza traccia.
Notti insonni , lacrime versate senza neanche dire una parola, perchè in fondo poche parole c'erano da dire.
Assaporo in ogni momento ciò che mi è rimasto di quel bieco sentimento, come se fosse una leggera luce pronta a spegnersi per sempre. Ma qualcosa dentro me la tiene viva, forse è la speranza che si riaccenda del tutto per illuminare di nuovo il mio viso , ora terso e oscurato, o forse è solo il riflesso di un defunto ricordo che tengo ancora stretto per non dimenticare cosa vuol dire amare.
Cammino per la mia strada osservando la natura che mi circonda, cerco in ogni anima perpetua un qualche
lampo che mi possa rapire, ma tutto quello che vedo è solo natura morta, rami sul selciato pronti per essere calpestati, foglie marroni in attesa che il vento le trasporti in nuovi lidi.
Siamo esseri così vuoti senza la giusta luce, e nonostante il mio incessante pellegrinare sento di essere
rimasto sempre fermo, tenendo sul piedistallo un cigno bianco che ha imparato a volare.
Quanta freddezza nei miei occhi, quanta amarezza nel mio spirito, a cercare inutilmente uno sguardo che mi ricordi
la bellezza di un sorriso rapito, l'ebrezza di un'attesa , la felicità di sentirsi compresi.
Oltre queste immagini io non so più andare, così stanco di remare a testa bassa su una barca strabordante d'acqua che attende solo di affondare, stanco di trasportare un carro pieno di ricordi e di affetti che lentamente perdono
ogni significato.
Eppur questo carro un tempo lo trainavamo insieme.
Eppur questo carro un tempo lo chiamavamo Amore.
Opera scritta il 24/03/2015 - 12:30
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Commenti
Umilmente credo che Tu debba fare molto cammino DENTRO di TE per cercare di conoscerti...Come tutti Noi del resto...Ma qualcuno un po' di più. Sempre ne vale la pena! Tu poi sei così giovane...
Serena notte. Vera
Serena notte. Vera
Vera Lezzi 26/03/2015 - 22:08
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Nulla da dire né sulla persona, né sull'espressione dei sentimenti, per il quale ho massimo rispetto... i miei commenti, volevano proprio essere costruttivi e non distruttivi...
Maria Valentina Mancosu 25/03/2015 - 17:15
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La critica l'accetto se costruttiva, non capisco il motivo di tanta arroganza verso uno scrittore che umilmente pubblica i suoi sentimenti. Detto ciò, le auguro una buona giornata. Mi auguro che si potrà ricredere con gli scritti futuri.
Axel Super Tramp 25/03/2015 - 15:50
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Fra lei e De André... c'è un abisso... me lo ha ricordato per contrasto stridente...
dov'è, la sua impronta?
Scriver su tutto, certo! In modo diverso!
dov'è, la sua impronta?
Scriver su tutto, certo! In modo diverso!
Maria Valentina Mancosu 25/03/2015 - 15:43
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Maria Valentina, Ovviamente il senso è quello di un amore che ho perduto, ma da qui a dire che scopiazzo de Andrè c'è un abisso. Se poi la sua interpretazione l'ha portata a pensare questo, mi ritengo lusingato che mi abbia accostato a un gran poeta. Seguendo il suo pensiero non dovremmo più scrivere su temi trattati già da altri. In altre parole, non dovremmo più scrivere su nulla.
Axel Super Tramp 25/03/2015 - 12:16
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Onestamente si, caro artista...
l'opera, mi riportava all'amor perduto di De André.. sembrandone la brutta copia! Rappresentazioni così pessimiste le sue... che credo sarebbe benefico volgerle in altro!
Affettuosi saluti,
l'opera, mi riportava all'amor perduto di De André.. sembrandone la brutta copia! Rappresentazioni così pessimiste le sue... che credo sarebbe benefico volgerle in altro!
Affettuosi saluti,
Maria Valentina Mancosu 25/03/2015 - 12:04
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Maria Valentina , non penso di capire a cosa tu ti riferisca con il tuo commento. Non ho preso spunto da un mostro sacro come De Andrè, se per caso è sembrato chiedo venia.
Axel Super Tramp 25/03/2015 - 11:50
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Opera non piaciuta...
Di De Andrè, ce ne uno!
Di De Andrè, ce ne uno!
Maria Valentina Mancosu 25/03/2015 - 11:34
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Tanta nostalgia, rammarico e tristezza in un paesaggio che grida delusione, dolore e speranze al tempo stesso.Immagini molto belle che disegnano la fine di un amore.
Tu sei un sognatore: sogna, allora. L'amore ti darà ancora tanto.
Sei molto bravo! Ciao...
Tu sei un sognatore: sogna, allora. L'amore ti darà ancora tanto.
Sei molto bravo! Ciao...
Gio Vigi 24/03/2015 - 16:20
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