Non so descrivere cosa provo quando esco a girovagare per la città nel silenzio e nella solitudine della
notte. Mi ritrovo sempre a passeggiare come un vagabondo, trascinando il mio spirito inquieto come se fosse
un fardello sulle spalle, spiando con bramosia le case delle persone intente a raccontare i propri sogni a Morfeo.
Mi piace scrutare le abitazioni che mi circondano,immaginando i profili delle famiglie che ci vivono, pensando a come sarei io se fossi al loro posto. Magari a quest'ora sarei sposato con due bellissimi pargoli, così finalmnete anche io potrei dire " Tutto loro padre". Ma più cammino e più comprendo che quel treno l'ho perso molti anni fa.
Torno verso il mio appartamento alle tre e un quarto di notte, lascio sul letto la mia giacca umida
e fredda, mi avvio verso il bagno guardandomi allo specchio con quel sorriso beffardo stampato sul viso.
Mi capita spesso di trovarmi faccia a faccia con la mia coscienza.
A volte ci parliamo come se fossimo dei perfetti sconosciuti, scrutandoci a vicenda per capire
cosa pensiamo l'uno dell'altro . Non bisogna farsi ingannare dall'aspetto fisico, io non assomiglio per niente
a quell'immagine che vedo riflessa davanti a me, eppure c'è qualcosa che ci accomuna. Sfoltisco lentamente la mia incolta barba nera, fissando dritto in quegli occhi spenti e osservando ogni piccolo particolare di quel volto oscuro.
"Smettila di guardarmi."
Lo sguardo poi cade sulle mie vecchie mani da operaio, ruvide e dure. Mani che hanno sopportato il lavoro
di una vita intera. Quel rosso vivo su di esse mi da una sensazione strana, mi eccita e mi spaventa allo stesso
tempo, lasciandomi un impulso irrefrenabile di immergerle sotto il flusso d'acqua del rubinetto.
Sfrego e sfrego lentamente, lascio che l'acqua faccia il suo lavoro mentre il lavandino si tinge di porpora sotto di esse.
"Cosa vuoi che sia? ci siamo divertiti no?"
"Basta, questa era l'ultima volta"
"Non puoi scappare da te stesso Rudy."
Il mio sguardo non lascia trasparire alcuna emozione, eppure riesco a intravederti al di là di quelle nere pupille dilatate. Chi diavolo si nasconde dietro ai miei occhi, chi è che mi trasmette queste pulsioni irrefrenabili?
Sono solo in questa stanza eppure è come se fossi circondato da urla e grida di terrore, che mi rimbalzano nella mente come suoni ad un concerto. La melodia che sto ascoltando destabilizza il mio controllo, mi rende euforico,
quasi dipendente.
"Ne vuoi ancora vero? Quando sarai sazio?"
"Non lo saremo mai Rudy. E' la nostra natura ormai!"
"Chi sei?"
"Io sono te Rudy. Lo sono sempre stato"
Esco dal bagno e raggiungo il letto, prendo dalla tasca della giacca una sigaretta e l'accendo assaporando il gusto
del fumo denso che invade la mia bocca fino ai polmoni.
"Stasera ti è piaciuto Rudy. Come tutte le altre volte. Ammettilo"
"Forse hai ragione. Non so nemmeno come si chiamava."
"Cosa importa il nome? La sua carne era così morbida. Il suo sangue così vivo."
"E i suoi occhi erano come il ghiaccio."
Ripenso a quell'istante di estrema follia, le mie mani sul collo di lei, la sua espressione di paura che mi donava
energia, le sue lacrime cristalline sulle mie dita. Affondare il coltello nel suo dolce fianco con un gesto da vero artista, sentendo i brividi sulla mia schiena per quell'atto così magico, così puro.
E poi l'impercettibile suono degli ultimi battiti del cuore, dei suoi respiri stanchi che chiedono pietà.
La morte è così soave vista sugli occhi di chi la prova.
Un'istante di armonia indissolubile che spazza via ogni
sofferenza, che rende l'anima immortale prima di portarla tra le sue braccia come una madre con il proprio figlio.
Mi stendo sul letto lasciandomi trasportare da quelle emozioni.
"Riposati Rudy. Domani è un altro giorno"
notte. Mi ritrovo sempre a passeggiare come un vagabondo, trascinando il mio spirito inquieto come se fosse
un fardello sulle spalle, spiando con bramosia le case delle persone intente a raccontare i propri sogni a Morfeo.
Mi piace scrutare le abitazioni che mi circondano,immaginando i profili delle famiglie che ci vivono, pensando a come sarei io se fossi al loro posto. Magari a quest'ora sarei sposato con due bellissimi pargoli, così finalmnete anche io potrei dire " Tutto loro padre". Ma più cammino e più comprendo che quel treno l'ho perso molti anni fa.
Torno verso il mio appartamento alle tre e un quarto di notte, lascio sul letto la mia giacca umida
e fredda, mi avvio verso il bagno guardandomi allo specchio con quel sorriso beffardo stampato sul viso.
Mi capita spesso di trovarmi faccia a faccia con la mia coscienza.
A volte ci parliamo come se fossimo dei perfetti sconosciuti, scrutandoci a vicenda per capire
cosa pensiamo l'uno dell'altro . Non bisogna farsi ingannare dall'aspetto fisico, io non assomiglio per niente
a quell'immagine che vedo riflessa davanti a me, eppure c'è qualcosa che ci accomuna. Sfoltisco lentamente la mia incolta barba nera, fissando dritto in quegli occhi spenti e osservando ogni piccolo particolare di quel volto oscuro.
"Smettila di guardarmi."
Lo sguardo poi cade sulle mie vecchie mani da operaio, ruvide e dure. Mani che hanno sopportato il lavoro
di una vita intera. Quel rosso vivo su di esse mi da una sensazione strana, mi eccita e mi spaventa allo stesso
tempo, lasciandomi un impulso irrefrenabile di immergerle sotto il flusso d'acqua del rubinetto.
Sfrego e sfrego lentamente, lascio che l'acqua faccia il suo lavoro mentre il lavandino si tinge di porpora sotto di esse.
"Cosa vuoi che sia? ci siamo divertiti no?"
"Basta, questa era l'ultima volta"
"Non puoi scappare da te stesso Rudy."
Il mio sguardo non lascia trasparire alcuna emozione, eppure riesco a intravederti al di là di quelle nere pupille dilatate. Chi diavolo si nasconde dietro ai miei occhi, chi è che mi trasmette queste pulsioni irrefrenabili?
Sono solo in questa stanza eppure è come se fossi circondato da urla e grida di terrore, che mi rimbalzano nella mente come suoni ad un concerto. La melodia che sto ascoltando destabilizza il mio controllo, mi rende euforico,
quasi dipendente.
"Ne vuoi ancora vero? Quando sarai sazio?"
"Non lo saremo mai Rudy. E' la nostra natura ormai!"
"Chi sei?"
"Io sono te Rudy. Lo sono sempre stato"
Esco dal bagno e raggiungo il letto, prendo dalla tasca della giacca una sigaretta e l'accendo assaporando il gusto
del fumo denso che invade la mia bocca fino ai polmoni.
"Stasera ti è piaciuto Rudy. Come tutte le altre volte. Ammettilo"
"Forse hai ragione. Non so nemmeno come si chiamava."
"Cosa importa il nome? La sua carne era così morbida. Il suo sangue così vivo."
"E i suoi occhi erano come il ghiaccio."
Ripenso a quell'istante di estrema follia, le mie mani sul collo di lei, la sua espressione di paura che mi donava
energia, le sue lacrime cristalline sulle mie dita. Affondare il coltello nel suo dolce fianco con un gesto da vero artista, sentendo i brividi sulla mia schiena per quell'atto così magico, così puro.
E poi l'impercettibile suono degli ultimi battiti del cuore, dei suoi respiri stanchi che chiedono pietà.
La morte è così soave vista sugli occhi di chi la prova.
Un'istante di armonia indissolubile che spazza via ogni
sofferenza, che rende l'anima immortale prima di portarla tra le sue braccia come una madre con il proprio figlio.
Mi stendo sul letto lasciandomi trasportare da quelle emozioni.
"Riposati Rudy. Domani è un altro giorno"
Opera scritta il 25/03/2015 - 17:39
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Voto: | su 3 votanti |
Commenti
Lo so, lo so Axel super che i poeti , o aspiranti tali, vogliono sempre provare a scendere nell'anima di chiunque, anche l'essere magari più lontano da loro in quanto a personalità, e provare a descrivere qualunque stato d'animo...
Ma quello dell'assassino non casuale, quello dell'assassino per costituzione psicologica, no, io credo proprio che non sia il caso di provare a descriverlo...Potremmo anche scoprirci più cinici di loro...e per che cosa?...Per vanità poetica? o perché ci attira il loro terribile segreto...No, certe malattie le può conoscere solo chi le vive...Noi, se proviamo a parlarne, finiamo magari per essere solo tragico-comici...o illuderci anche a proposito di questo.
Non so dirti altro, scusami. E comunque voglio leggerti ancora, su temi diversi.
Ciao. Vera
Ma quello dell'assassino non casuale, quello dell'assassino per costituzione psicologica, no, io credo proprio che non sia il caso di provare a descriverlo...Potremmo anche scoprirci più cinici di loro...e per che cosa?...Per vanità poetica? o perché ci attira il loro terribile segreto...No, certe malattie le può conoscere solo chi le vive...Noi, se proviamo a parlarne, finiamo magari per essere solo tragico-comici...o illuderci anche a proposito di questo.
Non so dirti altro, scusami. E comunque voglio leggerti ancora, su temi diversi.
Ciao. Vera
Vera Lezzi 26/03/2015 - 21:53
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Vera, non prendere alla lettera i miei commenti , erano per sdrammatizzare. Era un modo per far capire un punto di vista ! Aspetto un tuo parere sul racconto, sempre partendo dal presupposto che stiamo parlando di una scena inventata ma che purtroppo rispecchia una realtà che ho potuto solo provare ad immaginare e a descrivere a parole mie.
Axel Super Tramp 26/03/2015 - 16:48
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Amico, in questo momento non posso leggerti con la dovuta calma, però mi è capitato sotto gli occhi quel commento tuo su <sangue e nutella>...e te lo posso dire subito: mi hai fatto sentire male. Tanto più per le risate aggiunte, nonché le precedenti parole introduttive "questo è il bello"!!!
Ma ti leggerò.
Ciao. Vera
Ma ti leggerò.
Ciao. Vera
Vera Lezzi 26/03/2015 - 16:39
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Macabro personaggio da inserire come film horror,molto ben descritto,da brivido
genoveffa 2 frau 26/03/2015 - 15:26
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ma è proprio quello il 'bello'. Noi persone normali pensiamo in un modo, ma magari un serial killer vede il sangue come noi vediamo la nutella ! passami la metafora Ciao Roberto, nel prossimo racconto cercherò di essere meno cruento
Axel Super Tramp 26/03/2015 - 15:11
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Grazie per la spiega ma...gli ultimi versi mi hanno scioccato...Affondare...il suono degli ultimi battiti... ed infine
La morte è così soave vista sugli occhi di chi la prova. Credo che purtroppo tu sia andato molto vicino a ciò che cercano e provano soggetti (non posso chiamarle persone) quando compiono certi atii.
ciao AST - Ti prego...per la prox volta, ho, abbiamo voglia di coccole !!!!
La morte è così soave vista sugli occhi di chi la prova. Credo che purtroppo tu sia andato molto vicino a ciò che cercano e provano soggetti (non posso chiamarle persone) quando compiono certi atii.
ciao AST - Ti prego...per la prox volta, ho, abbiamo voglia di coccole !!!!
Roberto Colombo 26/03/2015 - 15:02
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Ciao Roberto!
Mi rendo conto che il suddetto scritto possa essere inquietante e un pò cruento, ma era proprio quello che volevo trasmettere. Ho cercato di immedesimarmi in un Serial Killer che convive con questa sua compulsione omicida, cercando di dare un senso logico e psicologico al suo pensiero deviato. Il protagonista prima sceglie la sua vittima, la uccide senza rendersene conto preso dal momento di follia. Poi torna a casa e iniziano ad affiorare i sensi di colpa, e quindi si ritrova a parlare con se stesso per motivare le sue azioni, finendo per cedere a questa sua dipendenza macabra ripensando all'atto compiuto poche ore prima.
Non è uno scritto autobiografico tranquillo , semplicemente ogni tanto esce un pò il lato realista/pessimista che è in me
Mi rendo conto che il suddetto scritto possa essere inquietante e un pò cruento, ma era proprio quello che volevo trasmettere. Ho cercato di immedesimarmi in un Serial Killer che convive con questa sua compulsione omicida, cercando di dare un senso logico e psicologico al suo pensiero deviato. Il protagonista prima sceglie la sua vittima, la uccide senza rendersene conto preso dal momento di follia. Poi torna a casa e iniziano ad affiorare i sensi di colpa, e quindi si ritrova a parlare con se stesso per motivare le sue azioni, finendo per cedere a questa sua dipendenza macabra ripensando all'atto compiuto poche ore prima.
Non è uno scritto autobiografico tranquillo , semplicemente ogni tanto esce un pò il lato realista/pessimista che è in me
Axel Super Tramp 26/03/2015 - 14:38
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Ciao AST. Vedo che questo è il primo commento al tuo testo.
Sono scappati tutti. In effetti, ti confesso che anche io mi sono inquietato, tanto che stamane nel dormiveglia ho ripensato al tuo scritto. Detto che non smentisci le tue capacità descrittive vorrei chiederti umilmente che tu mi spiegassi se c'è un significato che non ho saputo trovare in questo tuo racconto. Se lo ritieni opportuno puoi andare su messaggistica e continuare lì il nostro dialogo, in modo diciamo meno pubblico. ciao, Roberto
Sono scappati tutti. In effetti, ti confesso che anche io mi sono inquietato, tanto che stamane nel dormiveglia ho ripensato al tuo scritto. Detto che non smentisci le tue capacità descrittive vorrei chiederti umilmente che tu mi spiegassi se c'è un significato che non ho saputo trovare in questo tuo racconto. Se lo ritieni opportuno puoi andare su messaggistica e continuare lì il nostro dialogo, in modo diciamo meno pubblico. ciao, Roberto
Roberto Colombo 26/03/2015 - 14:25
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