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Tra Hypnos e Thanatos

Cavalco libero dal bronzo dell'armatura
nel cielo plumbeo di pesante Libeccio.
Gocce di tiepida pioggia rubata al deserto
sferzano gli occhi serrati in tanto clangore.
In vortici di pensieri rotolanti e incoerenti
si distende il mio corpo su nubi di cotone.
Letto di coltri e guanciali attendi ch'arrivo!
Non sarà per molto che m'accoglierai:
solo il tempo d'un breve, isolato, sbadiglio.
Altro sarà, nel mio sogno, il luogo del riposo!


Giaciglio di canne intrecciate dal vento,
sospeso su fili intessuti dal ragno amico,
- quello a cui devastai la tela la notte scorsa -
rivestito dalle piume rubate allo scricciolo
ch’ora stenta a sfuggirmi volando e corre.
Chi ancora dovrà patire pei miei sogni?
Domani all’alba baverò sul lindo soffitto
la trama esca per insetti ed illusioni;
allo scricciolo renderò parte delle sue piume:
alcune le terrò per planare verso il tramonto.




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Opera scritta il 05/04/2015 - 17:43
Da Marcello Caloro
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