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La Compieta

Leonetto Sarcini e la sua famiglia si chiudevano in casa alle sei del pomeriggio, dopo il ritorno del genero dal lavoro.
Mezzora dopo si mettevano a tavola per la cena, consistente in caffellatte e fette Wamar da inzupparci, poi poco altro che non fosse la TV dei primi anni ottanta.
Marito, moglie, figlia e genero; l’ora della chiusura dell’appartamento era la “Compieta”.
Dopo le sette del pomeriggio, suonare alla porta, comportava una procedura di apertura di mandate, chiavistelli e spranghe che inibivano chiunque pensasse di osare farlo.


Capitò che una sera di pasqua la terra tremasse. Una bella scossa forte subito dopo l’ora di cena. Per gli altri, perché per la famiglia Sarcini era notte inoltrata.
Dal palazzo di tre piani ci fu un fuggi fuggi giù per le scale e verso lo spartitraffico della strada di fronte, ritenuto luogo sicuro perché distante dai palazzi.
Ogni inquilino era uscito alla rinfusa. Tutti si erano portati le chiavi di casa e della macchina, in previsione di una notte fuori, altri, sorpresi sul divano, si erano portati anche il telecomando della televisione.
Ma Leonetto e i suoi?
Dallo spartitraffico non era possibile contattarli, i cellulari non c’erano; all’epoca, a mala pena c’era il Duplex.
Possibile che non avessero sentito con tutta la confusione che c’era stata per le scale?


Mentre tutti dalla strada guardavano verso l’appartamento, alla fine uscirono, vestiti a festa come per andare a messa.
Soprabito per gli uomini con cappello in testa e vestito della domenica per le donne.
No, non scesero! Fecero la loro comparsa affacciandosi al terrazzo e guardando stupiti tutto il quartiere che li faceva segno ad ampi gesti di scendere.


Loro, imperterriti, continuarono a salutare dal balcone come una famiglia reale.
Il portone di casa, cascasse il mondo, si sarebbe aperto solo la mattina dopo.




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Opera scritta il 13/05/2016 - 12:15
Da Glauco Ballantini
Letta n.1143 volte.
Voto:
su 7 votanti


Commenti


... oppure uno di quegli aneddoti che qualche volta mi racconta il mio papà in cui il modo di pensare e di agire della gente di allora generava delle situazioni buffe o comunque divertenti anche in contesti seri.
In "La Compieta" naturalmente le descrizioni fanno la loro parte, contribuiscono a solleticare l'attenzione del lettore, per di più il susseguirsi ha degli interessanti equilibri con una ironica trovata finale che francamente mi ha fatto sorridere.
Bravo Glauco!!!

Giuseppe Scilipoti 05/01/2021 - 15:50

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Lettura piacevole, ben gestita la narrazione, riscontro uno scritto realizzato con grandissima genuinità e onestà, leggerissimamente manieristico in certe cose, ma che non scade mai nell'assurdo o nel banale. Verrebbe quasi da dire che è un racconto di quelli che si leggevano una volta, ad esempio i lavori di Antonio Amurri, il mio scrittore umoristico preferito.
(segue)

Giuseppe Scilipoti 05/01/2021 - 15:49

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Bravo, come sempre...un quadretto letterario dipinto con la consueta abilità... un saluto .

Gesuino Faedda 17/05/2016 - 15:24

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Grazie dei commenti, il terremoto avvenne nell'85... è parzialmente un fatto reale ispirato ai miei vicini di casa.

Glauco Ballantini 17/05/2016 - 14:19

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N.B.: Nella Liturgia delle ore e nel Breviario la Compieta è l'ultimo momento di preghiera della giornata, è l'ora che viene dopo i vespri; è così chiamata perché compie le ore canoniche, e si recita prima del riposo notturno.

Glauco Ballantini 17/05/2016 - 14:16

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Glauco sei un abilissimo creatore di racconti brevi ed originalissimi in cui non manca nulla: ambientazione, caratterizzazione dei personaggi, trovate sorprendenti, conclusioni inaspettate. E tutto in uno stile sobrio ed elegante. Complimenti.

Rosa Chiarini 13/05/2016 - 21:33

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Glauco sei un abilissimo creatore di racconti brevi ed originalissimi in cui non manca nulla: ambientazione, caratterizzazione dei personaggi, trovate sorprendenti, conclusioni inaspettate. E tutto in uno stile sobrio ed elegante. Complimenti.

Rosa Chiarini 13/05/2016 - 21:04

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Quando si dice "non ci possono neanche le mombe a smuoverti" solitamente è una frase rivolta ad un singolo. Un gruppo familiare molto unito e solidale, un microcosmo di microcefali. La tua capacità inventiva non ha pari. Piaciuto tantissimo. Ciao

salvo bonafè 13/05/2016 - 18:26

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Bel quadretto con i personaggi che si stagliano in modo vivace. Alcuni particolari danno un tono realistico alla scena di terremoto.

Giuseppe Novellino 13/05/2016 - 18:07

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Le abitudini familiari sono difficili da modificare. Il tuo racconto molto divertente mette in evidenza questo aspetto spesso ignorato. 5* bravo.

Gabriella De Gennaro 13/05/2016 - 16:31

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Molto bello e divertente
Nadia
5*

Nadia Sonzini 13/05/2016 - 15:07

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Simpaticissimo racconto!! davvero bravo 5*

patrizia brogi 13/05/2016 - 14:39

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