Niente da dire
fatto, scritto, detto, trito e ritrito.
proporrei forse della sana retorica
per accattivarmi la simpatia dei benpensanti:
mi presenterei a posto davanti alla coscienza.
magari imbratterei una pagina bianca
con l'inchiostro spruzzato dalla mente,
come una seppia, che fulminea guizza via
dietro una coltre nera.
oppure impugnerei un pesante martello
a scandire scioccanti parole,
per spaccare in due la noia del lettore;
come il guscio d'una noce di cocco,
avido ne mangerei, poi, la polpa d'un momento.
direi che a volte restare soli
non è una scelta ma un'amara conseguenza,
d'occasioni mancate, di conoscenze sbagliate,
d'opportunità sprecate,
e che certi treni ahimè, passano una volta sola.
oppure accamperei che un precipitoso giudizio
può rivelarsi un boomerang, che se non stai attento,
a tua insaputa, ti ritorna tra capo e collo.
invece no, niente di tutto questo, in realtà
voglio solo accertarmi che vivo, destarmi,
darmi un pizzicotto,
evadere dall'angusta prigione dell'evidenza,
quella dei fallimenti.
quindi non ho niente da dire,
per non dare di me un'immagine distorta
per non soffocare con una lenta agonia
la sofferta gestazione di questa poesia.
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Lieta serata.
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