John era più depresso del solito, quel giorno. Stava seduto sulla solita panchina posizionata sotto il solito salice piangente, quasi come se il nome stesso dell'albero riflettesse l'animo del poveretto. Era carnevale e decine di bambini correvano spensierati per il parco, con maschere che John amava definire come minimo "inquietanti". I pagliacci. I pagliacci li odiava particolarmente. Erano come le rune, per John. Questo triste uomo difatti era uno studioso di letteratura nordica e la sua passione più grande erano le rune. Questo simboli, difatti, contengono al loro interno il significato di una parola e contemporaneamente il loro opposto. I pagliacci erano così per lui. Facevano ridere, emettendo gioia, ma lo terrorizzavano, emettendo odio. Era stanco, John, come al solito in quegli ultimi mesi dopo la separazione con Sarah, sia ex moglie. La vita ora era per lui una runa ancora più grande poiché il significato che riusciva a trovare dentro di essa era, ironicamente, la mortalità. La mortalità e la caducità delle cose.
Dopo migliaia di litigi era stata Sarah a lasciare John, dato che lui non aveva mai avuto il coraggio di prendere decisioni fondamentali, durante tutta la sua vita. Gli sembrava quasi di risentire sui padre e le sue sgridate quando gli poneva domande e lui non si decideva a rispondere. "Al diavolo" pensò "me ne torno a casa".
Si alzò dalla sua panchina e si diresse verso casa sua. Stava calpestando le foglie per terra impregnate di fango e si ritrovò con sorpresa ad ascoltare attentamente il rumore macabro che i suoi stivali producevano su di esse. Scosse la testa per allontanare quel pensiero e si tirò fuori le solite sigarette dalla giacca. Se ne accese una e divagò un momento con il pensiero sulle figure create con il fumo. Stava sbuffando per aria quando si girò per vedere il suo caro salice. Fu in questo momento che venne folgorato da un'idea.
La sua panchina era occupata da due giovani amanti, che si baciavano appassionatamente, sotto il suo triste salice. Ma esso non appariva assolutamente triste e difatti le sue fronde danzavano nell’aria come giovani ballerini smeraldo. Il “suo” salice ora era “loro”. Esso però era rimasto immutato, quasi freddo distaccato, atarassico. Questo cambiò la vita di John.
L’albero era semplicemente un albero, la sua panchina della meditazione una semplice panchina di legno e ferro, i due giovani stavano semplicemente mettendo in contatto i loro corpi. Tutto quello che lo circondava, ovvero la realtà era formata semplicemente da scatole vuote. Toccava a lui e a chiunque altro, riempire queste scatole. Il salice poteva benissimo diventare anche per lui fonte di gioia e non di cruccio. La mente dell’uomo poteva quindi davvero fare meraviglie. Si sentì riempito di una gioia incommensurabile. All’improvviso nella sua mente si dipinse l’immagine delle luminarie di natale. Spente erano vuote e prive di colore, ma se si decideva di accenderle, quanta gioia si poteva generare! E si poteva anche decidere di colorarle di infiniti colori diversi! Ad un tratto, probabilmente, guarì dalla sua depressione. Giunse alla conclusione che lo stesso si può sperimentare sulla propria vita, bastava saper cambiare punto di vista su sé stessi! Il divorzio poteva creare per lui nuovissime e grandiose occasioni, come la lava che distrugge la vegetazione per creare nuova vita.
Totalmente felice gettò la sigaretta e riprese la via di casa. Iniziò a pensare mille cose che poteva iniziare a fare. “Farò un viaggio in India, è da anni che ci volevo andare. Poi comprerò una macchina nuova, la mia ormai è da rottamare. Smetterò pure di fumare, ora voglio vivere il più possibile. Quali possono essere ormai i miei limiti?”.
Anche il guidatore ubriaco che lo investì stava pensando la stessa cosa, prima di centrare pienamente quel signore che camminava meditabondo per la strada. John morì con il più ironico sorriso che fece in vita sua.
Dopo migliaia di litigi era stata Sarah a lasciare John, dato che lui non aveva mai avuto il coraggio di prendere decisioni fondamentali, durante tutta la sua vita. Gli sembrava quasi di risentire sui padre e le sue sgridate quando gli poneva domande e lui non si decideva a rispondere. "Al diavolo" pensò "me ne torno a casa".
Si alzò dalla sua panchina e si diresse verso casa sua. Stava calpestando le foglie per terra impregnate di fango e si ritrovò con sorpresa ad ascoltare attentamente il rumore macabro che i suoi stivali producevano su di esse. Scosse la testa per allontanare quel pensiero e si tirò fuori le solite sigarette dalla giacca. Se ne accese una e divagò un momento con il pensiero sulle figure create con il fumo. Stava sbuffando per aria quando si girò per vedere il suo caro salice. Fu in questo momento che venne folgorato da un'idea.
La sua panchina era occupata da due giovani amanti, che si baciavano appassionatamente, sotto il suo triste salice. Ma esso non appariva assolutamente triste e difatti le sue fronde danzavano nell’aria come giovani ballerini smeraldo. Il “suo” salice ora era “loro”. Esso però era rimasto immutato, quasi freddo distaccato, atarassico. Questo cambiò la vita di John.
L’albero era semplicemente un albero, la sua panchina della meditazione una semplice panchina di legno e ferro, i due giovani stavano semplicemente mettendo in contatto i loro corpi. Tutto quello che lo circondava, ovvero la realtà era formata semplicemente da scatole vuote. Toccava a lui e a chiunque altro, riempire queste scatole. Il salice poteva benissimo diventare anche per lui fonte di gioia e non di cruccio. La mente dell’uomo poteva quindi davvero fare meraviglie. Si sentì riempito di una gioia incommensurabile. All’improvviso nella sua mente si dipinse l’immagine delle luminarie di natale. Spente erano vuote e prive di colore, ma se si decideva di accenderle, quanta gioia si poteva generare! E si poteva anche decidere di colorarle di infiniti colori diversi! Ad un tratto, probabilmente, guarì dalla sua depressione. Giunse alla conclusione che lo stesso si può sperimentare sulla propria vita, bastava saper cambiare punto di vista su sé stessi! Il divorzio poteva creare per lui nuovissime e grandiose occasioni, come la lava che distrugge la vegetazione per creare nuova vita.
Totalmente felice gettò la sigaretta e riprese la via di casa. Iniziò a pensare mille cose che poteva iniziare a fare. “Farò un viaggio in India, è da anni che ci volevo andare. Poi comprerò una macchina nuova, la mia ormai è da rottamare. Smetterò pure di fumare, ora voglio vivere il più possibile. Quali possono essere ormai i miei limiti?”.
Anche il guidatore ubriaco che lo investì stava pensando la stessa cosa, prima di centrare pienamente quel signore che camminava meditabondo per la strada. John morì con il più ironico sorriso che fece in vita sua.
Opera scritta il 21/11/2016 - 18:08
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Commenti
Il racconto si fa leggere volentieri ma lascia l'amaro in bocca.Buona serata.Aurelia
Aurelia Strada 24/11/2016 - 23:09
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Brividi...
Damiano Gasperini 22/11/2016 - 21:48
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Brividi...
Damiano Gasperini 22/11/2016 - 21:48
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