stornando il mio sguardo dalla carneficina,
inzuppando zollette di zucchero in un caffè troppo caldo,
arginando il flusso dei ricordi.
Qualche cosa fatta ha il sapore della sconfitta,
di come non siamo riusciti a venire a galla,
ancora un vento proveniente da est a scompigliare tutto,
e ancora questa sensazione di vecchio e usato che ritorna.
Potevamo incontrare le nostre ombre col sole a picco.
Amare ma senza dare più di tanto,
solo quanto basta a far nascere un sorriso.
E a far credere di esserci imbattuti in un cespuglio di rododendri.
Ancora il fuoco crepita riducendo il tutto a brace,
le nostre mani infreddolite si sciolgono come cera,
e un barlume di speranza ottenebra per poco il nostro giaciglio.
Siamo vicini alla strada, possiamo sentire le macchine sfrecciare.
Avessimo anche noi una di quelle fuoriserie, andremmo lontano.
Giù lungo la costa, a cercare il mare,
a seguire l’infinito, a sbirciare dietro i cespugli,
ad amarci come due figurine di cartapesta.
Troveremo resti di civiltà antiche,
nei vestiboli e nei porticati pieni di colonne,
resti che parlano di un presente che non vi è più,
e calcoleremo la distanza che ci separa dal pianeta più vicino.
Ancora una volta, forse ancora un paio di volte,
scopriremo il sole che asciuga i nostri corpi.
Ci rotoleremo al sole che trottole
e apriremo le nostre anime al divenire.
Voto: | su 7 votanti |
Nn sarebbe mai abbastanza
Meravigliosa
complimenti Giulio. domani sei invitato al brindisi, non mancare
poesia quasi apocalittica
un saluto giuliana