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passeggiata lungolago

Sto passeggiando lungolago, sono sola, intorno a me il silenzio più completo.
Sento solo lo scricchiolio delle foglie secche sotto i miei piedi perchè il vento ha fatto cadere gran parte delle foglie degli alberi che incorniciano questo meraviglioso angolo di paesaggio
L’autunno ormai sta avanzando, sento un leggero freddo che mi penetra dentro le ossa e mi avvolgo ancora di più nella mantella di lana leggera che mi copre le spalle.
Non so perché sono venuta oggi sul lago, sapevo solo che dovevo uscire, sentivo dentro di me un’inquietudine crescente e senza rendermene conto mi sono trovata proprio ai margini del lago.
Sono scesa, ho chiuso la macchina e ho cominciato a camminare lungo questi vialetti.
Nella mente improvvisamente affiorano tanti ricordi, ma soprattutto comincio a vedere un volto, il volto di uomo che ho tanto amato, il tuo volto.
E’ come se Antonio fosse qui vicino a me, ne sento il calore, ne sento il profumo, ne sento il respiro sul mio collo.
Continuo a camminare lentamente, ma ora non sono più sola, il freddo è scomparso e sento il mio cuore che torna a palpitare…come una volta.
Venivamo sempre qui, ti ricordi, quando volevamo stare un po’ soli, quando volevamo lasciare tutto alle nostre spalle e risentirci liberi e spensierati.
Sono trascorsi tanti anni, ormai, ma è come se il tempo non fosse mai passato, noi siamo sempre qui, mano nella mano e camminiamo l’uno vicino all’altro, in silenzio.
Il silenzio ci ha sempre unito molto più di tante parole, sottolineava la nostra comunione, la nostra perfetta intesa. Le nostre parole non servivano in quei momenti, erano i nostri pensieri che comunicavano, poi all’improvviso ci veniva in mente di dire qualcosa, insieme, nello stesso momento ed allora non potevamo certo non scoppiare a ridere tutti e due, era la nostra felicità che voleva uscire, che voleva esplodere, che voleva farsi sentire. Mi piaceva la tua risata, era forte, spontanea e il sorriso poi rimaneva sulle tue labbra per il resto della serata e i nostri sguardi si incrociavano e ci facevano sentire complici.
Mi sentivo una ragazzina, una giovane donna, non certo una donna di quarant’anni con due figlie, che ogni tanto pensavamo bene di lasciare a casa con la nonna o da qualche amica.
Sono felice e non ho rimpianti.
Siamo stati insieme 22 anni, 22 anni di piena felicità, di condivisione, di amore. insieme riuscivamo a superare anche i momenti brutti, sempre.
Poi tu te nei andato e tutto è finito.
Sono rimasta con le nostre figlie, nella nostra casa, ma tutto ormai andava cambiando, tutto è cambiato.
Il mio sguardo si posa sul lago, l’acqua ora sta diventando grigio-verde, il cielo si va rabbuiando, siamo all’imbrunire.
Era questa l’ora che preferivi per venire sul lago. La tua passione per gli uccelli ci portava sempre nei luoghi giusti per poterli vedere, osservare, studiare.
Un branco di germani reali mi passa sulla testa ed io istintivamente, come del resto ero abituata a fare, alzo gli occhi e li guardo nel loro volo caratteristico.
Ormai ero diventata brava anch’io a riconoscere gli uccelli anche solo dal volo, Antonio era sempre stato il mio maestro e mi aveva passato la sua passione per l’ornitologia.
Quante conferenze avevamo fatto insieme sugli uccelli, quanti viaggi per andare a vedere i luoghi di nidificazione e di svernamento.
Proprio qui, lungo le sponde di questo lago, stavamo delle ore in attesa dei nostri “amici” volatili, con la macchina fotografica sempre pronta con il teleobbiettivo per riprenderne il volo.
Il verso di una gallinella d’acqua mi richiama alla realtà.
Mi siedo su di una panchina, mi stringo ancora più forte nella mia mantella.
Il cielo si è fatto scuro, ora non riesco quasi più a vedere bene i contorni del lago, riesco solo a vedere le sagome degli alberi che mi circondano.
Quanto sono stata qui su questa panchina?
Mi sono forse addormentata, non so, so solo che mi sono persa nei mie ricordi.
Ogni tanto ho bisogno anche di questo, è come vivere un sogno ad occhi aperti, è come tornare indietro nel tempo, annullare tutto quello che c’è stato nel mezzo, è come ritrovarti vivo accanto a me, come una volta.
Eccomi di nuovo alla macchina, devo tornare a casa, devo tornare alla mia vita di tutti i giorni.
Un ultimo sguardo verso il lago, ti vedo, sei lì, proprio sulla sponda, mi vuoi salutare prima che io mi allontani.
Non vedo più nulla, gli occhi mi si riempiono di lacrime, prendo il fazzoletto dalla borsa e li asciugo.
Torno a guardare il lago, lungo la sponda un bellissimo airone cenerino mi guarda, fa qualche passo, poi un battito di ali e spicca il volo verso il centro del lago.



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Opera scritta il 15/05/2013 - 18:19
Da Roberta Sbrana
Letta n.1222 volte.
Voto:
su 7 votanti


Commenti


Bel racconto. Bei ricordi seppure a distanza di tempo siano diventati amari ... pure ti sono cari e ti riscaldano il cuore! Però non ti fermare ... costruiscine di nuovi. Io ho imparato a costruire persino nuove tradizioni di famiglia,nuovi modi con cui vivere e sopravvivere per continuare ad esser"Famiglia" senza smarrirsi.E' stato importante per i miei figli ed ha impedito a me d'isolarmi come avrei voluto fare ...sono certa, che avrai saputo superare tutto con forza e caparbietà! Un abbraccio grande.

Carla Davì 16/05/2013 - 22:22

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