Un ricordo in particolare è ancora vivo nella mia mente.
Ero seduto su un prato, era l’imbrunire e vedevo la luna piena pian piano apparire nel cielo sempre più scuro. Il sole stava calando e con lui ogni rumore pareva affievolirsi.
Tirava un vento leggero che dondolava appena le foglie degli alberi e ondulava tutto il prato che davanti a me si estendeva a perdita d’occhio. Era un immenso e scuro mare verde. Deve essere così il regno di pace e silenzio. Un benessere tutto interno che trova espressione nella danza del vento. I miei pensieri furono interrotti da un gruppo lontano di tre cani che correvano, abbaiavano e scodinzolavano guardando il cielo, in un movimento così unitario e armonioso che parevano anch’essi danzare. Come era bello. Molto tempo fa anche io guardavo il cielo. Aspettavo impaziente tutta la giornata per poter tornare a casa e parlare con lui. Il cielo notturno era mio amico. Con tutte quelle luci, la luna, le stelle, i satelliti e i pianeti. Un regno lontano pieno di vita.
Parlavo spesso con lui. Lo interrogavo, ma nonostante cercassi di portare la conversazione sempre sullo stesso argomento, la mia curiosità non trovava mai la risposta che cercava. Qualche volta intuivo qualcosa, un mormorio. Cercavo di pensare ma non riuscivo mai a capire, era come se sentissi soltanto l’eco della parola che aveva pronunciato. L’interrogatorio delle stelle, così lo chiamavo, andava avanti anche fino a notte tarda quando poi mi ritiravo per andare a dormire insoddisfatto e agitato nel profondo. Ormai avevo smesso di parlare alla notte, avevo capito che era inutile e quindi avevo cominciato a fare quelle domande a me stesso. Finalmente avevo capito che lei lassù aveva ragione e io quaggiù avevo torto. Come potevo pensare di fare domande alla notte? Lei esiste solo per regnare quando dormiamo, per illuminarci non per rispondere alle inutili domande di un uomo che ha poche risposte. Come ho detto accettai questa situazione e ancora oggi continuo a farmi domande. Mi chiedo se quei cani che stavano correndo sul prato, abbaiando e scodinzolando con il muso rivolto al cielo, avessero capito qualcosa che io ancora adesso non so.
Ero seduto su un prato, era l’imbrunire e vedevo la luna piena pian piano apparire nel cielo sempre più scuro. Il sole stava calando e con lui ogni rumore pareva affievolirsi.
Tirava un vento leggero che dondolava appena le foglie degli alberi e ondulava tutto il prato che davanti a me si estendeva a perdita d’occhio. Era un immenso e scuro mare verde. Deve essere così il regno di pace e silenzio. Un benessere tutto interno che trova espressione nella danza del vento. I miei pensieri furono interrotti da un gruppo lontano di tre cani che correvano, abbaiavano e scodinzolavano guardando il cielo, in un movimento così unitario e armonioso che parevano anch’essi danzare. Come era bello. Molto tempo fa anche io guardavo il cielo. Aspettavo impaziente tutta la giornata per poter tornare a casa e parlare con lui. Il cielo notturno era mio amico. Con tutte quelle luci, la luna, le stelle, i satelliti e i pianeti. Un regno lontano pieno di vita.
Parlavo spesso con lui. Lo interrogavo, ma nonostante cercassi di portare la conversazione sempre sullo stesso argomento, la mia curiosità non trovava mai la risposta che cercava. Qualche volta intuivo qualcosa, un mormorio. Cercavo di pensare ma non riuscivo mai a capire, era come se sentissi soltanto l’eco della parola che aveva pronunciato. L’interrogatorio delle stelle, così lo chiamavo, andava avanti anche fino a notte tarda quando poi mi ritiravo per andare a dormire insoddisfatto e agitato nel profondo. Ormai avevo smesso di parlare alla notte, avevo capito che era inutile e quindi avevo cominciato a fare quelle domande a me stesso. Finalmente avevo capito che lei lassù aveva ragione e io quaggiù avevo torto. Come potevo pensare di fare domande alla notte? Lei esiste solo per regnare quando dormiamo, per illuminarci non per rispondere alle inutili domande di un uomo che ha poche risposte. Come ho detto accettai questa situazione e ancora oggi continuo a farmi domande. Mi chiedo se quei cani che stavano correndo sul prato, abbaiando e scodinzolando con il muso rivolto al cielo, avessero capito qualcosa che io ancora adesso non so.
Opera scritta il 15/10/2017 - 17:29
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Commenti
Complimenti per questo breve racconto, molto bello e piaciuto..
Francesco Gentile 16/10/2017 - 10:21
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E' bello questo racconto, un dialogo con la notte ma ancor di più con te stesso,
le risposte forse nella bellezza del mare verde.
Ciao
le risposte forse nella bellezza del mare verde.
Ciao
Grazia Giuliani 15/10/2017 - 22:37
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