Ah,s'avessi potuto
quella sera,
scegliere d'andare
oltre la ringhiera
ove ampie vedute s'affacciavano
e timide,la ringhiera
mai oltrepassavano.
Ah s'avessi,
s'avessi potuto
udire quel canto
quell'urlo d'aiuto
certo la ringhiera
sarebbe stata forse meno rigida
palpabile,scia aerea.
E s'avessi saputo
andare oltre quell'urlo
intrepido,a tratti muto
avrei forse visto in faccia il dolore
O mi si sarebbe aperto un nuovo cielo
Orizzonte astrale.
E invece rimasi chiusa
schiacciata
in quel piccolo angolo
O terra recintata
ove se per caso
provavo ad andare oltre
mi veniva precluso quello
quell'e quell'altro sentiero.
Vidi e non riuscii a vedere
e quel canto parve sempre più lontano
impossibile da udire.
E che strano poi pensai
sentir volare rondini
e pensarsi lontano dai guaji;
che strano per chi
quella rondine non ebbe visto volare
e quel giorno,quel giorno
la udì.
E La chiamai prigione d'anima
O ancora gabbia
posto gelido,a tratti impavida
però seppi andar oltre un recinto
in quel troppo lontano
per due piedi pesanti e sì
forse occhi dormienti ma tu,
tu O mio cuore dal sapore amaro
stanco d'un mondo sì grigio
e poi troppo stretto,da queste nuvole
il nostro cielo fu coperto
e non ti bastò quel recinto
sapesti andar oltre
e quel dì,ebbi vinto.
O libertà,mio anelito dolce
se non t'ebbi toccato con mano
tu ,lentamente
dalle lagrime mie uscisti poi
a gocce.
E non basta sentirsi prigionieri
se a vedere poi,
in un cielo grigio inesistenti sentieri
ci si sente dell'esistenza,liberi e fieri.
quella sera,
scegliere d'andare
oltre la ringhiera
ove ampie vedute s'affacciavano
e timide,la ringhiera
mai oltrepassavano.
Ah s'avessi,
s'avessi potuto
udire quel canto
quell'urlo d'aiuto
certo la ringhiera
sarebbe stata forse meno rigida
palpabile,scia aerea.
E s'avessi saputo
andare oltre quell'urlo
intrepido,a tratti muto
avrei forse visto in faccia il dolore
O mi si sarebbe aperto un nuovo cielo
Orizzonte astrale.
E invece rimasi chiusa
schiacciata
in quel piccolo angolo
O terra recintata
ove se per caso
provavo ad andare oltre
mi veniva precluso quello
quell'e quell'altro sentiero.
Vidi e non riuscii a vedere
e quel canto parve sempre più lontano
impossibile da udire.
E che strano poi pensai
sentir volare rondini
e pensarsi lontano dai guaji;
che strano per chi
quella rondine non ebbe visto volare
e quel giorno,quel giorno
la udì.
E La chiamai prigione d'anima
O ancora gabbia
posto gelido,a tratti impavida
però seppi andar oltre un recinto
in quel troppo lontano
per due piedi pesanti e sì
forse occhi dormienti ma tu,
tu O mio cuore dal sapore amaro
stanco d'un mondo sì grigio
e poi troppo stretto,da queste nuvole
il nostro cielo fu coperto
e non ti bastò quel recinto
sapesti andar oltre
e quel dì,ebbi vinto.
O libertà,mio anelito dolce
se non t'ebbi toccato con mano
tu ,lentamente
dalle lagrime mie uscisti poi
a gocce.
E non basta sentirsi prigionieri
se a vedere poi,
in un cielo grigio inesistenti sentieri
ci si sente dell'esistenza,liberi e fieri.
Opera scritta il 22/10/2017 - 21:29
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Commenti
Sarà che ho fumato troppo, ma questa poesia non mi piace. Non mi piace com'è scritta, troppe rime forzate, troppe parole messe lì perchè "suonano bene". Eppure, quanto mi ci rivedo nei sentimenti che hai messo, nelle domande e nel grigiore...Ti continuerò a leggere.
E.E.
E.E.
Ernest Eden 23/10/2017 - 00:05
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