L’eco lontano di un gracidio,
quando l’orecchio tende all’oblio,
sublima il tintinnio del mio cuore
ed il lezzo che dapprima paria
governare l’aria
rapito venia
dal crescendo di un fiore.
Fa capolino l’Amore
da ponente
e ogni filo
che l’un con l’altro tende
con livore
questi lo scinde.
Gaio,
costrinsi le mani serrate ad aprirsi,
a cimentare un’abbraccio
e se ciò che vedia
sembrò ad acchito
un vacuo miraggio,
sfiorai con un dito,
prendendo coraggio,
la virulenza di un’anima pia.
Questa rispose,
si strinse a me,
ogni resistenza depose
senza un perché
e finalmente uniti,
insieme rapiti,
contemplammo un Amor
che sempre è.
quando l’orecchio tende all’oblio,
sublima il tintinnio del mio cuore
ed il lezzo che dapprima paria
governare l’aria
rapito venia
dal crescendo di un fiore.
Fa capolino l’Amore
da ponente
e ogni filo
che l’un con l’altro tende
con livore
questi lo scinde.
Gaio,
costrinsi le mani serrate ad aprirsi,
a cimentare un’abbraccio
e se ciò che vedia
sembrò ad acchito
un vacuo miraggio,
sfiorai con un dito,
prendendo coraggio,
la virulenza di un’anima pia.
Questa rispose,
si strinse a me,
ogni resistenza depose
senza un perché
e finalmente uniti,
insieme rapiti,
contemplammo un Amor
che sempre è.
Opera scritta il 06/12/2017 - 19:31
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