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LA NEVE DI MILANO (Ganden per Sempre!) - Prima Parte

Pietro improvvisamente si ricordò della famosa nevicata del 2006, quella del mese di gennaio, che tanto ricordava quella dell'85 a Milano, con più di un metro e mezzo di neve. Ricordò dell'ultimo giovedì del mese quando, ritornato a casa da scuola, andò a trovare Angelo, suo miglior Amico d'infanzia, al-di-là del campo, a piedi, con due bustine di Ciobar nascoste nel taschino interno della giacca. E' stata una grossa sorpresa per lui. Pensarono ad un certo punto di essere in Paradiso, in quel cucinotto con luce calda, col panorama dalla porta-finestra del balcone di un campo completamente bianco ed una cascata bianca e lenta di grossi fiocchi di neve. Eppure Natale era passato da più di un mese. Di ritorno a casa, intorno alle 5, Pietro non si rese conto, durante la camminata, di essersi ritrovato nel bel mezzo del campo di calcio del suo paese natale. Non si riuscivano a distinguere le porte, perchè bianche, i riflettori tra i bianchi pini e la recinzione completamente inesistente. Avvertì un forte senso di vuoto e, per non affannarsi troppo, si sdraiò con braccia e gambe aperte – a mò di morto appena freddato – procedendo con la respirazione diaframmatica, guardando i grossi fiocchi di neve venirgli incontro dal cielo grigio, lentamente. Ma l'unica cosa bianca che vedeva ora era quella del bagno-schiuma della vasca da bagno, e ancor più bianca prima era la polvere di quell'altra neve in bustine da 10 sul tavolino di là, nel soggiorno, tra i piedi appoggiati dei suoi compagni. Non era solo, non per il momento. In quella vasca di quella vecchia casa o meglio – residenza – ci stavano altri due ragazzi, Luca e Leonardo. 'Sti ricchi del cazzo, pensò Pietro tra sé e sé – nel boom economico i milanesi pensarono bene di acquistare terreni -ai Laghi- e costruirci grandi ville per i propri figli e i futuri nipoti, passandoci i weekend e le festività nell'ozio più totale. Così si ritrovò a casa dell'altro che stava invece sul divano, Gabriel, a farsi le canne per poi addormentarsi lì fino al giorno dopo. Invece loro ancora in vasca, di quelle bianche d'una volta, apparentemente asettica sì – finchè non ci guardavi bene, i bordi ammuffiti. Era vecchia, lasciata lì e usata quasi mai, perchè sotto ci stava una bella piscina. Ma faceva freddo ora, in ottobre. Pietro stava in mezzo, con le gambe incrociate a mò di Buddah, Luca da un'estremità, rannicchiato con la testa appoggiata alle caviglie di quel spilungone di Leonardo, all'estremità opposta, quasi completamente dentro la vasca in totale ammollo e coi piedi fuori. Bella la vita. Strafatti, con sigarette in bocca e bottiglie di birra in mano che sarebbero presto cadute – e chi esce poi dalla vasca?! Pietro pensava già alla “mutilazione” perfetta per quel menoso di Leonardo, che tanto se la tirava – già ce lo vedeva poi a letto a farsi massaggiare i piedi per le lacerazioni, quasi non vedeva l'ora. Ma niente. Dalla vasca sia Luca che Leonardo riuscirono a posarle sulle piastrelle a terra, anche se completamente sballati coi troppi fumi e l'alcool – peccato!
Pietro era un doppio-giochista – buono: riusciva a fare del bene, ma traeva a proprio vantaggio qualsiasi situazione gli capitasse sottomano o meglio, qualsiasi cosa egli creasse. Pietro era un ragazzo timido, alla mano – apparentemente ritardato, solo che gli piaceva mettersi in situazioni spiacevoli per costruirsi il suo “film”: si nutriva di fantasie. Ed era questo il suo unico pregio: trasformare la fantasia in realtà – e ci riusciva! Non era di certo un top-model, solo che con quegli occhi blu aveva uno sguardo in cui solo certa gente – quella sensibile – riusciva facilmente ad intravedergli l'infinito: era un sognatore – candido – e la sapeva lunga sui mondi lontanissimi e l'esistenza in sé. E come ogni persona legata al mondo invisibile, faceva fatica ad instaurare rapporti “normali” con la gente, soprattutto fra coetanei. Ma tutta questo pezzo di vita lo si deve solamente a Pietro. Il primo che conobbe è stato Leonardo. Da tempo lo seguiva al parco e nei giardinetti di Legnano. Era uno di quei ragazzi di strada, smilzo, trasandato, testardo, eccentrico, arrogante e chi più ne ha più ne metta. Eppure di straordinaria bellezza, con gli allineamenti fini, la pelle liscia come quella di un bambino, i denti perfettamente allineati, le labbra strette con sotto la giusta forma e curvatura del mento. Quando Pietro ha incominciato a seguirlo, portava i rasta – che schifo, ma lui era pur sempre meraviglioso. Richiesto da tutti – tutti i ragazzi lo conoscevano. Tutti parlavano di lui, tutti lo seguivano. E lui non era mai solo. Neanche con la polizia. Sì, anche la polizia gli stava addosso, probabilmente per i traffici di droga. Lo skate non era l'unica passione che aveva. Era diciamo il capo del branco, il più grande d'età e di stima, visto male dalle autorità e del resto sempre scontroso con la gente “comune”, lui organizzava gli incontri serali, i traffici di cannabis e altre droghe e le gare di skate presso il parco. Dal passato ignoto, conobbe Pietro in una sera d'aprile 2016: Pietro iniziava a frequentare i giardinetti poco distanti dal centro nei venerdì e sabati sera. Privo di amici e sopratutto di personalità, dopo il giro in piazza, si andava a cambiare in macchina per confondersi bene fra i ragazzi di strada. Da tempo pensava che in quei giardinetti ci avrebbe trovato Leonardo, e così è stato. Era un sabato di fine marzo, alla 1 e 20 del mattino. Faceva ancora fresco e arrivando ai giardinetti – disilluso e stanco – andò a sbattere contro uno dei tanti ragazzi che gli passò di fianco. Si girò e... era lui! Quei pantaloni beige, la felpa verde col cappuccio che gli copriva i rasta, le All-Star nere – sì, era proprio lui! E anche Leonardo si girò, e Pietro proseguendo lo stesso seppur girato a guardarlo – stanco – cercò bene di metterlo a fuoco, vedendolo pure sorridere, di un sorriso che sapeva di sarcastico, malizioso, come se l'avesse fatto apposta. L'incontro definitivo arrivò il sabato dopo quando passeggiando sempre dentro ai giardinetti, dopo il giro in piazza – nella mischia – con una bottiglia di birra in mano. All'arrivo della polizia per la “ronda di mezzanotte”, e all'inevitabile fuggi-fuggi dei ragazzini, Leonardo prese sottobraccio Pietro per spostarlo dal vialetto dove sarebbe certamente passata la pattuglia, dicendogli: “Macché sei impazzito? Vuoi farti arrestare? Non lo sai che è vietatissimo girare con una bottiglia di birra in mano dopo la mezzanotte?!” e da qui si conobbero, mantenendo solo all'inizio una certa reciproca riservatezza. Leonardo era lunatico con Pietro. A volte lo trattava come se fossero migliori Amici, a volte come uno sconosciuto – diffidente e riservatissimo. Nessuno sapeva niente di Leonardo – tanto meno Pietro, che per conoscerlo – prima d'allora – si era promesso di muoversi da solo, senza chiedere informazioni su di lui a nessuno. Sapeva solo con certezza che era quello più grande del gruppo che avrebbe formato – era un 90. Con gli altri era certamente più complessato: mentre per Pietro provava una certa stima e quel contatto tipico delle persone grandi e d'affari, con gli altri ragazzi della compagnia era decisamente meno ortodosso e molto più animale: capitava a volte, nelle notti di baldoria, che prendesse qualcuno per buttarlo piegato sul sofà e immettergli dietro il proprio sesso – anche contro la loro volontà – per poi, dopo l'atto, dormirci assieme e coccolarlo facendo finta che non fosse successo nulla per poi, nel sonno, scoppiare a piangere, probabilmente per quello che gli avevano fatto e in generale per quello che era, con un passato sicuramente difficile. Ma Pietro – che per terra ci dormiva – lo sentiva bene quel grido di silenzio, ricordando la frase di Marco: “L'Uomo è niente di più di un Animale e niente di meno di un Angelo”. Provava solo una certa gelosia o peggio invidia nei suoi confronti, perchè lui aveva certamente più personalità o meglio, autorità, ed era conosciuto e contattato da tanti – anche se lui difficilmente rispondeva. Aveva Quel dono tipico di chi non fa niente ma è voluto e cercato da tutti. Così pensò di proporgli candidamente questa trovata – certamente parlando dell'esoterismo e del mondo invisibile – facendolo allontanare dai giri e soprattutto da Legnano, sparendo, da ottimi illusionisti, in brevissimo tempo. Questo non prima di aver “trovato” Gabriel, quel ragazzino così tenero che, come una stupida scintilla, ha dato il -boom- alla vicenda. Pietro con Leonardo fantasticava tanto, dai libri della mente che leggeva, ma grazie a Gabriel è riuscito a mettere in pratica tutto quello che da troppi anni ormai sperava. Questo ragazzino, di quelli che lungo il percorso ti capitano per sbaglio davanti – appunto percorrendo le stradine sino a notte fonda, lo incrociò mentre guidava per Busto Garolfo ritornando dalla casa di Francesco, suo vecchio compagno di dis-avventure. Lo vide a piedi passeggiare sul marciapiede alle 2 del mattino: magrolino, piccolo, allineamenti fini – femminili – e capelli biondi liscissimi raccolti con la coda. Abbassò il finestrino di destra senza pensarci due volte: “Ehi tu!” allungando il braccio facendo con la mano il gesto della pistola -bang- “Oh, mi hai colpito!” rispose sorridendo. Allora con la sua voce baritonale e stanca, Pietro minacciò: “Stai attento.” - “Che paura!” sorridendo nuovamente. Ma il sorriso del ragazzino terminò bruscamente quando vide Pietro fermarsi completamente. Allora Gabriel si fermò pure lui e scattò via improvvisamente. Pietro scese dalla macchina e urlò: “Ehi fermati! Stavo solo scherzando!” per poi giudicarsi: “Attore da quattro soldi... non gli potevo chiedere una canna invece di spaventarlo?!”. Ci riprovò la settimana successiva, mentre girava a zonzo per Casorezzo, ritrovandolo sempre solo per le strade deserte di agosto. Abbassò nuovamente il finestrino: “Ehi tu!” - “Oh no, ancora tu?!” lamentò Gabriel. “Ti va di giocare al gatto e topo?”. Purtroppo però davanti a loro trovarono compagnia: a sua volta Gabriel era ricercato da qualcuno – e non da uno solo. Si fermarono entrambi, Pietro con la macchina, Gabriel coi piedi. “Dimmi che sono amici tuoi?” - “Dimmelo tu!” - “Avanti sali, sono tuo Amico, scherzavo prima!”. Senza pensarci due volte, Gabriel saltò in macchina dal finestrino aperto di Pietro che sterzò e partì sgommando ad alta velocità. “Pietro.” - “No, Gabriele!” - “IO PIETRO!” - “IO GABRIELE!”. Avevano già fatto coppia! Gabriele era il tipico ragazzino di seconda o terza liceo, anche se ne aveva già 19 e in quell'agosto la scuola l'aveva già finita. Anche lui implicato nella droga, e per farlo star fuori, quando lo riaccompagnò a casa Pietro gli disse: “Hai proprio un bel mento – ma cerca di tenertelo su stando fuori da certi giri ok? Per tutto il resto ci penso io insieme ad un ragazzo in gamba che ho conosciuto da poco tempo a Legnano.” - “Io conosco già Leonardo come pezzo grosso!” (come farsi fregare certe rassicurazioni!). Fu proprio Gabriel, a concedere a tutto il gruppo la residenza a Daverio, ereditata dai defunti nonni, apparentemente abbandonata e fuori-mano, una piccola cascina di periferia, non tanto lontano dai Laghi, completamente in mezzo al verde. “Da un paese di merda all'altro” – ma almeno qui si respira, si disse fra sé e sé Pietro, poi convinto che nel -deserto- le cose sarebbero andate meglio. E per un po' sono andate effettivamente! Gabriel aveva i genitori che lavoravano all'estero, così come il fratello che studiava in Inghilterra. Per i pessimi rapporti sentiva tutti di rado. Era la pecora nera – per Pietro un Angelo. La famiglia pagava una donna di mezza età per custodire la casa, rimetterla a posto sbrigandone tutte le faccende domestiche ed economiche. Vedeva pochissimo Gabriel che, terminate le superiori, si sarebbe trasferito ufficialmente a Daverio per gli studi all'Insubria, ciò da permettergli poco a poco – seppur inconsciamente – l'allontanamento non solo dalla propria casa, ma dal proprio paese natale, Casorezzo, e da tutti i suoi giri e amici. Disse ai genitori dell'iscrizione all'università, ma non fece neanche il test di ammissione. Con la concessione della villa al nuovo gruppo, sì trasferì ufficialmente lì, senza farvi più ritorno per oltre un anno eccetto per un paio di volte, all'inizio.
Infine c'era Luca, il ragazzo d'alto rango di Milano. Pietro lo conobbe all'inizio dell'anno al Cacao-Club, da dove proveniva tutta la -neve-. “Voi provinciali lasciate fare a me!” rassicurò Pietro a Leonardo e Gabriel, spiegando come aveva conosciuto Luca. Di media altezza, e capelli sui ricci nero-carbone – alla Battisti. Luca era uno dei ragazzi soci del Cacao-Club di Milano, a detta di Pietro “peggio del LeonCavallo”, ma certamente in un posto tenuto meglio, situato sul lato opposto, verso la periferia dopo i Navigli e gli storici Studi-Regson. Era un posto enorme a ben due piani, con gente che ti guardava diffidente e con la puzza sotto il naso – che poi sotto aveva ben altro. Tutti sospetti – lì si parlava della -neve- perfino in piena estate, quasi fosse quotata in borsa. Per via di tutti i ragazzi tirati, Pietro denominò il Club storcendolo in “Da-chau”. Luca lo conobbe quasi per caso, sapeva che era l'amico di un musicista che aveva conosciuto l'anno precedente – il caro vecchio Joe. Così, attirato da non so ché, aggiunse Luca ai contatti di Facebook, parlandoci spesso. Il fortunato incontro arrivò una domenica mattina poco dopo le 5, durante l'after di una serata che Pietro – furbo – aveva trascorso dormendo. Arrivò a “Da-chau” alle 4 e 30 per cercare uno spacciatore che non si presentò, sperando di trovarci il caro Joe – ma niente. Allora ecco che – disperso fra la gente – sbucò Luca, che Pietro non riconobbe. Lo fissò sorridendo, abbastanza sorpreso della sua presenza al Club. Pietro, appoggiato ad una delle colonne che sostenevano il balcone del secondo piano, dapprima optò anche lui per l'indifferenza – come tutti – guardando altrove per poi, stufo di essere continuamente osservato, rivolgergli la parola: “Ma ti piace starmi a guardare?” e Luca sempre sorridendo: “Ma come, -vengo a cercati, vengo a cercarti- e poi mi rispondi così?” Allora dopo un primo commento (“Bah, drogato!”), si ricordò di lui – come fossero sul finale di “Luci della Città” – e, sorpreso, si mise le mani davanti alla bocca: “No, tu?!” - “Sì, proprio io. Luca.” facendogli l'occhiolino. Si scusò immediatamente, non avendolo riconosciuto dal taglio dei capelli, senza più il cespuglio in testa. Così Luca – socio – gli mostrò i “piani alti” del Club, facendogli dimenticare gli spacciatori da 4 soldi. Da lì in poi avrebbe chiesto solo a lui, fidandosi e diventandogli Amico. Luca era il classico ragazzo di città – figlio di papà – studente della Cattolica, con 3 o 4 appartamenti tutti suoi, ed un'infinità di amicizie e conoscenze. Aveva 2 anni in meno di Pietro, che ne aveva già un quarto di secolo. A lui piaceva Pietro per l'infinità gentilezza e spontaneità: con lui parlava di tutto quello che con gli altri -non si doveva parlare-, trascorrendo lunghissime ore in uno dei suoi lussuosi appartamenti fino a notte inoltrata. E anche a Pietro piaceva Luca, così da proporgli – anche a lui – di sparire per un po', benché sapesse benissimo che fosse già fidanzato e tutto, ritirandosi con lui e gli altri suoi “fidati” fuori-mano, ai Laghi.
E così fu, una mattina presto di settembre, quando l'alba si doveva ancora alzare – come tutti del resto. Pietro raggiunse Leonardo a Legnano, muovendosi – come le Aquile – monco e rapido, a piedi, fino a raggiungere il suo garage, dove avrebbero preso l'auto del defunto zio, una vecchia VolksWagen Bulli modello T1 bianca e beige appena revisionata. Si spostarono per caricare prima Gabriel che li aspettava a Casorezzo, poi a Milano da Luca, proseguendo sul Sempione, senza timore di farsi notare: alle 4 di quel sabato mattina c'erano solo le stelle a fargli compagnia. Una volta preso Luca, entrarono di nascosto al Cacao-Club, ormai chiuso, a prendere un chilo di coca – e anche qualcosa di più pesante. Luca era socio e uno degli amministratori, quindi non solo aveva i suoi giri e conoscenze all'interno, ma era in possesso anche delle chiavi e conosceva benissimo le combinazioni delle cassette di... “sicurezza”. Avanzarono per la superstrada di Malpensa imboccando poi l'A8 in direzione Varese, proseguendo fino ad Azzate, uscendo e arrivando poi nella residenza di Gabriel a Daverio. Quel chilo di polvere bianca rubata avrebbe fatto molto chiasso all'interno del Club, muovendo i “big-boss” della città, quindi Luca avrebbe dovuto fare avanti e indietro molto spesso per non destare sospetti. Anche Leonardo e Gabriel in un primo momento dovettero ritornare al loro paese in modo da non farsi tenere sottocchio dai propri amici e da quei – brutti – giri. L'inaugurazione di questo -sodalizio- fu rimandato proprio a quella sera d'ottobre, strafatti di alcol, droga e pure di zucchero – sì, di quelle zollette imbevute di LSD. Loro 3 nella vasca, Gabriel in salotto, sdraiato – oltre che strafatto – fermo aspettare 2 suoi fidati amici di Varese, Edoardo e Alessandro, compagni di lunga data.
Pietro fu il primo ad uscire dalla vasca, ben sapendo che Gabriel si trovasse ancora solo nel salotto. Il giradischi continuava a risuonare la stessa canzone con quel braccio programmato: Pietro l'aveva scelta bene, come il suo solito – “Sh-Boom, Sh-Boom”, la sua canzone preferita. Come per la clonazione, anche lui sosteneva che importante se non fondamentale, era il ricreare anche l'esatta condizione ambientale – e così è stato. Uscì dal bagno in punta di alluci e si avviò nel salotto dove vide Gabriel sdraiato per il lungo sul divano – sicuramente andato. Si inginocchiò sul lato, davanti al braccio, atto a soddisfare il suo grande desiderio che tanto lo assillava fin da quando era un giovanotto. Ma improvvisamente – sul più bello – ecco che suonò il campanello. Gabriel evidentemente non aveva sentito le chiamate al cellulare, e incominciarono a suonare al citofono e a urlare il suo nome. Erano i 2 amici varesini. Così Pietro si tirò su e pensò di richiamare Gabriel scuotendogli un alluce. Conobbero così i vecchi amici di Gabriel – buon sangue non mente. Ma quella notte di baldoria nessuno ce l'aveva proprio buono, perfino Pietro – rigido e severo – che alla fine si lasciò andare con quella strana voglia di... strafare – cioè strafarsi! Si risvegliarono la sera seguente pronti per un'altra serata, ma alla fine decisero di rimanere sdraiati in salotto, cercando di tenere gli occhi aperti per il film davano in televisione. E forse era meglio così, perchè l'indomani Pietro avrebbe lavorato, prendendo il treno per Gallarate, Leonardo nel pomeriggio avrebbe incontrato i “suoi” ragazzi di Legnano, mentre Luca a Milano per non destare sospetti e rivedere la propria ragazza, Simona. Gabriel avrebbe riordinato casa, fingendo ai suoi di essere andato all'università. E così questa bizzarra convivenza andò avanti prolungandosi oltre l'anno che era finito, grazie ai loro silenzi – la dualità – e l'energico sodalizio, con l'indifferenza della società sempre più disinteressata alle singole quanto piccole esistenze. Certo per Pietro – l'alchimista e artefice di tutto questo – era stato più facile “sparire”, essendo detestato dai molti a cui -parlare- non piace affatto. Più che altro, ha avuto non poche rogne negli “interni”, con la propria famiglia, mancando moto spesso ai pranzi. Per gli altri – molto più indipendenti e “libertini” – era una questione più sociale, fra amici. Ma tutti mantennero per molto tempo un rapporto con la -realtà- eccellente, alternando gli impegni e le relazioni sociali con i loro raffinati incontri e le notti di baldoria. Stavano meglio fra loro – in quarantena – perchè potevano parlare liberamente o fare ciò che volevano senza timori o esitazioni, cosa che spesso succedeva con i più comuni ragazzi – sempre più tirati.


FINE PRIMA PARTE.




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Opera scritta il 02/01/2018 - 07:29
Da Pietro Valli
Letta n.1114 volte.
Voto:
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Commenti


Uno spaccato di "vita spericolata" delle giovani generazioni in quel di Milano...Forse l'andare a capo più sovente avrebbe alleggerito la narrazione, così come la presenza, finora non contemplata, di una figura femminile, avrebbe reso più intrigante l'intreccio delle relazioni...Personali opinioni, comunque apprezzato!

Carla Vercelli 03/01/2018 - 01:00

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