Sei arrivato, infine!
Dicci, ancora bimbo, cosa porti,
cosa ci riserva il futuro.
Non temere! Siamo forti ormai!
Nulla spaventa più quel mostro
che tutti chiamano uomo.
Non temere! Fatti coraggio!
………………………………
Ho capito. Basta così!
Non parlare più, so tutto.
E pensare che questo accade
perché l’uomo non s’accontenta
di vivere come un tempo, col pane.
La libertà, da tanto amata,
non trionfa ma c’è solo sangue;
il debole più che mai subisce e
la giustizia sempre più tace;
il forte il male amministra
come cosa per lui da nulla;
il ricco non pensa all’eterna fame
del bimbo che scalzo per la via
e di rossore si tinge il viso
all’odore del fresco pane.
Chissà se la guerra avrà fine?
Che ne pensi tu? Sarà forse vero?
Come? L’uomo non piange più?
E’ capace ancora di amare?
Sa distinguere il bene dal male?
Il calcolo vince su ogni sogno,
la forza sempre sul debole?
Ma allora l’uomo è sempre uguale,
si procura ancora denaro a sbafo
l’utile lavoro vendendo a poco
e comprando il povero come soma?
Non sai, è vero, nulla di tutto ciò?
…………………………………….
Tu, da bimbo, già soffri per noi
e temi di vivere piangendo finchè
la bianca barba ed i radi denti
ed i pochi capelli, un dì fluenti,
dovrai lasciare questo modo
sognato tanto diverso e migliore.
Taci e gli occhi mesti chini
fino a terra timoroso di guardare
nei miei che sperano ancora.

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Anch'io sai mi chiedo spesso
cosa mi riserva il futuro.
Complimenti Donato caro
poesia davvero bella.

