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Pensieri incatenati (Amatrice)

Tra i rovi ancor fumanti s'inalvea la brezza
viene da lontano porta una carezza
nell'oscurità profonda un volo di farfalla
profana il silenzio fitto, poi ... il nulla.


Pascolano i pensieri sul prato della mente
mitigando l'anima dal terrore latente
sontuosa col suo abbaglio è l'alba all'orizzonte
ma l'incubo è tra noi, è qui,
è ancor presente.


E' giunto inatteso nell'estiva calura
con voce dirompente, furia della natura
la luna alta nel cielo confusa ed accecante
a illuminar la strada che porta verso il niente.


Mai fu tremito 'sì devastante
tutto sradicava fervido e inclemente
col cuor che danzava, sentivo ogni rintocco
al suono di campana perdeva qualche scocco.


Perverso mio destino, da sventura rapito
s'è spento il firmamento, anche il ciel s'è accanito
sotto le macerie in questo angusto anfratto
di viver non m'aspetto, sarà l'ultimo mio atto?


Argentei scintillìì m'annebbiano la vista
oh! Amatrice cara, ciò che mi rattrista
è vederti mutilata tra lacrime e dolori
in questo dì bandito, con me anche tu muori.


All'irraggiar fastoso del sole del mattino
vividi ricordi, i giochi di bambino
in lontananza terso il fumo dei camini
l'alghero odor del mare, i monti Sibillini.


Declivi verdi colline e nitidi orizzonti
lucenti notti stellate e brucianti rossi tramonti
oh, mio angelo custode, perchè m'hai abbandonato
in cosa ho mai sbagliato, qual'è il mio gran peccato?


Nè risposta alcuna al chieder mio implorante
m'aspetto,
chè il tutto sì m'appare inspiegabile e aberrante.


Soave in lontananza odo levarsi un canto
una nenia breve e timida, quasi un lamento:
"Le splendide aurore mai più rivedranno
nè i rossi tramonti ch'esse partoriranno
il cullarsi al tepor d'illusioni e sogni
li condannò impietoso a mille notti insonni...".


Pensieri singhiozzanti mi stringono la gola
tra le macerie filtrano come luce d'aurora
vorrei la forza adesso per cantare ancora
metafore figurate e rime incatenate.


Coriandoli i pensieri, briciole sparse al vento
ormai la fine è prossima, s'avvicina il momento
nelle disgrazie siam tutti grandi attori
ognuno nel suo ruolo
c'è chi piange, chi ride e chi muore.


Siamo bianche perle
chiuse nelle conchiglie
di inutili speranze fragili come foglie
germogli di sorrisi sparsi oltre confine
che sperano di rinascere dalla parola fine.


Adesso tutto è calmo, il mondo devastato
da fasulla quiete appare sovrastato
di colpo s'è fatto buio, ricomincio a scavare
tra le residue speranze nelle crepe del cuore.


St'oggi sulla pelle a spese mie ho imparato
che in vita, amore e morte
siamo schiavi della sorte.


...diegoribas...




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Opera scritta il 22/08/2018 - 15:41
Da Vincenzo Cassano
Letta n.908 volte.
Voto:
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Commenti


Una stupenda ode alla mai dimenticata Amatrice.

Antonio Girardi 23/08/2018 - 09:29

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sublime lirica di un tragico ricordo.
Non avresti potuto dire di piu' ... un' emozione continua scaturisce dalla lettura dei versi....

Adriano Martini 23/08/2018 - 00:02

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