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Romantico Halloween

Il vento va e il vento torna, come un boomerang, porta via con se tutto quello che può come un fiume in piena. Ecco quel trentun ottobre, c’era una bufera di vento in paese che persino gli alberi faticavano a rimanere in piedi. Non ho mai amato la festa di Halloween, difatti quella sera ero a cena con una ragazza incontrata online. Ero tremendamente ansioso, elegante come poche volte mi vestivo, con una camicia viola e una giacca in pelle abbinata a dei classici jeans. Quando vidi la ragazza entrare rimasi ammagliato. Era incantevole, capelli neri lunghi e schiacciati come la moda dettava, naso sottile e labbra carnose, uno sguardo torvo con degli occhi nerissimi, contrapposti a quel pallore così raro. Era alta e un po’ magra, vestita con quella gonna scura abbinata ad un tailleur verde era calamita per gli occhi maschili. “Che eleganza madame” esordii io con una battuta pensata e ripensata di notte. “Anche tu non scherzi! bel locale, ottima scelta” disse con voce fine.“Le guide Michlen non tradiscono mai, almeno c’isoliamo da questo tempaccio” “S’addice proprio a questa serata eh?”, le sue labbra erano ipnotizzanti, ne ero letteralmente ebbro. Mangiammo e chiacchierammo di tutto e di più, pareva una donna d’altri tempi, così lontana dal materialismo moderno. Quando finimmo, avevo dimenticato tutti i piani programmati, ero felicemente in sua balia. “Sai, sarebbe bello se facessimo qualcosa che si addica a questa notte” disse a bassa voce, spiazzandomi come non mai. “Facciamo quello che vuoi” risposi senza pensare, altrimenti sarei esploso, ero in palla. “Tesoro” disse massaggiandomi la mano, “ho questa strana voglia di fare un giro al cimitero, so che è ambiguo, ma ho sempre creduto che la notte di Halloween qualcosa accada là ed io voglio vedere”. A quel punto il vino parlò per me, “Ma sì andiamo all'avventura, tanto c’annoieremmo da qualsiasi altra parte, viva la vida cara!” e così nel bel mezzo del vento camminammo per circa due chilometri per arrivare al cimitero di quartiere. Era un posto tenebroso, con vecchie mura gotiche, un nero cancello cigolante appuntito che lasciava intravedere le tombe del passato con statue in pietra deturpate di angeli e di coloro che furono uomini, donne e non so che. Ci ero già andato, ma mai fuori dall'orario concesso dal custode. Aspettammo che nella strada non passasse nessuno, neanche il tempo di dire “via libera” che sorprendentemente lei scavalcò per prima aiutandomi poi con un’inaspettata forza. Eravamo dentro in un posto solamente illuminato dai cerini delle relative lapide. Io provavo un miscuglio di emozioni, un po’ di paura ma anche un po’ di voglia d’avventura. Lei era così felice che io le copiavo quello splendido sorriso sotto cui nascondevo tutti i timori. “Allora non è così spaventoso eh?” mi disse soave, mentre nelle gallerie con le lapidi il vento creava un grottesco ululato. “Già, non c’è nessuno in giro qua” ammisi con falsa sicurezza. Camminammo qua e là alla ricerca di cose strane ma niente, lei era tranquillissima, pareva alla ricerca di un prodotto in un comune supermercato. Qualche dubbio mi venne sulla sanità mentale di quella ragazza, ma era così bella che l’avrei seguito fino alle porte dell’Inferno (e oltre). Stanchi, entrammo in una galleria con tutte lapidi antiche, le fioche luci davano l’idea del suo sinuoso fisico. C’era qualche lapide senza foto e lei sorridendo disse, “ai loro tempi non stampavano ancora nulla, bei tempi” “non c’erano tempi morti” le dissi appoggiandole il braccio sulla spalla. Tra un miniuragano di fiori creati dall’infinito vento, ci baciammo calorosamente, poi ci sedemmo. “Prendi questa, fa bene al vigore maschile m’hanno detto” disse tirando fuori dalle tasche del tailleur un fiasco d’altri tempi. “Metti in dubbio il mio vigore?” chiesi sorridendo, lei rise mi baciò e me lo porse ancora. Non potei rifiutare, bevvi quella cosa che sapeva di menta, m’annebbio il cervello, la vista, i sensi, tutto insomma! Pensando di essere stato drogato, bofonchiai qualcosa che non ricordo, mi sdraiai così improvvisamente stanco, “Riposa che poi chiacchieriamo ancora”mi disse a bassa voce, accarezzandomi la mano e baciandomi in fronte. La guardai col vento tra i capelli così lisci, così belli, l’amavo e la odiavo allo stesso tempo. M’addormentai ma prima non scorderò mai il suo sguardo speranzoso verso una di quelle lapidi senza foto. Mi svegliai soltanto la mattina con un tremendo mal di testa, infreddolito e solo, lei non c’era più, ma c’erano i suoi vestiti. Non avevo tempo di pensare, era l’uno novembre e presto il cimitero sarebbe stato pieno, così tenni tutti i vestiti e triste me ne andai furtivamente. Non trovai più il suo numero ed il suo account online, non riuscii più a rintracciarla in alcun modo, era come se non fosse mai esistita. Ero così triste e sorpreso (oltre che stordito) che credetti e credo solo ad una teoria: lei era una di quelle lapidi senza foto, venuta per una notte a divertirsi ma non troppo poiché come controllai in seguito quelle lapidi erano maritate. Ora quando c’è il vento penso a lei che per una sera è passata per la mia vita andandosene via portandosi dietro emozioni, come il vento si porta dietro i fiori.



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Opera scritta il 30/10/2018 - 15:49
Da Roberto Magomma
Letta n.881 volte.
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Commenti


Piaciuto molto questo racconto, un Halloween romantico e misterioso, un mix perfetto per scaldare la temperatura che di questi tempi inizia a scendere...
A conclusione il finale suggestivo, con il vento che regala e allo stesso tempo porta via...
Bello!

PAOLA SALZANO 30/10/2018 - 18:58

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