LA SECONDA GIOVINEZZA (Hai mai visto l'Alba, questa mattina?) - prima parte
Dedicato a chi lo leggerà -
Era una tranquilla domenica, una di quelle che Pietro un tempo definiva, prima di coricarsi, -Le domeniche inutili- che, già da bambino, a luce spenta, avvertiva quel forte senso di vuoto, che altro non era – la solitudine – consolandosi solo del fatto che l'indomani sarebbe ritornato a scuola, rivedendo tutti i suoi compagni di scuola e vita, quando aggiunse alle amicizie su FaceBook un giovanissimo musicista, Tommaso Rocca – un 98? 99? No, un classe 2000, chitarrista e studente del Liceo Manzoni – quello musicale – e partecipante anche lui alla “Vergiate Music Festival”, il concorso musicale a premi con la quale Pietro ebbe modo – unicamente – di farsi conoscere. Eppure non si ricordava di questo “Tommy”, neanche dietro le quinte. Ci hanno partecipato ben 3 volte, dal 2012 al 2015, e lui anche l'anno seguente con Pietro solo come ospite in platea, vincendo entrambi nel 2014 – Lui nella sezione band – Pietro autori singoli. Così gli scrisse quella domenica di fine maggio con un “grazie per la tua Amicizia, seppur virtuale, mi è Preziosa!”, proprio come gli scrisse ad un altro ragazzo, Franco, nel caso – fallimentare – dell'anno precedente. Pietro era così: un ragazzo ombroso – solo – giudicato da sempre un tipo strano, ambiguo – ma pur sempre buono. E senza Amici, non poteva che ringraziare per le cose – i gesti – più semplici. Occupato nella realtà con un gruppo di ragazzini nel parco della città adiacente, Legnano, che poi si rivelarono falsi amici, ebbe una prima “attenzione” da parte di Tom ad un post che Pietro pubblicò sul proprio profilo, riguardante il successo degli impianti dentali non fatturati in Croazia – cosa che Pietro poté confermare dato che nel ristorante dove lavorava, a Gallarate, serviva clienti – alcuni imprenditori – che, stanchi degli elevati costi in Italia, partirono col pulmino destinato all'unica meta: quella degli ambulatori odontotecnici nei paesi dell'Est. Pietro, che di difetti un po' ne aveva, gli ribolliva nel vederli ritornare con un sorriso alla “Frank Sinatra”, solo dopo un paio di giorni di assenza e con una dentatura sì finta – ma perfetta! “6 anni che porto l'apparecchio – pagato da me – per non essere mai cambiato e perlopiù peggiorato in stato di salute!” continuava a borbottare compulsivamente, stanco di molte altre cose e pure di un'estate che avrebbe passato, nuovamente – solo.
Dopo la completa disfatta dei rapporti coi ragazzi del parco di Legnano, Pietro, completamente solo, ebbe il primissimo contatto con Tommy, che rispose ad un suo post riguardante l'invito a mangiare una semplice frittella al luna-park della città per il ponte degli Ognissanti. Il commento di Tom era semplice e diretto: “Ma io sono l'unico Amico che hai su Facebook?”. Senza esserne offeso, Pietro rispose: “390 per l'esattezza. Avrai compreso Quanto sono gentili i miei -Amici- nel considerarmi. Ma tu, piuttosto, hai mai visto camminare le Aquile?!”. Chiaro invito ad uscire con lui – solitario. Ma niente, non rispose, e fece tutto quel periodo fino all'anno successivo a passare il suo tempo libero solo, parlando da solo – uscendo da solo. “Avrete anche voi visto camminare le Aquile?”
L'Occasione per Conoscerlo di persona la ebbe nella metà di novembre in un concorso per jazzisti nel noto locale di Sesto Calende “New Orleans”. Dopo averlo avvisato nella mattina di quel venerdì, Pietro vi si recò, ascoltandosi in macchina, allegramente, “It's Raining Again”. Appena entrato, lo intravide subito: basso, capelli biondissimi e un profilo più che impostato, alla Frankie Valli – suo cantante italo-americano preferito. “Eh, 'sti terroncelli!” si disse, consolato. Timido, andò ad ordinare al banco, confondendosi fra la gente, una Lemon-soda, e non fece in tempo a bersi il primo sorso che, girandosi, se lo ritrovò dritto davanti a sé, inchinando leggermente il capo per la sua bassa statura. Fu Tom a venirgli incontro, questa volta. Fece il classico sorriso timido – appena tolto l'apparecchio – retruso, tipico dei bambini e degli anziani senza denti, o degli artisti come lo faceva proprio Frankie Valli, o ancora Franco Battiato, suo idolo italiano. Pietro, timido e smilzo, coi capelli ben pettinati, il giubbotto ripiegato sul braccio sinistro, dolcevita bianco-panna e senza più apparecchio ai denti – libero – passò il bicchiere alla sinistra per porgergli la mano, chinandosi dolcemente come facevano tutti i grandi. Una banalissima conoscenza destinata – come tutte le altre per Pietro – a perdersi nel nulla. Ma entrambi non sapevano che da lì a poco avrebbero dato il via ad un legame Autentico, iniziando un'Avventura. A fine serata una seconda stretta di mano, leggera e prolungata, con la Promessa di Pietro di rivedersi ancora.
Il 27 dicembre di quell'anno Pietro ricontattò in chat Tom con un “Ciao, come stai?” ma lui non rispose. Il giorno della Befana 2017, dopo aver messo ironicamente Tommy in una sua discussione fra più utenti di FaceBook, Pietro, in pace sotto i pini dei Giardini Estensi, gli scrisse privatamente scusandosi di essere un po' “così”, esuberante, e complimentandosi per la sua pazienza concludendo in saggezza invitandolo a tenersi stretti gli Amici che aveva e di farsi accettare per quello che era. Erano belle parole che uscivano però da chi di “precedenti” ne aveva, avendo perso tutti gli Amici e non facendosi accettare da nessuno – tanto meno da se stesso...
La svolta arrivò giusto coi ciliegi in fiore, in Primavera. In un primo momento, Tom, rifiutò di registrargli la chitarra per un singolo che altro non era un inno all'Amicizia, intitolato “Dai, Amico!” lasciandogli in attesa molti dei messaggi che riceveva da Pietro, per poi limitarsi a chiedergli continuamente ingenti somme di denaro in cambio, troppi secondo i suoi gusti, tanto da rispondergli se doveva o meno staccare un assegno, per poi contattare un altro chitarrista meno “esuberante” che si era fatto conoscere a Pietro durante la sua prima performance al Vergiate Festival portando “Sogni Lucidi” e facendosi candidamente complimentare per la performance. Si chiamava Matteo, e abitava nella frazione di Besnate, Centenate, timido e gentilissimo ragazzo classe 1999 che diede la piena disponibilità a Pietro per la registrazione del singolo – e per poco. Pietro per l'occasione chiese di questo Tom con le sue solite domande oscure: “Conosci un chitarrista di Besnate, uno un po' basso, biondo, profilo marcato – pallido, da crucco.” Non poteva essere che lui: “Sì, TOMMASO!”. Così, quella stessa sera, riaccompagnando Matteo a casa, pensò bene di girare per la periferia di Besnate, trovando l'indirizzo e quindi la casa di questo Tommaso, per poi lasciargli qualche giorno più tardi il Cd con la registrazione del singolo che aveva declinato. Questo Tommaso, poco dopo, si offrì a dargli lezione di ukulele, dopo un annuncio che, per coincidenza, aveva pubblicato sulle lezioni di chitarra per 10 euro all'ora, e per la quale Pietro gli aveva risposto scherzosamente chiedendogli lezioni dello strumento hawaiano per eccellenza, sapendo ormai – rassegnato – che tanto non gli avrebbe ancora risposto. Ma qualcosa cambiò! A fine maggio si ritrovò quindi direttamente nella tana del leone: a casa sua – dentro casa sua! Per Pietro, anche se abitava nei pressi di Legnano, non era un problema raggiungere Besnate nel pomeriggio, lavorando a Gallarate. Un posto fuori-mano, al fresco, benché gli stessi ciliegi e il profumo dei gelsomini fossero già sbocciati nell'aria. Si trovava in provincia di Varese, fra le colline e i boschi, i sentieri di montagna, le strade sterrate che portavano ai campi, le balle di fieno, i trattori. Per certi versi, sembrava di starsene in campagna, fra le colline della Toscana. Tom abitava, proprio come Pietro, in periferia, in una casa che sembrava più una cascina. E per tutta l'estate si fece impartire lezioni di ukulele e armonia, così tanto detestata per un canzonettaro come Pietro – ribelle – che andava sempre a orecchio, in quello che era il suo “studio di registrazione”, che altro non era che una taverna che, come quella di Pietro e di tutti gli artisti – così come quella delle Aquile – i solitari – era piena di Luce: di strumenti, casse, dischi, divani, tavolini, libri ma soprattutto di Storia, Vita... Amore! Così Pietro, fin da subito, ebbe modo di conoscere tutta la sua famiglia, in primis i genitori, che lo trovarono subito buffo e simpatico, accettandolo semplicemente per quello che era: timido, umile, alla mano – insomma simpatico. Lungo l'estate, Pietro ebbe modo di assistere ad alcuni concertini di paese da parte del complesso di Tommaso, la “Volley-Band”, conoscendo – seppur di vista – gli altri componenti: al basso Mattia, alla batteria Raffaele e al clarinetto Roberto. Durante una serata in musica, all'imbrunire, sul lago di Conabbio notò un ragazzo, essere poi un amico di paese di Tom e del bassista Mattia, tutti di Besnate, che la settimana successiva, dopo la lezione, lo intravide su di un trattore mentre, dai campi, rientrava nel paese per rincasare. Si chiamava Asmir, un nome certo non italiano e inappropriato per uno di origini lombarde – leghista – boscaiolo, contadino e amico di infanzia di Tom e Mattia. Pietro successivamente chiederà continuamente a questo Asmir di poterlo portare sul trattore, vivendo come ne “Il Ragazzo di Campagna”, a spasso sul nuovo mezzo, richiesta che però non verrà esaudita...
Ma Pietro volle di più – aveva ben altre intenzioni. Ben presto iniziarono una lunga collaborazione che li portarono, inconsciamente, al Successo. Certo, quello Loro. Durante la permanenza in Slovenia, per le vacanze estive, Pietro gli chiese se avrebbe potuto registrargli un'intera base strumentale, quella di “E' l'Amore”, primo successo di Franco Battiato, che sul finire del 2017 avrebbe compiuto esattamente 50 anni. Così, appena ritornato “in patria” avviarono il progetto procedendo con la registrazione del pianoforte – vero! Durante la registrazione della batteria, il secondo strumento, conobbe un ragazzo presente nello scantinato di Tom, “Fonz”, soprannominato così per via del suo look alla Fonzie di “Happy Days”, classica faccia menosa, tirata, con quei capelli nero-carbone e quegli occhi di vetro da mettere paura a tutti. Non sapeva cosa ci faceva a casa di Tom, non c'entrava niente eppure continuava a far domande a Pietro, sorridendogli continuamente e strizzando l'occhio. Capì più avanti che quel Fonzie era in realtà un potentissimo spacciatore che gestiva tutto il traffico di Cannabis fra Varese e Milano. Tutta la base venne realizzata grazie ai fedeli amici e compagni di Tom del Liceo Musica Manzoni di Varese, eccezione fatta per la sezione d'archi per la quale Pietro contattò il suo maestro classico di musica, Augusto mentre per i cori l'altro maestro di canto, Lucio. A novembre, con tutto il progetto in mano, Pietro poté finalmente incidere il singolo. Ma non era finita, avendo avuto l'indirizzo di Battiato in persona, a Catania, e quello del suo collaboratore musicista e compositore, Ambrogio Gilori, Pietro ebbe modo di spedire il disco a tutte e due gli autori originali, con una bella lettera contente i ringraziamenti – compresa quella della loro Esistenza. I doni vennero recapitati, e non solo a loro, ma a tutti i Suoi collaboratori, nonché al batterista storico di Battiato, suo Amico e compaesano, Pierfranco, di Rescaldina. E' successo poi a marzo che grazie alla lettera recapitata a Battiato con la quale Pietro pretendeva di metterlo in contatto coi suoi ex-collaboratori, in primis proprio Pierfranco, trascrivendo i relativi indirizzi e numeri di telefono, Pierfranco lo chiamò dicendogli che Franco l'aveva contattato e si era presentato di Persona a Rescaldina, davanti a casa sua, per rivederlo un’ultima volta prima di ritirarsi nel suo eremo, concludendo l'attività di Artista. Dalla commozione, scoppiò in un mare di lacrime. Era ormai noto quanto Pietro si sbattesse letteralmente a far unire le persone del passato, o quelle che non avevano più interesse a stare insieme, quelle che si dimenticavano troppo facilmente degli altri, così da mischiare – a suo piacimento – le carte in tavola, o meglio... quelle del Destino. Diceva che la Magia consisteva proprio in questo: nel stupire gli altri con quello strano gioco delle coincidenze, dei legami, dei “destini incrociati”, ed è richiesto quindi l'intervento di una persona che si sacrificasse – rinunciando a gran parte della proprio tempo – inventandola di volta in volta, non essendoci in Natura, per poter stare al meglio e andare avanti sognando e vivendo come dentro una favola.
E nonostante questi sacrifici, Pietro riusciva sempre a ritrovarsi solo. Perfino il 30 dicembre, in giro la sera solitario per la piazza di Legnano, con tutti quei ragazzi ripartiti nei rispettivi gruppi d'Amici aveva tanto Cercato – come se fosse una punizione, quella di non far parte di nessuno ed essere ignorato nonostante gli Sguardi puntati a lui, ecco che ricevette il messaggio di Tom: “Che fai domani sera?!” - No perchè neanche Francesco, il suo compagno di (dis-)avventure, quello di Busto Garolfo, l'aveva rigettato, preferendo di starsene a casa con le amiche di sua sorella, senza invitare alcun amico. Passò quindi capodanno a casa del suo nuovo Amico e collaboratore in musica con una festa non-stop dalle 20 alle 11 del giorno seguente, trascorrendo però i primi 3 mesi del nuovo anno in solitudine, andando in giro a zonzo per le piazze di Legnano, Busto Arsizio e Gallarate in cerca di vita – o qualche ragazzo del passato. Al giorno del suo compleanno, in febbraio, Pietro chiese al Signore, per tutto il giorno passato in solitudine, di farsi regalare una Primavera piena d'Amici, e lo ripetè ossessivamente anche dopo essersi coricato, per tutta la notte passata in bianco.
Sabato 24 marzo fu una data storica per Pietro, perchè da lì la sua vita cambio radicalmente. Lunedì 12 marzo fu aggiunto al gruppo in chat per il 18esimo di Tom. 10 anni li separavano, ma Tommaso volle comunque invitarlo coi suoi amici coetanei. Giunto alla festa, il padre di Tom gli chiese di badare ai ragazzi, ma sarebbero stati gli stessi ragazzi a badare a lui, con le solite osservazioni a cui Pietro era continuamente soggetto – quelle sul “tipo strano”, il “ragazzo perverso”, “l'omosessuale”. Pietro, tra i sorrisi che potevano mascherare la compassione, le osservazioni – o lo schifo dei presenti, era nuovamente messo “contro il muro”, anche fra i 17enni – di generazione in generazione – auto-catalogato “ragazzo da parete”. Gli scappò istintivamente la citazione di Mrs. Doubtfire girandosi attorno alla piscina: “Oddio, cosa ci faccio qui, siamo ai limiti dell'ossessione!”. E la situazione degenerò poco prima che ritornasse il padre di Tom, in quel Rifugio degli Alpini, che Pietro denominò ironicamente “l'Orgia degli Alpini”, con ragazzi che bagnavano il pavimento con le birre per “volare” e altri che si lanciavano addosso le sedie, senza contare la nebbia di Cannabis proveniente dal bagno – che sembrava più una camera a gas, per poi assicurare al padre che la situazione era tutto sotto controllo, prima di abbassarsi di scatto da dietro il banco del bar all'arrivo di una bottiglia vuota lanciata non troppo a caso, sotto il rumore infernale della musica al ritmo del “tunz-tunz”.
La serata si prolungò fin oltre le 4 del mattino e terminò col passaggio a casa di Tom da parte di Pietro, e di alcuni suoi amici che ancora non conosceva, in particolare di Marco – un nome ormai storico per Pietro, quello del suo migliore Amico d'infanzia, che lo fece guidare – senza patente – dal rifugio fino a casa di Tom. Questo Marco era l'esatta copia di un giovane Lucio Battisti, dai suoi ricci, al suo noto profilo che lo fece diventare il proprio “marchio di fabbrica”, oltre allo sguardo – quello di giada – che ricordava la Cina, quella di Bruce Lee, dalla personalità candida, tipica delle persone... semplici. Alla festa, appena entrato, lo notò subito girarsi verso le sue amiche bisbigliando quelle frasi tipo: “Ecco, c'è quello strano amico di Tom...”, facendosi chiaramente notare a Pietro che non fece altro che distogliere l'attenzione, chiudendosi gl'occhi e aprendoli guardando altro, tirando un sospiro amareggiato. Invece Marco gli stette vicino per tutto il tempo, rivelandosi il più simpatico della compagnia, fino ad abbracciarlo quando erano giunti a destinazione – con la Promessa di rivedersi ancora. Lungo la strada del ritorno, Pietro – nuovamente solo – ringraziò il Signore del momento trascorso, mentre alla radio, una voce che già conosceva, intonava “Aria di Primavera – inebriami d'Amore, questa sera. All'alba, sarò da sola...”
E' proprio vero che le cose belle succedono sempre all'improvviso, tante volte succedono perchè devono succedere, lontane dai nostri piani, secondo le Leggi del destino – il Fato. E la cosa buffa è che Pietro, diversamente dai casi precedenti, non si era inventato niente per farsi accettare o meglio – sopportare – dai ragazzi che aveva appena conosciuto. Nelle settimane a venire gli arrivarono un sacco di inviti, di telefonate, messaggi che aumentavano di giorno in giorno: da una rubrica che conteneva solo un misero elenco di parenti e di alcuni vecchi “amici” che lo avevano precedentemente bloccato, ora si ritrovò con una 50ina di ragazzi che lo cercavano continuamente ogni giorno! Solo il giorno prima di quel fortunato sabato girava a vuoto per le strade, poi per una festa nella quale Pietro ci stava pure rinunciando per l'inevitabile paura di essere oggetto di prese in giro per quella che era la sua Natura – candida – si ritrovò invece stracolmo di Amici, in un vortice di “frenesia sociale” a cui Pietro non fu mai soggetto, manco ai tempi della scuola. A quella festa ne aveva conosciuti veramente tanti, e non sapeva che uno straniero come lui – Alieno – potesse fare un così tale effetto dinanzi a quegli sguardi così diffidenti, tipici di chi vede qualcuno di nuovo, perlopiù venuto dal nulla: “Le ombre di fantasmi della notte sono alberi e cespugli ancora in fiore...”.
Era una tranquilla domenica, una di quelle che Pietro un tempo definiva, prima di coricarsi, -Le domeniche inutili- che, già da bambino, a luce spenta, avvertiva quel forte senso di vuoto, che altro non era – la solitudine – consolandosi solo del fatto che l'indomani sarebbe ritornato a scuola, rivedendo tutti i suoi compagni di scuola e vita, quando aggiunse alle amicizie su FaceBook un giovanissimo musicista, Tommaso Rocca – un 98? 99? No, un classe 2000, chitarrista e studente del Liceo Manzoni – quello musicale – e partecipante anche lui alla “Vergiate Music Festival”, il concorso musicale a premi con la quale Pietro ebbe modo – unicamente – di farsi conoscere. Eppure non si ricordava di questo “Tommy”, neanche dietro le quinte. Ci hanno partecipato ben 3 volte, dal 2012 al 2015, e lui anche l'anno seguente con Pietro solo come ospite in platea, vincendo entrambi nel 2014 – Lui nella sezione band – Pietro autori singoli. Così gli scrisse quella domenica di fine maggio con un “grazie per la tua Amicizia, seppur virtuale, mi è Preziosa!”, proprio come gli scrisse ad un altro ragazzo, Franco, nel caso – fallimentare – dell'anno precedente. Pietro era così: un ragazzo ombroso – solo – giudicato da sempre un tipo strano, ambiguo – ma pur sempre buono. E senza Amici, non poteva che ringraziare per le cose – i gesti – più semplici. Occupato nella realtà con un gruppo di ragazzini nel parco della città adiacente, Legnano, che poi si rivelarono falsi amici, ebbe una prima “attenzione” da parte di Tom ad un post che Pietro pubblicò sul proprio profilo, riguardante il successo degli impianti dentali non fatturati in Croazia – cosa che Pietro poté confermare dato che nel ristorante dove lavorava, a Gallarate, serviva clienti – alcuni imprenditori – che, stanchi degli elevati costi in Italia, partirono col pulmino destinato all'unica meta: quella degli ambulatori odontotecnici nei paesi dell'Est. Pietro, che di difetti un po' ne aveva, gli ribolliva nel vederli ritornare con un sorriso alla “Frank Sinatra”, solo dopo un paio di giorni di assenza e con una dentatura sì finta – ma perfetta! “6 anni che porto l'apparecchio – pagato da me – per non essere mai cambiato e perlopiù peggiorato in stato di salute!” continuava a borbottare compulsivamente, stanco di molte altre cose e pure di un'estate che avrebbe passato, nuovamente – solo.
Dopo la completa disfatta dei rapporti coi ragazzi del parco di Legnano, Pietro, completamente solo, ebbe il primissimo contatto con Tommy, che rispose ad un suo post riguardante l'invito a mangiare una semplice frittella al luna-park della città per il ponte degli Ognissanti. Il commento di Tom era semplice e diretto: “Ma io sono l'unico Amico che hai su Facebook?”. Senza esserne offeso, Pietro rispose: “390 per l'esattezza. Avrai compreso Quanto sono gentili i miei -Amici- nel considerarmi. Ma tu, piuttosto, hai mai visto camminare le Aquile?!”. Chiaro invito ad uscire con lui – solitario. Ma niente, non rispose, e fece tutto quel periodo fino all'anno successivo a passare il suo tempo libero solo, parlando da solo – uscendo da solo. “Avrete anche voi visto camminare le Aquile?”
L'Occasione per Conoscerlo di persona la ebbe nella metà di novembre in un concorso per jazzisti nel noto locale di Sesto Calende “New Orleans”. Dopo averlo avvisato nella mattina di quel venerdì, Pietro vi si recò, ascoltandosi in macchina, allegramente, “It's Raining Again”. Appena entrato, lo intravide subito: basso, capelli biondissimi e un profilo più che impostato, alla Frankie Valli – suo cantante italo-americano preferito. “Eh, 'sti terroncelli!” si disse, consolato. Timido, andò ad ordinare al banco, confondendosi fra la gente, una Lemon-soda, e non fece in tempo a bersi il primo sorso che, girandosi, se lo ritrovò dritto davanti a sé, inchinando leggermente il capo per la sua bassa statura. Fu Tom a venirgli incontro, questa volta. Fece il classico sorriso timido – appena tolto l'apparecchio – retruso, tipico dei bambini e degli anziani senza denti, o degli artisti come lo faceva proprio Frankie Valli, o ancora Franco Battiato, suo idolo italiano. Pietro, timido e smilzo, coi capelli ben pettinati, il giubbotto ripiegato sul braccio sinistro, dolcevita bianco-panna e senza più apparecchio ai denti – libero – passò il bicchiere alla sinistra per porgergli la mano, chinandosi dolcemente come facevano tutti i grandi. Una banalissima conoscenza destinata – come tutte le altre per Pietro – a perdersi nel nulla. Ma entrambi non sapevano che da lì a poco avrebbero dato il via ad un legame Autentico, iniziando un'Avventura. A fine serata una seconda stretta di mano, leggera e prolungata, con la Promessa di Pietro di rivedersi ancora.
Il 27 dicembre di quell'anno Pietro ricontattò in chat Tom con un “Ciao, come stai?” ma lui non rispose. Il giorno della Befana 2017, dopo aver messo ironicamente Tommy in una sua discussione fra più utenti di FaceBook, Pietro, in pace sotto i pini dei Giardini Estensi, gli scrisse privatamente scusandosi di essere un po' “così”, esuberante, e complimentandosi per la sua pazienza concludendo in saggezza invitandolo a tenersi stretti gli Amici che aveva e di farsi accettare per quello che era. Erano belle parole che uscivano però da chi di “precedenti” ne aveva, avendo perso tutti gli Amici e non facendosi accettare da nessuno – tanto meno da se stesso...
La svolta arrivò giusto coi ciliegi in fiore, in Primavera. In un primo momento, Tom, rifiutò di registrargli la chitarra per un singolo che altro non era un inno all'Amicizia, intitolato “Dai, Amico!” lasciandogli in attesa molti dei messaggi che riceveva da Pietro, per poi limitarsi a chiedergli continuamente ingenti somme di denaro in cambio, troppi secondo i suoi gusti, tanto da rispondergli se doveva o meno staccare un assegno, per poi contattare un altro chitarrista meno “esuberante” che si era fatto conoscere a Pietro durante la sua prima performance al Vergiate Festival portando “Sogni Lucidi” e facendosi candidamente complimentare per la performance. Si chiamava Matteo, e abitava nella frazione di Besnate, Centenate, timido e gentilissimo ragazzo classe 1999 che diede la piena disponibilità a Pietro per la registrazione del singolo – e per poco. Pietro per l'occasione chiese di questo Tom con le sue solite domande oscure: “Conosci un chitarrista di Besnate, uno un po' basso, biondo, profilo marcato – pallido, da crucco.” Non poteva essere che lui: “Sì, TOMMASO!”. Così, quella stessa sera, riaccompagnando Matteo a casa, pensò bene di girare per la periferia di Besnate, trovando l'indirizzo e quindi la casa di questo Tommaso, per poi lasciargli qualche giorno più tardi il Cd con la registrazione del singolo che aveva declinato. Questo Tommaso, poco dopo, si offrì a dargli lezione di ukulele, dopo un annuncio che, per coincidenza, aveva pubblicato sulle lezioni di chitarra per 10 euro all'ora, e per la quale Pietro gli aveva risposto scherzosamente chiedendogli lezioni dello strumento hawaiano per eccellenza, sapendo ormai – rassegnato – che tanto non gli avrebbe ancora risposto. Ma qualcosa cambiò! A fine maggio si ritrovò quindi direttamente nella tana del leone: a casa sua – dentro casa sua! Per Pietro, anche se abitava nei pressi di Legnano, non era un problema raggiungere Besnate nel pomeriggio, lavorando a Gallarate. Un posto fuori-mano, al fresco, benché gli stessi ciliegi e il profumo dei gelsomini fossero già sbocciati nell'aria. Si trovava in provincia di Varese, fra le colline e i boschi, i sentieri di montagna, le strade sterrate che portavano ai campi, le balle di fieno, i trattori. Per certi versi, sembrava di starsene in campagna, fra le colline della Toscana. Tom abitava, proprio come Pietro, in periferia, in una casa che sembrava più una cascina. E per tutta l'estate si fece impartire lezioni di ukulele e armonia, così tanto detestata per un canzonettaro come Pietro – ribelle – che andava sempre a orecchio, in quello che era il suo “studio di registrazione”, che altro non era che una taverna che, come quella di Pietro e di tutti gli artisti – così come quella delle Aquile – i solitari – era piena di Luce: di strumenti, casse, dischi, divani, tavolini, libri ma soprattutto di Storia, Vita... Amore! Così Pietro, fin da subito, ebbe modo di conoscere tutta la sua famiglia, in primis i genitori, che lo trovarono subito buffo e simpatico, accettandolo semplicemente per quello che era: timido, umile, alla mano – insomma simpatico. Lungo l'estate, Pietro ebbe modo di assistere ad alcuni concertini di paese da parte del complesso di Tommaso, la “Volley-Band”, conoscendo – seppur di vista – gli altri componenti: al basso Mattia, alla batteria Raffaele e al clarinetto Roberto. Durante una serata in musica, all'imbrunire, sul lago di Conabbio notò un ragazzo, essere poi un amico di paese di Tom e del bassista Mattia, tutti di Besnate, che la settimana successiva, dopo la lezione, lo intravide su di un trattore mentre, dai campi, rientrava nel paese per rincasare. Si chiamava Asmir, un nome certo non italiano e inappropriato per uno di origini lombarde – leghista – boscaiolo, contadino e amico di infanzia di Tom e Mattia. Pietro successivamente chiederà continuamente a questo Asmir di poterlo portare sul trattore, vivendo come ne “Il Ragazzo di Campagna”, a spasso sul nuovo mezzo, richiesta che però non verrà esaudita...
Ma Pietro volle di più – aveva ben altre intenzioni. Ben presto iniziarono una lunga collaborazione che li portarono, inconsciamente, al Successo. Certo, quello Loro. Durante la permanenza in Slovenia, per le vacanze estive, Pietro gli chiese se avrebbe potuto registrargli un'intera base strumentale, quella di “E' l'Amore”, primo successo di Franco Battiato, che sul finire del 2017 avrebbe compiuto esattamente 50 anni. Così, appena ritornato “in patria” avviarono il progetto procedendo con la registrazione del pianoforte – vero! Durante la registrazione della batteria, il secondo strumento, conobbe un ragazzo presente nello scantinato di Tom, “Fonz”, soprannominato così per via del suo look alla Fonzie di “Happy Days”, classica faccia menosa, tirata, con quei capelli nero-carbone e quegli occhi di vetro da mettere paura a tutti. Non sapeva cosa ci faceva a casa di Tom, non c'entrava niente eppure continuava a far domande a Pietro, sorridendogli continuamente e strizzando l'occhio. Capì più avanti che quel Fonzie era in realtà un potentissimo spacciatore che gestiva tutto il traffico di Cannabis fra Varese e Milano. Tutta la base venne realizzata grazie ai fedeli amici e compagni di Tom del Liceo Musica Manzoni di Varese, eccezione fatta per la sezione d'archi per la quale Pietro contattò il suo maestro classico di musica, Augusto mentre per i cori l'altro maestro di canto, Lucio. A novembre, con tutto il progetto in mano, Pietro poté finalmente incidere il singolo. Ma non era finita, avendo avuto l'indirizzo di Battiato in persona, a Catania, e quello del suo collaboratore musicista e compositore, Ambrogio Gilori, Pietro ebbe modo di spedire il disco a tutte e due gli autori originali, con una bella lettera contente i ringraziamenti – compresa quella della loro Esistenza. I doni vennero recapitati, e non solo a loro, ma a tutti i Suoi collaboratori, nonché al batterista storico di Battiato, suo Amico e compaesano, Pierfranco, di Rescaldina. E' successo poi a marzo che grazie alla lettera recapitata a Battiato con la quale Pietro pretendeva di metterlo in contatto coi suoi ex-collaboratori, in primis proprio Pierfranco, trascrivendo i relativi indirizzi e numeri di telefono, Pierfranco lo chiamò dicendogli che Franco l'aveva contattato e si era presentato di Persona a Rescaldina, davanti a casa sua, per rivederlo un’ultima volta prima di ritirarsi nel suo eremo, concludendo l'attività di Artista. Dalla commozione, scoppiò in un mare di lacrime. Era ormai noto quanto Pietro si sbattesse letteralmente a far unire le persone del passato, o quelle che non avevano più interesse a stare insieme, quelle che si dimenticavano troppo facilmente degli altri, così da mischiare – a suo piacimento – le carte in tavola, o meglio... quelle del Destino. Diceva che la Magia consisteva proprio in questo: nel stupire gli altri con quello strano gioco delle coincidenze, dei legami, dei “destini incrociati”, ed è richiesto quindi l'intervento di una persona che si sacrificasse – rinunciando a gran parte della proprio tempo – inventandola di volta in volta, non essendoci in Natura, per poter stare al meglio e andare avanti sognando e vivendo come dentro una favola.
E nonostante questi sacrifici, Pietro riusciva sempre a ritrovarsi solo. Perfino il 30 dicembre, in giro la sera solitario per la piazza di Legnano, con tutti quei ragazzi ripartiti nei rispettivi gruppi d'Amici aveva tanto Cercato – come se fosse una punizione, quella di non far parte di nessuno ed essere ignorato nonostante gli Sguardi puntati a lui, ecco che ricevette il messaggio di Tom: “Che fai domani sera?!” - No perchè neanche Francesco, il suo compagno di (dis-)avventure, quello di Busto Garolfo, l'aveva rigettato, preferendo di starsene a casa con le amiche di sua sorella, senza invitare alcun amico. Passò quindi capodanno a casa del suo nuovo Amico e collaboratore in musica con una festa non-stop dalle 20 alle 11 del giorno seguente, trascorrendo però i primi 3 mesi del nuovo anno in solitudine, andando in giro a zonzo per le piazze di Legnano, Busto Arsizio e Gallarate in cerca di vita – o qualche ragazzo del passato. Al giorno del suo compleanno, in febbraio, Pietro chiese al Signore, per tutto il giorno passato in solitudine, di farsi regalare una Primavera piena d'Amici, e lo ripetè ossessivamente anche dopo essersi coricato, per tutta la notte passata in bianco.
Sabato 24 marzo fu una data storica per Pietro, perchè da lì la sua vita cambio radicalmente. Lunedì 12 marzo fu aggiunto al gruppo in chat per il 18esimo di Tom. 10 anni li separavano, ma Tommaso volle comunque invitarlo coi suoi amici coetanei. Giunto alla festa, il padre di Tom gli chiese di badare ai ragazzi, ma sarebbero stati gli stessi ragazzi a badare a lui, con le solite osservazioni a cui Pietro era continuamente soggetto – quelle sul “tipo strano”, il “ragazzo perverso”, “l'omosessuale”. Pietro, tra i sorrisi che potevano mascherare la compassione, le osservazioni – o lo schifo dei presenti, era nuovamente messo “contro il muro”, anche fra i 17enni – di generazione in generazione – auto-catalogato “ragazzo da parete”. Gli scappò istintivamente la citazione di Mrs. Doubtfire girandosi attorno alla piscina: “Oddio, cosa ci faccio qui, siamo ai limiti dell'ossessione!”. E la situazione degenerò poco prima che ritornasse il padre di Tom, in quel Rifugio degli Alpini, che Pietro denominò ironicamente “l'Orgia degli Alpini”, con ragazzi che bagnavano il pavimento con le birre per “volare” e altri che si lanciavano addosso le sedie, senza contare la nebbia di Cannabis proveniente dal bagno – che sembrava più una camera a gas, per poi assicurare al padre che la situazione era tutto sotto controllo, prima di abbassarsi di scatto da dietro il banco del bar all'arrivo di una bottiglia vuota lanciata non troppo a caso, sotto il rumore infernale della musica al ritmo del “tunz-tunz”.
La serata si prolungò fin oltre le 4 del mattino e terminò col passaggio a casa di Tom da parte di Pietro, e di alcuni suoi amici che ancora non conosceva, in particolare di Marco – un nome ormai storico per Pietro, quello del suo migliore Amico d'infanzia, che lo fece guidare – senza patente – dal rifugio fino a casa di Tom. Questo Marco era l'esatta copia di un giovane Lucio Battisti, dai suoi ricci, al suo noto profilo che lo fece diventare il proprio “marchio di fabbrica”, oltre allo sguardo – quello di giada – che ricordava la Cina, quella di Bruce Lee, dalla personalità candida, tipica delle persone... semplici. Alla festa, appena entrato, lo notò subito girarsi verso le sue amiche bisbigliando quelle frasi tipo: “Ecco, c'è quello strano amico di Tom...”, facendosi chiaramente notare a Pietro che non fece altro che distogliere l'attenzione, chiudendosi gl'occhi e aprendoli guardando altro, tirando un sospiro amareggiato. Invece Marco gli stette vicino per tutto il tempo, rivelandosi il più simpatico della compagnia, fino ad abbracciarlo quando erano giunti a destinazione – con la Promessa di rivedersi ancora. Lungo la strada del ritorno, Pietro – nuovamente solo – ringraziò il Signore del momento trascorso, mentre alla radio, una voce che già conosceva, intonava “Aria di Primavera – inebriami d'Amore, questa sera. All'alba, sarò da sola...”
E' proprio vero che le cose belle succedono sempre all'improvviso, tante volte succedono perchè devono succedere, lontane dai nostri piani, secondo le Leggi del destino – il Fato. E la cosa buffa è che Pietro, diversamente dai casi precedenti, non si era inventato niente per farsi accettare o meglio – sopportare – dai ragazzi che aveva appena conosciuto. Nelle settimane a venire gli arrivarono un sacco di inviti, di telefonate, messaggi che aumentavano di giorno in giorno: da una rubrica che conteneva solo un misero elenco di parenti e di alcuni vecchi “amici” che lo avevano precedentemente bloccato, ora si ritrovò con una 50ina di ragazzi che lo cercavano continuamente ogni giorno! Solo il giorno prima di quel fortunato sabato girava a vuoto per le strade, poi per una festa nella quale Pietro ci stava pure rinunciando per l'inevitabile paura di essere oggetto di prese in giro per quella che era la sua Natura – candida – si ritrovò invece stracolmo di Amici, in un vortice di “frenesia sociale” a cui Pietro non fu mai soggetto, manco ai tempi della scuola. A quella festa ne aveva conosciuti veramente tanti, e non sapeva che uno straniero come lui – Alieno – potesse fare un così tale effetto dinanzi a quegli sguardi così diffidenti, tipici di chi vede qualcuno di nuovo, perlopiù venuto dal nulla: “Le ombre di fantasmi della notte sono alberi e cespugli ancora in fiore...”.
FINE PRIMA PARTE
Opera scritta il 05/11/2018 - 21:36
Da Pietro Valli
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