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A note stanche...

Avidamente m'avveleni
di note gravi
che non ho la forza di ingoiare.
E vomito tutto
sul leggio dell'anima.
Stanco di restare piegato
ad un gioco che non è l'amore
ma il disamore.
Mi tuffo nel mare delle incertezze,
ove echi mai ascoltati
cadono a capofitto
dalla torre d'una pietà
a cui sono complice ed amante.
Muore la luce sulle mie mani
che come binari
stridono nella nebbia,
in questa notte dove raccolgo
i pezzi d'un puzzle
che non avrà mai fine.



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Opera scritta il 25/11/2013 - 09:40
Da Salvo Romano
Letta n.1321 volte.
Voto:
su 2 votanti


Commenti


Poesia stupenda, piena di dolcezza e malinconia. Piaciuta tanto. Un abbraccio, Ausil

Ausil Malvi 26/11/2013 - 22:02

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