Poesia delle acque che si chiudono
Un mare di idee che non riesco a fermare.
Non so decifrare tutte queste risposte che si affollano dentro e intorno a me.
Provo a spostare lo sguardo
come se girandomi cambiasse anche il modo in cui mi pongo le domande.
A occidente dove il golfo finisce con un promontorio nel mare
a est le case del paese si rincorrono come a volersi tuffare
Verso la spiaggia, dove la piccola duna di sabbia si spegne nel verde
O verso l'orizzonte, disegnato da milioni di spigolose creste.
I pensieri arrivano come le onde
L'altalena del galleggiamento mi ripete che sono vivo
in questo periodo mi sento tale, più che mai.
Riemergo dall'acqua
acqua che asciuga velocemente al sole e al vento.
Resta il sale sulla pelle, che si appiccica come i ricordi.
Mi volto indietro.
Cosa eravamo, dove siamo finiti.
Nessuno dei bagnanti che passeggiano sulla rena ci assomiglia
nessuno ha quella forza che avevamo.
Dov'è finita la nostra e adesso
quanto assomigliamo a quei due che eravamo.
Che cosa ne è stato di quelle vittorie e di quella meravigliosa dimostrazione di intenti.
Abbiamo spostato lo sguardo, abbiamo cambiato le domande.
Un lavoro, le donne e il cercarci dentro.
Il mare si è aperto e non siamo riusciti a far finta di non vedere:
i coralli rossi, i ricci appuntiti e gli annegati.
Il corridoio lo attraversa il popolo, vanno verso la salvezza.
Noi siamo ancora nel mezzo a tirare spallate.
Corrono
ma in fondo all'orizzonte ci hanno messo un muro,
e ritornano correndo, chi più veloce, chi più stanco.
Avanti e indietro
avanti e indietro
qualcuno arranca
è l'ultima volta che passerà di qui.
In questa discarica di fondale ora
A stento riusciamo a vederci
gli occhi annegano di lacrime.
Non era questo il mondo che ci eravamo promessi.
Non voglio più sperare.
Bisogna chiudere il mare.
Per attraversare la vita ora
dobbiamo re-imparare a nuotare
e a mantenere la parola data.

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