Chissà se piove dove vivi tu
Nessuno fuori dalla piccola stazione dei pullman nella frenesia si accorge di un sorriso nascosto che guarda fuori dal finestrino… forse immagina che l’autobus viaggerà fin dove qualcuno l’aspetta.
Fin dove sa già che non andrà mai. Finché non si ferma.
I passeggeri scendono in maniera convulsa, chi con la testa nel giornale, i più con lo smartphone in mano. Due ragazzini con lo zucchero filato fanno a gara per fare i cerchi nell’acqua, e ci fanno queste nuvole che stanotte non vogliono smettere di piovere. Un altro salta nella pozzanghera e il padre lo
sgrida. Lei li guarda e pensa che è così che si smette di essere bambini.
Un uomo stretto nell’impermeabile si avvicina ad una piccola pozza senza paura di sporcarsi, e da sotto il cappello giocandoci dentro riesce pure a vederci il cielo.
Forse i problemi di questa nostra epoca sono iniziati quando abbiamo smesso di saltare nelle
pozzanghere e ci siamo preoccupati di non bagnarci i piedi, sembra pensare ancora lei dietro un sorriso
ora appena abbozzato in un tailleur anche lui abbozzato che fa quasi tenerezza.
Il temporale di quella notte non cessò finchè alla luce intermittente del vecchio lampione dietro la panchina della stazione le ombre sorridenti dell’uno e dell’altra non si unirono nella meraviglia di un abbraccio. Lei chiuse gli occhi solo l’istante di dire <Non mi lasciare…>, e le sembrò di vedere l’ombra
di quella goccia che stringendosi al cuore strattona. E grida. Sopra la panchina sulla pagina della cronaca scritto a cera lesse a fatica “Una lacrima di pioggia dal sorriso di una nuvola, tu sei così. E io appartengo alle fiabe”. Asciugò il viso con la manica del tailleur, e si accorse per caso della data del
giornale 14 APRILE 1967.
Sembrava non capire. Solo pochi giorni prima nel giardino fiabesco della sua casa di città augurava un buon inizio anno 2019 mentre sapeva che non avrebbe rivisto per un po’ affetti e amici…
Ma tutti questi anni, e nel passato… Era partita alla volta del piccolo paesino affascinata dalla leggenda Degli origami che aveva letto da qualche parte… di un uomo così innamorato di una sconosciuta da scrivere versi su foglietti di carta piegati e metterli ogni notte di pioggia nello scolo dell’acqua piovana.
Con la speranza di raggiungerle il cuore.
Nella sua stanza sulla poltrona del nonno una signora bionda col gatto al collo si strofina la schiena dolorante, e sussurra <…poco importa se bruciano un po’ le ali>.
Stringe un libro, e continua a leggere… Lei deve riprendere il suo posto al finestrino, fin
dove sa già che non andrà mai. E lui è così, appartiene alla poesia...
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e i gatti guardano nel sole
Mentre il mondo sta girando senza fretta
Irene al quarto piano è lì tranquilla....
altri, cantano la poesia
tu, la incidi nel cuore
incanti, Mirko
Buon fine settimana