L’Alba dell’Angelo- § unum
Se ne stava seduto il vecchio, stranamente in silenzio e ancor più stranamente senza recitare quella sua cantilena
Regge il fio dei giorni / per la tela ecc ecc
quando ad un tratto, fissando un gomitolo rotolato da chissà dove forse stanco di correre tra le pagine…
-Da un capo all’altro nelle terre di Poèsia confusione e tormento strizzano le anime delle genti, ingarbugliano le menti in inutili disquisizioni irriguardose tanto per dire qualcosa-.
Come per il mondo di Fantàsia (ai meno giovani saranno subito venuti alla mente Bastian e le avventure di Atreyu per fermare il Nulla) anche qui è necessario credere nei sogni, ma non troverete Oracoli o Torri d’Avorio, o draghi.
-La vita in queste terre costringe ogni giorno a fare i conti con le necessità quotidiane, e gli abitanti del regno non manifestano che l’esigenza del distacco dello spirito umano dalle cose materiali… almeno durante i temporali che illuminano i pani sul segno della croce per la modesta tavola.
…perché l'anima a volte può fare voli complessi da spiegare.
Guardando in cielo le nuvole, quelle bianche e altre cariche di pioggia, possono sembrare tasti di un pianoforte. I gabbiani, che in realtà sono poiane, è come se li suonassero sul mare a quadretti dinanzi. Che in realtà è una distesa di risaie.
Le menti arrivano a ritenere queste immagini degne di poesie da scrivere.
Quando piove, qui il cielo lo fa perché qualcuno gli manca.
…
Hadrianus il Pacifico dopo diciassette anni di regno e di pace ha deciso di abdicare, e la musica della pioggia per gli abitanti di Poèsia è divenuta solitudine fatta di suoni rotti.
L’anziano sire senza prole dovrà ora scegliere il suo successore.
Da tutto il reame si son messi in cammino i dieci Signori del Rigo. E dai dieci Luoghi del mondo, gli Alti Spiriti.
Perché Poèsia sorge sulle terre degli uomini e s’innalza sino alle colline delle Quattro Lettere dove ogni re sa che alla fine del proprio viaggio siederà alle due tavole di pietra dinanzi a Yhwh, colui il cui nome non va pronunciato.
Coloro che regnano dai dieci Luoghi del mondo lo chiamano Hashem “Il Nome”-.
Il vento stamattina è gelido. Di quelli che tagliano la faccia.
-Il vecchio re sta seduto sotto il grande Albero della Scrittura con le mani nelle tasche, in quelle interne pesano i ricordi.
Piegato all’indietro come fa un tulipano. Pensa forse a tutte le volte che ha spolverato la Montagna, ma non con le scope che si conoscono. Con una magica, con le setole fatte di vento.
A quella prima volta in cui chiese al Padre che fine fa la neve…
<La neve è magica anche lei, ne hai un pochino sulla faccia> un luccio con la bocca di zucchero. Nei suoi occhi nessuna rosa, ma l’ombra dei fossi. Seduto a terra a gambe incrociate, coi giorni portati in braccio dalla corrente.
Per diciassette lunghi anni il pacifico sovrano gli ha usato questa premura, ma il monte Oreb e la senescenza non hanno ricambiato la cortesia.
Ora dorme all’ombra di papaveri rossi, e lascia che il vento gli passi un po’ addosso. Dentro alla bocca stringe parole… che entrano nelle tasche, e tagliano i pensieri.
Un luccio riposa sul pelo dell’acqua. Tra i suoi capelli argentati-.
Va a fondo la notte nell’ultimo chiurlare di un assiolo. E su un manipolo di uomini in marcia solo da qualche minuto o il tempo di un assolo. L’alba sul viso invita il primo cavaliere alla danza di un mesto sorriso. Appesi a un filo nella mente pensieri come il soffio di un cigno.
Dietro di lui galoppano paladini di grafite attraverso i confini più nascosti del cuore. E un individuo strano non poi così strano con un palloncino gonfiato a bocca, tenuto al polso dal nodo di Ian.
Nell’aria sospettosa tra le piume di un beccaccino cavalca con il bavero alzato un Signore del Rigo.
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Ci si perde qui come in una fiaba che evoca e dona emozioni.
Complimenti sinceri...