Una volta la parola
era passata al di là dei venti, dei mari,
di tutto ciò che era materia,
come un fulmine
si era propagata per tutte le terre
della grande sfera.
era passata al di là dei venti, dei mari,
di tutto ciò che era materia,
come un fulmine
si era propagata per tutte le terre
della grande sfera.
Un abisso la circondava
come gli occhi del mercante d'oblio,
venditore di macchine
per cucire le bocche
e tappare le orecchie,
ma la visioni erano chiare,
l'uomo si affannava
alla ricerca di se stesso.
Ma esso era abituato
al tempo che corrode,
alla fame che morde,
alla sete che affoga
e alle parole che illudono.
Un opera grande,
quanto il cielo di autunno,
immersa nelle piccole foglie
del mondo, al centro del vuoto,
nella camera segreta,
al di là dell'abisso,
un alchimista creò
la pietra filosofale
grazie alla parola primordiale
che scese dall'alto.
Incarnata la parola
l'alchimista sparì nel nulla, così,
come un soffio,
portò via con sé
il segreto della vita.
Ma quell'ultimo viaggio
era forse il ritorno
ai luoghi celesti.
Opera scritta il 25/08/2014 - 17:33
Letta n.1445 volte.
Voto: | su 4 votanti |
Commenti
Vi ringrazio infinitamente!
Lorenzo Arcaleni 26/08/2014 - 10:18
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Una poesia dai vasti orizzonti..."Intensa", come dice Genoveffa. Così sia per Te anche questo giorno. Vera
Vera Lezzi 26/08/2014 - 09:40
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hai descritto la creazione della terra con tutti i pregi e i difetti che si è costruita nel tempo rincorrendo chissà quali sogni ,eccezionale la chiusa,il ritorno ai luoghi celesti,molto bella,intensa,sempre bravo LORENZO
genoveffa 2 frau 26/08/2014 - 07:27
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