Piazzetta Gattamelata al civico 2.0
Avrei dovuto capirlo fin da che giocavo gattoni guardando Supercar Gattiger, sapete la serie televisiva anime giapponese trasmessa negli anni ’80, insieme al nostro supergattone Neve.
Papà metteva la divisa giallo-grigia, come il costume da supereroe, e alle prime luci usciva con un bacio e il passo lieve… per non svegliare me e la mamma, gatton gattoni fino al gatto delle nevi.
Lo seguiva Neve con agilità gattesca fin nel vialetto per guardarlo andare via, poi rientrava dalla gattaiola.
Un fragore come di saracinesca ci svegliò un giorno: un trapestio, e da quel giorno non rientrò più.
Non sapemmo mai, ma il rigattiere giù all’angolo non mostrò più da allora in vetrina la sua preziosa mazzagatto.
Stavamo in alloggio da un ex berroviere finito in gattabuia, un bugigattolo, ma poi papà fu trasferito tra Gattinara e Gattico. E mi regalò gatto Mammone. Spaventoso, perché spelacchiato e monocolo, ma un gattino tanto dolce da render gattofilo anche il più elurofobico acrimonioso.
…alle hit parade di Oscar su musicassetta nel walkman
Qui abitavamo in una vecchia casa vicino a un prato di gattaie; quanti calci al pallone e pisolini all’ombra del grande gattice. E quanti tamagotchi ho fatto morire con i miei modi adagini.
Stavamo proprio bene, ma poi un giorno il capogatto di mamma!
E la lunga degenza in ospedale. Anche lei non è più rientrata.
A papà offrirono il distaccamento a Lampedusa come ufficiale.
Mi piacevano sia i gattinaresi che i gatticesi, così restai in vicolo Gatto. Anche perché m’ero fatto degli amici e andavo al liceo “Giuseppe Tomasi”.
Poi conobbi la tua mamma in ferie a Gatteo Mare, e vi piantammo radici.
Gatto Mammone si trasferì da papà perché lei soffriva di ailurofobia. Ma era anche una gattamorta, e una notte aggattonando ci lasciò da soli.
Ma oramai siamo gatteesi tu ed io.
Ricordo ancora quegli occhi color laguna da gatta ci cova quando vide l’occhio di gatto col suo gatteggiamento, che le donai. Ma tanto va la gatta al lardo che il mattino dopo non trovai più le sue cose.
Avrei dovuto capirlo che ogni bagatto soffre di gattopardismo, anche se solo degli arcani minori del destino.
< …in parole povere, papà?!>
Certo, hai ragione. Voglio dire che era come i giocatori di bussolotti e l’arcano dei tarocchi tua madre, che cambiano la forma apparente senza mutare la sostanza.

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