Cieli smar ginati d' azzurro profondo
che si inseguono in eterno,
e mai la la gelida notte li bracca.
Ne il sol s 'offende per non esser sempre bello,non soffre del ballo ,
d' artemide e selene.
Campi ininterrotti di vividi fiori,
dono.prezioso un con l altro
 fan concento a rischiarar 
l 'alma vibrante d 'armonia.
Profumi  che mozzan il respiro,
 tant'e  forte
l'odor di lavanda  di rosa .
Rammenti?in maggio gli orti 
eran pieni di bombi
 e laboriose api,
 il soave olezzo del mirto riempiva le nari.
Il lezzo del putridir
 di foglie e' ormai dimentico.
Acqua chiarissina ove riposar  ,
con gocce adamantine
 ricolte dalla luce imperitura 
Cascate roboanti,
 con spruzzi argentei che
 si perdon nell'aura senza tempo.
Son come i nostri mari,
 quando in giugno
risplendon sotto il sole
 al bacio di Proserpina.
Quanta pace quelle onde errabonde
 all 'inizio del bel tempo
 s agitavan dal cuor del pelago,
per poi morir a piaggia in dolce canto.
Quivi nel mondo  giocondo,
 non v'e' pena ne amaro 
Non v'e pianto o attesa,
ma sol un eterno di' fresco e gaio ,
Il cor sempre si rallegra.
Nel loco invidiato v'e' pace  mite vento
a solleticar la tempia.
Ah amabil seggio di misericordia
 dona un po di quella lena.
Nel sito  ambito non
mette pie' il l orribil nemico
 che rugge nella fucina
 di zolofo e ringhio.
Sol il beato si pone 
sotto la mano del santo regnator.
Figlio movi beni i tuoi calcagni
 nel suolo del sospiro ,
Vivi retto e senza malanno.
Mira il ciel,
 quivi v'e il gran guadagno!
T' attendo allo scalon santo,
Cingo la tua mano alla mia.
Non v'e serraglio ne spine
Solo luce e amor per confine.
Corrado cioci
Opera scritta il 15/12/2024 - 21:17Voto:  |  su 0 votanti  | 
	
Nessun commento è presente
                        


