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I capricci del destino

In capo al lungo sentiero,
abbagliato dai raggi policromi
di un sole al tramonto,
d’un tratto,
si palesò un tipo insolito.


Una figura evanescente
dai tratti enigmatici
col crine bianco
ed un classico tait.


“Senta buon uomo” mi fa
“ho letto le sue carte
e sa cosa le dico?
Lei necessita di un acerrimo nemico,


così potrà sfogare le sue ire
recondite, selvagge,
e maledire
quel che non afferra e che le sfugge”.


Ma io non ho selvagge ire
ma da benedire
tutto quel che mi ruota intorno,
da mane a fine giorno.


“Allora potrà alienare
bizzarrie e frustrazioni
di quel che lei vorrebbe
e che non ha”.


Ma io non ho frustrazioni,
ho tutto quanto,
ho soddisfatto le poche ambizioni
e son contento.


“Vede, buon uomo,
io sono la versione umana del destino
e anche a Chi, per noi si è fatto Trino
ho procacciato il suo nemico…
altro non le dico”.




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Opera scritta il 05/01/2025 - 15:27
Da Francesco Scolaro
Letta n.228 volte.
Voto:
su 3 votanti


Commenti


FRANCESCO...Il destino non si può cambiare, è Lui quel trino Signore l'artefice della nostra sorte....L'uomo propone e Dio dispone. Racconto surreale delizioso. Ciao buona giornata.

mirella narducci 07/01/2025 - 09:35

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Il destino si traveste in qualsiasi modo.

Maria Luisa Bandiera 06/01/2025 - 07:46

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Racconto molto poetico, bella la rappresentazione del destino, sei sempre originale, complimenti davvero!

Anna Cenni 05/01/2025 - 19:21

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