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dito della morte

Il rumore come di un bicchiere quando si rompe lo aveva svegliato, ma in casa non c’era nessuno…
Dai battenti scostati del verone, nella casipola al termine del corrimano riusciva a vedere il dirimpettaio rincasare; lo riconobbe appena dietro la sciarpa.
Dentro il cappello, impavido: in quella notte sotto zero da un cielo che comprimeva e congelava strade e cose come un fondale artico, un brinicle era penetrato quasi nel lunotto dell’unica auto in sosta.
Non poteva smettere di osservare l’individuo, tremante nelle chiavi sui guanti ma condisceso in viso ora sciolto dalla lana.
Al lumicino la pigionante, un tempo compagna, lo aveva forse voluto rivedere quell’ultima volta.


Dall’altana all’addiaccio di bicocca, col capo votato all’impannata l’uomo si lasciava opprimere dal tubo di ghiaccio sul vetro e raccoglieva le schegge di sonno dagli occhi.
Quasi poteva sentire il tepore sull’uscio di un abbraccio in quello che adesso era un accennato pioviccicare, l’altro uomo…
Per la prima volta si sentiva davvero a casa.




(da Attimi di prosa, M.D.Mastro -nome de plume Dominique Noir)




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Opera scritta il 02/11/2025 - 07:39
Da Mirko D. Mastro
Letta n.80 volte.
Voto:
su 2 votanti


Commenti


Complimenti, bella scrittura..

Maria Luisa Bandiera 03/11/2025 - 17:24

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La figura che narra l'ultimo abbraccio è struggente, complimenti

Mary L 02/11/2025 - 17:45

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