Il pianto sferro
all'immenso dolore
che il pensier cagiona
se improvviso invade
il tuo bel viso la memoria
a pugnalar violento il petto,
e sgorga forte,
in salati fiotti
e scuote le membra
e brucia il cuor
che a lungo stento ritrovar riposo.
Allor m'avvio all'arida zana
dove secco e sodo è il terreno fenduto
e mai nessuno appare che
nulla attrae di simil luogo,
avverso e remoto,
le grintose genti,
e sol'io la polvere impronto
di friabili orme.
Qui vengo a trovar sanità
dai grevi pensieri
e le ferite curar
giù lento calando
per la buia cuna di siepi e spine protetta,
dove sempre rampolla novella speranza
a inondar su
la secolare zolla.
all'immenso dolore
che il pensier cagiona
se improvviso invade
il tuo bel viso la memoria
a pugnalar violento il petto,
e sgorga forte,
in salati fiotti
e scuote le membra
e brucia il cuor
che a lungo stento ritrovar riposo.
Allor m'avvio all'arida zana
dove secco e sodo è il terreno fenduto
e mai nessuno appare che
nulla attrae di simil luogo,
avverso e remoto,
le grintose genti,
e sol'io la polvere impronto
di friabili orme.
Qui vengo a trovar sanità
dai grevi pensieri
e le ferite curar
giù lento calando
per la buia cuna di siepi e spine protetta,
dove sempre rampolla novella speranza
a inondar su
la secolare zolla.
Poesia scritta il 04/05/2011 - 07:55
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