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Lo scrivano

Sembrerebbe strano,
ma esisteva lo scrivano.
Praticava il suo mestiere
nelle strade del quartiere,
si poteva anche trovarlo
nel loggiato del San Carlo.
Fermo lì col suo banchetto,
elegante in doppiopetto;
carta, penna e calamaio,
anche al freddo di gennaio.
“Professò devo spedire”
-Presto si, che devo dire?-
Svariati gli argomenti
dipendeva dai clienti:
curiosi, eccezionali,
molto spesso personali.
Non celavano segreti,
falsi, seri o indiscreti.
“Quanto costa, professò?”
-Ma, dipende, non lo so;
dieci righi quattro soldi,
tutto pieno fino ai bordi.-
Della vita quotidiana,
della Napoli campana
lo scrivano professore
era come un confessore.
Una usanza regionale
a dir poco geniale.
Era il mondo della gente
che aveva poco o niente,
che credeva negli affetti
con i pregi e coi difetti,
che felice stornellava
anche quando non mangiava;
per mancanza di cultura
un rimedio su misura
ormai tutto tramontato
ma che io non ho scordato.



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Poesia scritta il 13/02/2016 - 15:50
Da Ugo Mastrogiovanni
Letta n.1122 volte.
Voto:
su 7 votanti


Commenti


Poesia da 10 lode!

Maddalena Clori 16/02/2016 - 06:32

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E' molto bello questo calarsi in un epoca in cui l'istruzione era solo dei pochi mentre l'analfabetismo era la normale quotidianità della gente povera. Bravissimo Ugo, ciao

Gianny Mirra 15/02/2016 - 18:08

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C'è lo ricorda anche ironicamente il grande Totò in suo celebre film MISERIA E NOBILTA: "Caro Giuseppe compare nipote"...
Un verseggio che esalta encomiabilmente questa figura ormai in disuso...

*****

Rocco Michele LETTINI 14/02/2016 - 12:45

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Ohilà Ugo che bello ritrovarti tutto bene? Gran bella poesia questa tua dove racchiudi quel modo dolce e sensibile che era il mestiere dello scrivano quello di un tempo che nostalgicamente affiora nella tua mente..e tu oggi ne fai omaggio a tutti noi..ma principalmente a te complimenti di cuore per la tua grande sensibilità..un'abbraccio e buona domenica..ciao.

Maria Cimino 14/02/2016 - 12:25

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Nostalgia nel ritratto di uno scrivano...Mi piace molto quando si riesce a catturare lo spirito di qualcosa che non c'è più, perché in qualche modo si fa tornare quel qualcosa...Ed è bello. Complimenti...

Sabry L. 14/02/2016 - 11:04

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Bellaaaaaaaaaa... caro Ugo, ci hai riportati alla realtà di quei tempi andati, immagino dai tuoi bei versi quanto potesse essere gratificante quel mestiere, ed utile...lo hai dipinto quello scrivano...i miei complimenti...5 stelle...olè, un caro saluto a te.

Gennarino Ammore 14/02/2016 - 08:06

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Raccontano i miei genitori di notizie stravolte e di unioni fallite a causa dello scrivano a monte e del lettore a destinazione. A loro era delegata l'espressione dei sentimenti e delle angosce visto che parecchie lettere arrivavano dal fronte.
Compito gravoso quello dello scrivano, ruolo in dimenticato e che pensò oggi sia impersonato dal poeta che veicola i sentimenti con le parole, talvolta inconsapevole di scrivere i sentimenti comuni a tutti e che toccano tutti i cuori.
Ciao!

Millina Spina 13/02/2016 - 23:29

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Ricordi di un mondo, neanche troppo lontano,che ormai appartiene alla storia. C'è un sentimento di velata malinconia e nostalgia per i ricordi.. perché noi di questo siamo fatti, o poco più. Chi non ha memoria non possiede nulla..

Francesco Gentile 13/02/2016 - 22:38

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Un mestiere antico e dismesso, da lei descritto benissimo. Mi ricordo sorridendo un Totò insuperabile. Molto bella. Un saluto. Loris.
Grazie per graditissimo commento.

Loris Marcato 13/02/2016 - 21:18

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