Ecco fare il suo ingresso Mario
L’ottusità, sapete, non mi crea fastidio. Dopotutto non è che un’accozzaglia di suoni con poca risonanza. Ciò che mi indispone è la malacreanza.
Stavamo nel giardino del padrone di casa tra alberi “diamantati di brina (…) vestiti a festa (…) col sole”, solo poche ore prima “superbi nel grigiore dell’alba ignorando il destino e carezzando il sogno”, a verseggiare “talvolta catturar le parole e con esse giocare per descrivere sogni o verità sommerse”. Il padrone di casa Adriano, una specie di Saba versione “ginocchia sempre sbucciate” e “i calzoni corti non come ora che i bambini nascono con i pantaloni lunghi”, ci invita ad entrare nel suo salotto letterario in cui noi amanti della poesia e dei racconti ci troviamo quasi sempre a nostro agio. Un poeta conservatore, in quanto a mio pensare la poesia a suo giudizio richiede strutture tradizionali e un linguaggio onesto capace di descrivere la realtà che viene presentata.
Ad ogni modo… all’interno continuiamo a poetare “con un verbo soltanto (…) mutare imbrunite speranze con un semplice accento dare tono alla vita”.
Amo di voi che, come me, poeti siete alla continua ricerca di quella parte che vi è mancata tanto e continuerà a mancarvi per il resto della vita… a metà tra una mamma, un affetto o l’amore e se stessi. La poesia che riuscite a farvi scivolare addosso e che impregna i vostri abiti di comprensione.
Come di te Ernesto amo il coraggio di togliere l'abito più attraente per un poeta e scrivere “ti dico che mi manchi tanto ed è una bugia, perché in realtà mi manchi tutti i giorni”, riferendoti alla mamma. Ed io non posso che dedicare queste belle parole alla madre dei miei giorni, dei miei tre splendidi respiri… che bella questa definizioni che mi hai regalato, Laisa.
Ebbene, vi chiederete forse dove voglio andare a parare citandovi… Ci arriverò tra un momento.
Sono un poeta a cui non è concesso altro Grazia che scegliere “una rosa, quelle selvatiche a cespuglio” da donare a chi come voi ha un’anima… insieme alle emozioni. Lo scrittore che ama condividere l’intimità tra i righi.
Nel nostro bel salotto nel primo pomeriggio si trova ad arrivare qualcuno che sarebbe stato meglio tacesse così da lasciarmi pensare fosse ignoranza, piuttosto che aprire la bocca e togliere ogni dubbio. Un po' come quando da ragazzi ci si imbucava ad una festa. Prende posto accanto al mio rivolgendosi a tutti tranne che a me... Un dialogo silenzioso il suo che ho ascoltato attentamente: devo ancora incontrare un ignorante che non cerchi di insegnarmi qualcosa.
“Il passo si fa incerto arduo il percorso” amici autori. “Il tramonto intesse trame sfumate e s’arrende alla sfida del tempo. Solo e lento m’avvio verso il giorno che muore ed alle spalle sento (…) echi sottili”… mi scuso se mi sono permesso di usare Adriano nella tua casa queste parole. “Sono esili fiori che han bevuto la vita e si stingono ignari nel ricordo del sole”.
Stavamo nel giardino del padrone di casa tra alberi “diamantati di brina (…) vestiti a festa (…) col sole”, solo poche ore prima “superbi nel grigiore dell’alba ignorando il destino e carezzando il sogno”, a verseggiare “talvolta catturar le parole e con esse giocare per descrivere sogni o verità sommerse”. Il padrone di casa Adriano, una specie di Saba versione “ginocchia sempre sbucciate” e “i calzoni corti non come ora che i bambini nascono con i pantaloni lunghi”, ci invita ad entrare nel suo salotto letterario in cui noi amanti della poesia e dei racconti ci troviamo quasi sempre a nostro agio. Un poeta conservatore, in quanto a mio pensare la poesia a suo giudizio richiede strutture tradizionali e un linguaggio onesto capace di descrivere la realtà che viene presentata.
Ad ogni modo… all’interno continuiamo a poetare “con un verbo soltanto (…) mutare imbrunite speranze con un semplice accento dare tono alla vita”.
Amo di voi che, come me, poeti siete alla continua ricerca di quella parte che vi è mancata tanto e continuerà a mancarvi per il resto della vita… a metà tra una mamma, un affetto o l’amore e se stessi. La poesia che riuscite a farvi scivolare addosso e che impregna i vostri abiti di comprensione.
Come di te Ernesto amo il coraggio di togliere l'abito più attraente per un poeta e scrivere “ti dico che mi manchi tanto ed è una bugia, perché in realtà mi manchi tutti i giorni”, riferendoti alla mamma. Ed io non posso che dedicare queste belle parole alla madre dei miei giorni, dei miei tre splendidi respiri… che bella questa definizioni che mi hai regalato, Laisa.
Ebbene, vi chiederete forse dove voglio andare a parare citandovi… Ci arriverò tra un momento.
Sono un poeta a cui non è concesso altro Grazia che scegliere “una rosa, quelle selvatiche a cespuglio” da donare a chi come voi ha un’anima… insieme alle emozioni. Lo scrittore che ama condividere l’intimità tra i righi.
Nel nostro bel salotto nel primo pomeriggio si trova ad arrivare qualcuno che sarebbe stato meglio tacesse così da lasciarmi pensare fosse ignoranza, piuttosto che aprire la bocca e togliere ogni dubbio. Un po' come quando da ragazzi ci si imbucava ad una festa. Prende posto accanto al mio rivolgendosi a tutti tranne che a me... Un dialogo silenzioso il suo che ho ascoltato attentamente: devo ancora incontrare un ignorante che non cerchi di insegnarmi qualcosa.
“Il passo si fa incerto arduo il percorso” amici autori. “Il tramonto intesse trame sfumate e s’arrende alla sfida del tempo. Solo e lento m’avvio verso il giorno che muore ed alle spalle sento (…) echi sottili”… mi scuso se mi sono permesso di usare Adriano nella tua casa queste parole. “Sono esili fiori che han bevuto la vita e si stingono ignari nel ricordo del sole”.
Mirko D. Mastro
Racconto scritto il 12/05/2020 - 16:30
Letta n.882 volte.
Voto: | su 3 votanti |
Commenti
Grazie per aver letto questo strano scritto... niente altro che la necessità di portare alla luce uno stato d'animo
Mirko D. Mastro(Poeta) 14/05/2020 - 07:38
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Hai tessuto una trama di pezzi raccolti e ne hai fatto "una" storia che sa parlare!
Scritto con la tua bravura...
Scritto con la tua bravura...
Grazia Giuliani 13/05/2020 - 23:35
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Un dialogo, una parentesi...un poetico racconto espresso in sintesi di un sentire che forse addolora. Tante espressioni di poesia si configurano come una magia, e poi il filo si interrompe o forse si spezza...in quella soglia che in fondo non far parte della magia. Molto bello.
Margherita Pisano 13/05/2020 - 17:34
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Ottimo lavoro.....non è facile armonizzare un racconto inserendo tante citazioni mantenendo intatta la scorrevolezza dell'opera e la piacevolezza della lettura.
Francesco Scolaro 13/05/2020 - 10:28
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Dove alle "" non faccio seguire un nome, le citazioni sono versi di Martini (il padrone di casa). Alla tua domanda Giacomo rispondo così: stavo dialogando rumorosamente col cielo.
Grazie
Grazie
Mirko D. Mastro(Poeta) 12/05/2020 - 20:01
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Ho colto la bellezza di alcune citazioni anche se alcune particolarità mi sfuggono...per esempio Mario chi è? Tuttavia mi è piaciuto e trovo molto bello il finale...ma forse anche quella è una citazione?...ciaociao, sempre bravo.
Giacomo C. Collins 12/05/2020 - 19:37
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