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PUNTI DI VISTA

Le istruzioni sono:

Ricavate dal racconto tradizionale di Cappuccetto Rosso un racconto secondo il punto di vista di uno dei seguenti quattro personaggi coinvolti:

Il lupo cattivo
La nonna
Il cacciatore
Cappuccetto Rosso

Scrivete il racconto in prima persona singolare (io) ed in modo umoristico ...ad esempio la nonna si fa le canne, il lupo è vegetariano, il cacciatore si è montato la testa perchè è stato sull'isola dei famosi, tanto per dirne qualcuna



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Lupo sdentato

Lupo sdentato


Ora basta! Ne ho piene le tasche di essere additato come “Lupo cattivo”. Per questo ho deciso di fare due cose: querelare l’autore della favola e raccontare la mia verità.
Essere chiamato Lupo cattivo mi ha causato parecchi problemi: una pecora mi ha tolto l’amicizia su Facebook, le caprette non mi fanno più “ciao”, Heidi mi prende a bastonate, i tre porcellini hanno tirato su un muro peggio di quello di Berlino attorno alle loro case e stanno tutto il giorno di guardia con le fionde in mano, e molti altri inconvenienti di non poco conto che non vi sto a elencare per non fare notte.
Dovete sapere che io e la nonna, oltre che coetanei, eravamo in ottimi rapporti. Basti dire che, essendo entrambi sdentati e poveri in canna, avevamo acquistato, pagandola in 12 comode rate, 6 a cranio, una splendida dentiera.
Logicamente una dentiera non la potevamo spezzare e dividere in parti uguali come fosse un tozzo di pane. Fu così che decidemmo, salomonicamente, di usarla un giorno a testa. E qui entrò in gioco quell’imbroglione del cacciatore, che offrendosi di ritirare la dentiera il mattino a casa dell’una i giorni pari per consegnarla a nel bosco a casa dell’altro, riprenderla a casa dell’uno i giorni dispari per riportarla a casa dell’altra, conquistò la nostra fiducia.
La nonna si fidava ciecamente di quel brav’uomo; io, invece, un po’ meno: gli uomini con il fucile in spalla, sin da piccolo mi facevano venire l’orticaria. Ma questo cacciatore mezzo cecato che non sarebbe riuscito a colpire un elefante a un metro di distanza, mi infondeva una certa tranquillità: dovete sapere che l’unico bersaglio che ha centrato durante la sua pluriennale attività di cacciatore, era stato il suo occhio sinistro pulendo il fucile a cui si era scordato di togliere le cartucce.
La brava nonnina, una bella mattina, oltre alla dentiera da consegnarmi, disse al cacciatore se al ritorno poteva accompagnare da lei la nipotina (di anni 23 per un metro e ottanta di curve al posto giusto, che la nonnina apostrofava con il nomigliolo "Cappuccetto rosso" per il colore dei capelli tagliati a caschetto), perché era stata sfrattata per morosità e, dovendo andare a stare dalla nonna, non si fidava a percorrere il sentiero del bosco da sola.
Il cacciatore la rassicurò dicendole di non preoccuparsi, che ci avrebbe pensato lui a farla sentire sicura. E come se ci pensò, il volpone!
Ridendo e scherzando lungo il sentiero del bosco, convinse la “nipotona” ad andare a stare da lui, che casa sua, a differenza di quella della nonna, era dotata di tutti i confort: riscaldamento a pavimento, vasca con idromassaggio, impianto di aria condizionata e molto altro.
La tipa accettò al volo; ma a quel punto sorse un problema di non poco conto: la nonna avrebbe accettato di lasciare la nipotina nelle grinfie del cacciatore mezzo cecato?
La nipotina piangeva come una vite. «Voglio stare con te, tu hai il riscaldamento autonomo, dalla nonna devo andare nel bosco a fare legna per il camino tutti i giorni e quando torno stanca e sudata, non posso nemmeno fare un rilassante bagno caldo» si lamentava la poverina.
«Non piangere piccolina. Ghe pensi mi!» la confortò il cacciatore. E in quattro e quattr’otto mise in piedi un piano diabolico.
Si recò a casa della nonna e, con fare contrito, le spiegò che il lupo cattivo si era pappato la nipotina; che lui mi aveva preso a fucilate, ma che la poverina, purtroppo, l’avevo già belle digerita e i suoi poveri resti li avevo evacuati spargendoli per il bosco.
La nonna, lasciando basito il cacciatore che si era preparato un bel discorsetto per aiutarla a superare il trauma e che nel frattempo aveva già messo su una bel faccione da circostanza, la prese abbastanza bene. «Mi è andata di lusso, una bocca in meno da sfamare» ghignò. Poi lo ringraziò per avermi fatto fuori, perché grazie a lui ora poteva tenersi la dentiera dentro la bocca tutti i santi giorni Ma quando il cacciatore la informò che sparandomi in bocca aveva mandato la dentiera in mille pezzi gli prese un colpo secco e se ne andò, lei sì al creatore.
Alla fine della storia; il cacciatore e la nipotina vissero felice e contenti; io, potendo mangiare e sorridere finalmente anche nei giorni dispari, fui più felice di loro; e l’unica che ci rimise fu la povera nonnina che aveva appena finito di saldare l’ultima rata della dentiera.
Ecco, che ci crediate o meno, così si svolsero i fatti, lo giuro sul mio onore, e se questo non bastasse, sono pronto a giurarlo pure sulla tomba della nonnina che vado a trovare ogni mattina, ringraziandola per avermi aiutato a pagare le rate della dentiera, grazie alla quale la fauna del bosco ora mi chiama “Lupo sorridente”.




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Scrittura creativa scritta il 08/12/2017 - 10:16
Da vecchio scarpone
Letta n.965 volte.
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su 2 votanti


Commenti


hai ragione, grazie alla nonnina ho smesso di mangiare solo pastina, ora posso persino spaccare ne noci e stappare le bottiglie di birra con i denti. Ti ringrazio.
Ciao Maria
Giancarlo

vecchio scarpone 08/12/2017 - 21:07

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Divertentissimo


almeno la nonnina ti è stata utile per la dentiera

Forte Bravo e complimenti
grande fantasia.


Maria Cimino 08/12/2017 - 18:01

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Ti ringrazio.
Ciao Loris

vecchio scarpone 08/12/2017 - 14:58

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Spassoso e ben scritto.
Ciao Giancarlo.

Loris Marcato 08/12/2017 - 10:48

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