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Le istruzioni sono:

Scrivi un racconto in cui descrivi fatti (in modo creativo) sull'attuale fase di cambiamento.


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L\'ora è fuggita

Dipende dal vento. I fiori d'arancio spingono il profumo alla porta della cucina o al di là del cancello e da lì fino alla casa a poche centinaia di metri dalla mia, in linea d'aria un grido, un chiamo. Sono una coppia di una bella certa età, vivono da soli, hanno i figli lontani. Li conosco, mi fermo a parlare con loro se li trovo sul sentiero lungo il quale hanno costruito un rifugio, io lo chiamo campeggio, per alcuni gattini che anni fa rimasero all'improvviso senza padrone.
Loro se ne prendono cura. Due volte al giorno. L'orario lo capisco dai gatti che all'ora prestabilita escono fuori dai cespugli, dalle viti abbandonate e sul ciglio aspettano Elio e Brenda.
All'inizio di questa clausura ho lasciato loro un foglio alla ringhiera con il mio numero di telefono e un messaggio che mi chiamino se hanno bisogno della spesa, di medicinali o anche niente, qualche parola. Lui è venuto due volte a trovarmi. Si avvicina e io indietreggio, come un minuetto.
È difficile assimilare la distanza se di una persona ti fidi, se ne hai bisogno.
Ho scoperto che hanno whatsapp e mi inviano le foto di casa mia scattate dalla loro terrazza. Un punto di vista che non conoscevo. Da lì non sembra vecchia, è bella.
In campagna ora c'è meno silenzio rispetto al solito. I bambini sono a casa. Se ne sentono le voci insieme a quelle dei genitori. Chi taglia l'erba, pota le piante, un giorno dopo l'altro, rischiando la desertificazione del territorio. Chi vernicia la porta, la finestra o la ringhiera, piegato per spingere la tinta dove il ferro battuto si arriccia. Visti da qui mi sembrano tutti vecchi, curvi verso la terra.
La civetta sarà andata in ferie, non la sento cantare, e i ricci non si sono fatti vedere ancora.
Arriveranno a maggio accompagnati dalle lucciole, una coperta intermittente dove l'erba è più alta li stanerà e torneranno golosi a mangiare i biscotti lasciati dagli uccellini.
Dormo poco. Mi sveglio nella notte e il buio s'illumina dei pensieri, fasci di luce che mettono a nudo le paure e certi moti ondosi, schiuma di rabbia.
Quanti colori sulle strade della mia città. Mazzi di fiori al di fuori delle farmacie, dei pochi negozi aperti, appoggiati al muro accanto al cancello del cimitero. Fiori invenduti, raccolti in parte dalle serre dove marcirebbero e messi così per raccogliere soldi per l'ospedale, per comprare materiale sanitario e una barella bio contenimento. Soldi che mancano, telefonate del sindaco e dirette facebook per aggiornamenti, negozi chiusi, marciapiedi senza senso, non c'è più nemmeno lui con il cane e la chitarra e quello più anziano dove compro una scopa nuova anche se ne ho di tutti i colori, ma lui mi dice “grasia mila” e non sa che è il mio nome e me ne vado sorridendo.
Al di sopra di tutto l'immagine di una saracinesca abbassata, basteranno quattro braccia per rialzarla?
Nelle orecchie sfilano assaggi di lirica accanto alle colonne di camion militari dove l'unico soldato è quello alla guida, no, anzi, alcuni di quelli dietro nelle casse saranno stati soldati nell'ultima guerra? No, forse per lo più bambini e bambine, adolescenti e non si chiamavano così perché loro passavano dai calzoni corti a quelli lunghi, dalle trecce al fazzoletto sulla testa e tutti da loro si aspettavano cose da uomini e da donne.
Loro, per tutta la vita si sono portati in tasca fame e paura e sfilano ancora in una maledizione che li inseguiva.
E penso a lei. Come farà chiusa in casa con uno stronzo? Per fortuna l'elicottero s'abbassa sulla spiaggia alzando la sabbia su un lui incolpevole, che prende il sole senza compagnia e se ne va infastidito con il telo sulle spalle.!? Ci fosse mai un elicottero quando una donna viene violentata, quando per strada c'è tanta gente ma nessuno ti vede, quando chiedi aiuto perchè lui ti massacra, ci fosse mai il vento delle pale che spazza via la malvagità e pulisce il mondo, altro che virus, quello va a caso, troppo democratico.
I pensieri non gridano. Tu li senti. Mi regali il tuo respiro che si prende il mio e dopo un giro dentro di te me lo restituisci placato, ammorbidito. Respiro il tuo sonno, a un passo dal mio. Mi prendo quest'ultimo tempo, tra le palpebre che scendono. Vado da lui e torno.
Un viaggio sfumato a maggio, a mille chilometri, a casa sua. Respiro, lo vedo.
Il pensiero di un figlio ha il cuore potente e si spinge da lui. Alzo le gambe al di sopra del cancello, un piccolo tunnel di rampicanti verso la porta bianca. Sono lì, al piccolo stagno, la fontana muove lo specchio d'acqua e i fiori lilla tremano e si sfumano nel loro riflesso.
È presto, state dormendo. Resto qui fuori dalla porta dove le tracce sono quelle di casa e l'Italia si respira nelle vostre cose sparse nel giardino, nel tocco di lei che ti ama.
Posso dormire anch'io ora. I pensieri si spengono sull'odore dei biscotti che ho fatto la sera prima, quelli della mamma, dove non si pesano gli ingredienti.
La mano sensibile conosce il velluto dell'impasto, quando si può infornare...non prima però di averne leccato una piccola dose, dopo aver lavato le mani, ovvio.



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Scrittura creativa scritta il 23/04/2020 - 11:58
Da Grazia Giuliani
Letta n.903 volte.
Voto:
su 11 votanti


Commenti


RINGRAZIO TUTTI, UN ABBRACCIO!

Grazia Giuliani 28/04/2020 - 19:51

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C'è un po' di tutto di quel che ci circonda, nel bene e nel male, descritto in un modo che arrivi alla fine del racconto così, senza accorgertene.

Leo Pardiss 26/04/2020 - 07:20

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Attuale il tuo discorso, molto incisivo.
Fai riflettere e scrivi in modo stupendo.
Cari saluti!

mare blu 25/04/2020 - 21:26

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ciao Grazia mi piace molto la tua scrittura...precisa ,diretta e forte! Sempre importante! Molto brava

barbara tascone 25/04/2020 - 18:39

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Un racconto bellissimo scritto con tanto amore e sensibilità. Bravissima Grazia. Buon 25 Aprile

MARIA ANGELA CAROSIA 25/04/2020 - 11:19

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Bellissimo il tuo racconto , che spazia con facilità da un oeriodo attuake, a periodi più remoti, dalla morte per corona virus ad una morte per violenza. Rimane sempre la tua bella sensibilità umana. Complimenti. Un abbraccio.

Teresa Peluso 24/04/2020 - 16:11

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Fugge l'ora nel silenzio o in urlo soffocato che si sente amplificato in questo tempo che ha mutato l'esistenza, nelle paure nuove, di contaggio. Ma ci sono tragedie antiche che si amplificano tra le mura di casa, quelle delle donne prigioniere non soltanto di un virus invisibile, ma ben altro soffia sul loro viso...
Bellissimo!!!

Margherita Pisano 24/04/2020 - 14:02

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GRAZIA...Bellissimo racconto a tratti denuncia di un comportamento sbagliato. Usare elicotteri con quello che costano per farli volare solo per multare chi non fa nulla di male e trascurare chi è in pericolo di vita in special modo le donne.Brava e sempre attenta un abbraccio.

mirella narducci 24/04/2020 - 13:32

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Un racconto che coinvolge il lettore. e fa meditare.
Complimenti!


Valeria Germani 24/04/2020 - 08:14

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In uno spaccato di vita durissimo, freddo, cinico e spietato hai descritto lo sterminio democratico del corona virus e la micidiale brutalità e violenza dell'uomo riversata sulla donna. Ma hai raccontato anche di momenti di solidarietà verso gli anziani e la loro triste condizione di solitudine. Chiudi con gesti quotidiani e l'odore buono del pane cioè qualcosa di positivo che dovrebbe ancora appartenere a tutti, non prima di pulirsi le mani che è un gesto ossessivo che siamo ormai abituati a fare per scongiurare il contagio. Grazia il tuo scrivere ha sempre un qualcosa di bello, di sincero anche quando racconti l'apocalisse di una pandemia che ci ha messo tutti in ginocchio. Lodi infinite e un saluto affettuoso.

Paolo Ciraolo 23/04/2020 - 17:40

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Che racconto...mi ha colpito molto, sia per il contenuto che per l'empatia che genera la tua narrazione. La parte che riguarda la violenza sulle donne mi ha ricordato un fatto del 1966: ero studente di ingegneria a Milano e nell'appartamento di fronte al mio( mio e di altri due compagni di studi) un uomo stava malmenando sua moglie, che urlava come se la stesse ammazzando.
Mentre quelli del palazzo telefonavano alla polizia, mi sono alzato e ho sfondato la porta...quando mi ha visto lui si è bloccato, come una macchina senza benzina. L'ho convinto, con le buone e un po' con le cattive, ad uscire di casa...quelli della polizia mi hanno detto che si sarebbero accollati il danno alla serratura. Quasi quasi ci scrivo un racconto. L'avevo rimosso...grazie mille per questo bel racconto. Molto brava...

Giacomo C. Collins 23/04/2020 - 17:23

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Un racconto un pò amaro con sentimenti e nostalgie che spaziano con grazia come fosse un documentario che registra spezzoni di quotidianità che si intrecciano tra loro dando vita ad una realtà che fa tanto riflettere. Veramente bello

Francesco Scolaro 23/04/2020 - 15:19

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Un racconto molto realistico di vita attuale che tutti stiamo condividendo. Un racconto di realtà veritiera che appare crudo, ma la realtà è così, inutile addolcirla. Addolcirla è come aggirare un ostacolo per non viverlo. Ho trovato fondamentale e realistico questo racconto che L'autrice Grazia ha saputo descrivere in modo impeccabilmente fluido.

Maria Luisa Bandiera 23/04/2020 - 15:05

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Scusami Grazia mi sono dimenticato di dirti che il modo con cui hai scritto questo racconto ha fatto in modo di accentuare il significato di ogni singola riga, ma a questo tu ci hai abituati già da un pezzo.

Antonio Girardi 23/04/2020 - 14:56

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Contenuti molto intensi e condivisibili in questo testo, dove alta è la capacità descrittiva e la maestria nel suscitare emozioni!
Desidero sottolineate il passo dove denunci le violenze sulle donne che sovente non vengono aiutate, anzi lasciate in balia del loro aguzzino.Chissà cosa non sarà successo in questa quarantena!?
Un carissimo saluto

Anna Maria Foglia 23/04/2020 - 14:33

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...è una proiezione di quello che eri e saresti stata: un'anima bella e gentile.

Antonio Girardi 23/04/2020 - 14:08

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Ho letto più di una volta questo racconto, certo assolutamente no per non averlo capito ma al contrario e quando una cosa ti entra dentro è uno sfarfallio di emozioni che ogni volta si rinnovano e come il virus(tanto per restare in tema) si moltiplicano e ti si accappona la pelle per le delle sensazioni che mille parole non riescono a spiegare. Lo stesso numero, foese, delle parole che ha usato Grazia per scrivere questo racconto che di certo è molto riduttivo definirlo tale: è una lezione di amore puro per le piccole e grandi cose, è la dedizione al bisogno di persone, animali o semplici cose che siano. L'amore e l'affetto, nell'anima di Grazia non ha confini nè remore di alcuna sorta, esplode contagiando tutto quello che incontra. Non mi resta che ringraziarti per tuto quelo che questo scritto mi ha trasmesso e forse da oggi essere più buoni diventerà più facile perchè l'amore non lascia mai indifferenti quando colpisce il cuore. Del resto il tuo nome non ti è stato dato per caso.

Antonio Girardi 23/04/2020 - 14:06

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E' semplicemente splendida...
"Dipende dal vento. All'inizio di questa clausura ho lasciato loro un foglio alla ringhiera con il mio numero di telefono e un messaggio che mi chiamino se hanno bisogno della spesa, di medicinali o anche niente, qualche parola. Lui è venuto due volte a trovarmi. Si avvicina e io indietreggio, come un minuetto.
È difficile assimilare la distanza se di una persona ti fidi, se ne hai bisogno.
Dormo poco. Mi sveglio nella notte e il buio s'illumina dei pensieri, fasci di luce che mettono a nudo le paure e certi moti ondosi, schiuma di rabbia.
… ci fosse mai il vento delle pale che spazza via la malvagità e pulisce il mondo…

È’ presto, state dormendo. Resto qui fuori dalla porta dove le tracce sono quelle di casa e l'Italia si respira nelle vostre cose sparse nel giardino, nel tocco di lei che ti ama.
Posso dormire anch'io ora".
Ho voluto evidenziare pochi passaggi...la vita. Adoro il tuo sentire, il tuo modo di scrivere la realtà... solo un po' meno dura


Mirko D. Mastro(Poeta) 23/04/2020 - 13:02

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