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Le istruzioni sono:

Partendo con questo incipit scrivi un racconto breve: Non lo poteva soffrire, non lo aveva mai potuto soffrire.


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Per ogni giorno trascorso a litigare con te

Non lo poteva soffrire,non lo aveva mai potuto soffrire. Era dalle elementari che quel presuntuoso di Andrea Monaldi le dava fastidio.In prima elementare,alla festa di benvenuto, le aveva rovesciato addosso il piatto con dentro la torta e il bicchiere appoggiato lì proprio per completare il disastro!Tutti l'avevano presa in giro e non era bastato un anno per dimenticare. In seconda le aveva fatto beccare una ramanzina dalla maestra di italiano che le aveva ordinato di stare fuori la porta dell'aula con un cartello in mano che citava:"Tutti devono sapere quanto sono maleducata".Da allora aveva deciso di dargli pan per focaccia.Così erano iniziati i dispetti e chi più inventava più vinceva: se lui la metteva in imbarazzo davanti a tutti sapendo quanto fosse timida,lei raccontava di quanto non sapeva usare il vasino e piangeva perchè voleva il suo pannolino.Non erano stupidaggini visto che le loro madri,amiche da una vita,li avevano fatti crescere insieme come se fosse tradizione delle due famiglie volersi bene e diventare amici.Elena invece lo odiava e lo odiava perchè se lei decideva di fare una cosa lui doveva copiarla e farla meglio. Se il suo compito di italiano valeva 8,quello di Andrea firmava 9. Se la squadra femminile di pallavolo grazie a lei vinceva il campionato scolastico,quella maschile con lui vinceva il regionale! Se i suoi lavori d'arte erano straordinari, quelli di Andrea meritavano la lode.I compagni di classe li prendevano sempre in giro per quell'assurda competizione o filavano via quando cominciavano a litigare durante l'intervallo. Come quella volta...
"Smettila di copiarmi!" sbottò Elena battendo la mano sul banco facendo vibrare una matita che spaventata preferì cadere sul pavimento piuttosto che restare lì sopra.
Andrea era seduto comodamente e sembrò non sentirla nemmeno. Gli altri ragazzi al suo fianco si dileguarono.
"Come hai potuto prendere il mio posto di supervisore nello spettacolo teatrale?"
"Io?" chiese quasi indignato per quell'accusa "La professoressa ha detto che servono facce nuove." si giustificò poi.
"Intendeva per lo spettacolo,non per l'organizzazione. Non fare finta di non capire..."
"Ah,intendeva questo la prof?!?"
Forse fu un miracolo che Elena non alzò le mano per disegnargli cinque dita su quella faccia da schiaffi o forse fu l'arrivo del fioraio nel bel mezzo della discussione. Elena si sentì improvvisamente estraniata da tutto quello che stava succedendo e dimenticando anche il motivo per cui se la stava prendendo con quell'arrogante corse dal signor Pietro,il fioraio,che oramai aveva imparato a conoscerla. Dall'inizio del quinto anno infatti ogni mattina Elena trovava sul suo banco una rosa rossa con vicino il biglietto di un anonimo che nessuno riusciva a smascherare. Il signor Pietro le sorrise e le affidò il bellissimo fiore.Lui,quando appariva,aveva il compito di recapitare il messaggio ma di non dire chi fosse l'emittente. Elena aveva gli occhi che le brillavano e con mani tremanti lesse a se stessa.
"Solo se lo vorrai io domani sarò al tuo diciottesimo compleanno."
Come faceva a saperlo? La sua testa iniziò a frullare in un vortice di emozioni. Poi la tempesta, l'onda anomala e la distruzione di tutto un sogno d'amore.Spezzò il gambo di quella rosa conficcandosi una spina nel pollice.
"Grazie signor Pietro..."
"E la risposta?Mi è stato detto che.." fece l'uomo guardandola parecchio turbato.
Le lacrime pulsavano contro le pareti dei suoi occhi per uscire,ma riuscì a resistere.
"La risposta è no." disse posando quel fiore tanto bello quando fasullo.
Non c'era nessuno ammiratore,nessun principe sul cavallo bianco:solo un cavaliere arrogante che l'aveva trafitta con la sua spada dritta al cuore. Non era più una bambina e sapeva che le favole sono favole e non possono esistere nella vita reale,ma quella costatazione le fece male comunque.
"Capito?" chiese rivolgendosi a quel presuntuoso cavaliere avvicinandosi in modo da poterlo guardare dritto in faccia "Di tutti gli scherzi che mi hai fatto,di tutte le cose che mi hai costretta a sopportare, questa è sicuramente la migliore. Hai vinto,Monaldi,quindi fammi il piacere di lasciarmi in pace!"
La classe non fiatò. Andrea rimase seduto sulla sua sedia con una smorfia indescrivibile.Tuttavia i suoi occhi,per la prima volta,lo tradirono.Il loro azzurro mare divenne il manto blu di una notte senza stelle: cupo e vuoto. Prima che Elena uscisse dall'aula riuscì a sentire i commenti poco carini delle sue amiche verso quel diavolo. Poi entrò nel primo bagno libero e ci si chiuse dentro. La cosa più assurda era che lei si era affezionata a quelle attenzioni, a quelle frasi sdolcinate che tanto le facevano battere il cuore.
"Se il mondo crollasse tu saresti la prima persona che verrei a cercare per salvarti." diceva una.
"Sei il posto migliore del mondo."
E tante altre. Tutte frasi che se prima le avevano regalato un sorriso ora la facevano tremare di rabbia e tristezza. Lo odiava. Lo odiava così tanto che anche se fosse stato un modo per dirle che l'amava non lo avrebbe mai perdonato. Per un attimo,al passaggio di quel pensiero,il suo cuore sofferente colpì più forte e più veloce contro la gabbia toracica. Poi una risata sarcastica le attraversò la gola e le morì sulla bocca.
"Impossibile!" pensò "Nemmeno in un universo parallelo potremmo stare insieme" disse asciugandosi di fretta le lacrime già colate senza riuscire a fermare le altre.


Il giorno seguente sembrava che si stesse preparando per un funerale e non per il suo diciottesimo compleanno.La colazione a letto non l'aveva resa felice,il giorno tanto atteso le era stato strappato via e avrebbe preferito indossare un abito da monaca piuttosto che il vestito che la madre di Andrea,sarta per professione,le aveva cucito come lei voleva. A scuola lui era assente e nessuno dei suoi compagni fece riferimento a quello che era successo il giorno prima. La giornata proseguì tra gli schiamazzi e le varie discipline. La sera arrivò frettolosa così come le sorprese,le emozioni che dopotutto le permisero di essere felice. Nonostante tutto... . Ma lui non c'era. Elena si sorprese a cercarlo durante tutto la festa. Ovviamente non chiese il perchè della sua assenza ma si rese conto che non ne era sollevata. Perchè? Solo questo doveva farla sentire la ragazza più felice del mondo. Poi successe... Mentre la musica copriva le risate dei ragazzi e le chiacchierate dei più grandi arrivò il signor Pietro vestito di tutto punto. Elena si sentì sollevata e ancora più curiosa quando il buon uomo le fece i più sinceri auguri per il suo compleanno e le consegnò una piccola scatolina. All'interno vi era un biglietto.
"Per ogni giorno vissuto a litigare con te..."diceva. Il cuore prese a batterle forte come un tamburo.
"Ti sta aspettando" disse l'uomo non più tanto giovane che però capiva ancora a volo quel genere di cose.
Elena sorrise quasi senza capirne il motivo e corse lì dove le indicava il fioraio. Uscì dall'ampia sala chiudendo la porta alle sue spalle. La musica house non era più tanto forte e una nuova melodia,più dolce,prese a scorrerle nelle orecchie. Seguì il sentiero invisibile indicatogli dalle note. Arrivata all'angolo svoltò a destra e dinanzi ai suoi occhi si aprì il giardino del ristorante. Vi era un enorme tendone sotto il quale probabilmente si festeggiavano gli eventi estivi. Proprio lì vi era una tavolo enorme coperto di mazzi di rose. Vi era anche un lettore che trasmetteva la musica. La sorpresa le tolse quasi il respiro. Corse attentamente,per non inciampare nei suoi stessi tacchi,verso quella meraviglia. Toccò le rose quasi una alla volta,con delicatezza,per timore di sciuparle come aveva fatto con quella del giorno prima. Vi trovò un altro biglietto che continuava quello che le aveva dato il signor Pietro.
"Per ogni giorno trascorso a litigare con te,per ogni scherzo gratuito che ti ho fatto subire so che questo non basterà, ma sappi che quel giorno in prima elementare sono inciampato e non volevo davvero farti sembrare una stupida. Purtroppo,prima che riuscissi a scusarmi,nel giorno del mio compleanno tu mi lanciasti in faccia la torta davanti a tutti gli invitati..."
Strinsi forte quel biglietto mordendomi il labbro. Da quel giorno aveva preso inizio la loro faida. Sorrisi e si rese conto di non essere sola. Andrea era dall'altra parte del tavolo e aveva in mano una rosa bianca. Per Elena fu come se l'avesse visto per la prima volta: era elegante, non portava gli occhiali e il suo sorriso era disarmante...quasi sexy!
"Sai che questo non mi farà smettere di odiarti?" chiese divertita portandosi le mani ai fianchi.
Lui sorrise di rimando e prima che Elena potesse fermarlo le fu incollato addosso per baciarla.
Non ci fu bisogno di altro perchè ogni spiegazione sarebbe risultata superflua. Quel bacio bastò a cancellare ogni ripicca,ogni lacrima,ogni figuraccia e quella sera prese finalmente la piega giusta!




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Scrittura creativa scritta il 11/05/2014 - 16:02
Da Anna Di Maio
Letta n.1228 volte.
Voto:
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Commenti


Ben scritto, bei personaggi, ma la trama è forse un po' scontata.

Dario Senalio 12/05/2014 - 14:23

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