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INCIPIT

Le istruzioni sono:

Partendo con questo incipit scrivi un racconto breve: "Io sono un uomo invisibile"


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Lettera dal mare ad un'idea di donna.

Sono un uomo invisibile: discreto mi aggiro per le stanze della mia anima, mentre ti guardo sorridere.
Vorrei parlarti, ma tu guardi altrove, un metro oltre l’orizzonte.
Sei ciò che desidero, ciò che il mio spirito inquieto brama oltre i confini della dolce affabulazione, sei un’idea, la consapevolezza, l’emozione fatta carne e non ho parole per te.
Novello Cyrano rincorro l’alchimia dello sguardo, mentre le labbra impotenti restano mute.
Vorrei poterti parlare, donna, vorrei essere capace di dire senza paura, di descriverti a te stessa, di disegnare un’idea, di sentire il profumo di un’emozione, sentendomi finalmente libero da questo maledetto “ naso al piede”.
Forse l’unico modo che ho di parlarti di te, donna, è diventare parte del tuo orizzonte, trasformarmi nel tuo mare e scrivere, scrivere per te…


Ti scrivo con mani di sabbia, con parole che sanno di corda e tabacco, di sale e voci di terre lontane.
Sono grembo accogliente, occhi furtivi, vita che esplode in ogni anfratto di roccia, sono quiete e tempesta, moto perpetuo, vento che racconta storie di altri venti .
Sono il mistero, l’avventura, il sogno inconfessato.
Sono il blu profondo che agita la notte, i colori cangianti del cielo, la carezza sensuale, il padre, la madre, il tempo.
Sono il brodo primordiale, da cui tutto è cominciato, sono ciò a cui tutto ritornerà .
Sono dentro di te, i tuoi occhi sono le mie scintille di luce, le tue mani sono le mie onde voraci, il tuo grembo è il mio brulicare di vita sommerso, sono dentro di te: ti amo, mi ami, canto e mi ascolti, canti e ti ascolto.
Sono il mare, il tuo mare e voglio sussurrarti quello che già sai, posa il tuo corpo dove la risacca può accarezzarti, chiudi gli occhi e ascolta, rabbrividisci al vento del tramonto, fissa gli occhi nell’arancio all’orizzonte e respira.
Ascolta la mia voce.
Ascolta.
Ti conosco da sempre, donna, ti conosco sin da quando, progetto divino già compiuto, costruivi la vita nei tuoi giochi di bimba, in quei giochi innocenti, eppure già adulti.
Ti ho visto donare la vita, dopo averla difesa, protetta, custodita nel tempio del tuo corpo, ti ho visto sorridere della fatica, del dolore, ti ho visto abbracciarla al suo primo vagito, immemore del travaglio feroce.
Solo tu, donna, avresti potuto, soltanto tu ne avevi la forza.
Ti ho visto ardere nel fuoco dell’ignoranza e della paura, misero tizzone tra le fiamme dell’ira.
Ti ho visto sorridere nel fuoco, mentre sputavi in faccia al mondo la tua verità, il tuo coraggio: eretica strega in un mondo gretto, hai portato un fardello da folli.
Ti ho visto ardere perché nulla impaurisce di più gli stolti dell’altrui intelligenza.
Ancora ti ho visto offrire il petto al fuoco straniero, caricare i fucili lì , sulle barricate, dove si moriva per vivere liberi.
Ti ho visto mischiare il tuo sangue a quello dei martiri, mentre sudavi, piangevi, raccoglievi le forze residue per donarle agli altri, sublimando la lotta col tuo sacrificio silenzioso.
Tu potevi, donna : soltanto tu potevi riempire il silenzio di urla possenti.
Ti guardavo mentre spargevi il polline della tua femminilità ad occhi incantati, che ti scrutavano ansiosi.
Con sorriso di perla di fiume rischiaravi il buio dell’attesa.
Con quanta grazia donavi il tuo essere femmina con un semplice sguardo, con un ancheggiare appena accennato, con un leggero gesto delle tue mani.
Eri tu, sempre tu : angelo azzurro , che ti donavi al mondo, che urlavi il tuo dono divino a chi sapeva vedere oltre lo specchio di giada dei tuoi occhi, oltre l’incanto del tuo corpo.
Sensualità, gioia, malinconia : soltanto tu, donna, potevi esprimere tutto ciò con un flebile, incantevole gesto.
Sei rimasta donna anche quando hai rinunciato al tuo dono di vita, anche questo ho visto.
Sotto i miei occhi ti ho visto operare la scelta più dura : non essere madre, non essere moglie, consacrarsi agli altri perché il prossimo era tuo figlio, perché tutte le persone che incontravi erano tuo marito.
Ti ho visto suora e scienziata, umile tra gli ultimi, altera con i forti, donare e donarti oltre te stessa, oltre la fatica, oltre il dolore, oltre la morte.
Hai sorriso dove la terra non ha sorriso, hai cercato dove ogni strada era un vicolo cieco.
Donare senza darlo a vedere, esserci sempre e non attendersi nulla : io l’ho visto e so che nessuno ne avrebbe avuto la forza.
Ancora ti ho visto preda della bestialità, violata in un vicolo buio da carnefici senza volto.
Ho pianto con te, mentre ti guardavi intorno smarrita, mentre nessuno pareva vedere, mentre nessuno pareva ascoltare le tue grida d’aiuto .
Ero giusto un passo dietro di te mentre rialzavi la testa, mentre opponevi la tua fierezza alla derisione, al sospetto, ai sorrisi perbene di chi ha sempre una spiegazione, di chi ha sempre nelle mani l’estremo giusto.
Anche allora eri donna, anche allora eri tu, meravigliosamente tu.
Ti ho vista ancora madre coraggio, sposa coraggio, figlia coraggio.
Ti ho vista piangere sui corpi in croce di chi amavi, ti ho ascoltata colmare il buio dei vicoli della morte, con la forza del tuo dolore, mentre invocavi giustizia, mentre maledicevi carnefici senza paura, offrendo il petto, opponendo alla violenza la forza del tuo amore.
Ho pianto sul tuo corpo crivellato di colpi ciechi, ho benedetto ogni goccia di quel sangue sparso per troppo amore, per troppo coraggio.
Era sangue di donna, cosa altro avrebbe potuto essere ?
Infine ti guardo ogni giorno svegliarti al mattino e raccogliere le forze per tutto ciò che sarà.
Eroina del quotidiano sai che ci sarà fatica ad attenderti e lavoro e dolore e soldi che non bastano mai.
Nulla saprà fermarti , avrai mani forti e sguardo fiero, avrai mente e cuore, sorriderai stremata ed il tuo sorriso sarà un sorriso di donna : dolce, infinito.
Nessun dolore, nessuna prova sarà insuperabile per te, nulla riuscirà a domarti .
Ti vedo già intenta a scacciare la tristezza, riavviandoti i capelli, ti vedo, di fronte allo specchio nascondere sotto un velo di trucco ogni lacrima, ogni fatica.
Perché non esiste fatica tanto grande da farti dimenticare di essere donna, di essere l’unica, eterna, immensa traccia divina, nel buio della notte dell’uomo.
Io lo so, io l’ho visto.
Sono il tuo mare, donna .
Delle mie onde ho fatto mani per scrivere di te, dei miei colori ho fatto abiti per rivestire la tua anima, dalle mie profondità hai attinto le tue emozioni, dal mio vento hai forgiato il tuo spirito indomabile, dal mio sole hai tratto il calore del tuo cuore.
Sono il mare, grembo fertile di tutto, sono il principio e la fine, l’alfa e l’omega, il bianco ed il nero, sono il cerchio che si chiude, il destino che si compie.
Sono il tuo mare, donna, sono te stessa.
Occhi negli occhi, mani nelle mani, grembo nel grembo…




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Scrittura creativa scritta il 19/06/2014 - 13:13
Da Ivano Ciminari
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