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Una vita invisibile

Io sono un uomo invisibile. Senz'altro non vi interesserà il mio nome ne io ve lo dirò. Da tempo nessuno si cura di me anche se avevo una famiglia e qualcuno che non solo mi vedeva ma mi amava.
Sono stato felice e anche se non ci crederete, a volte riesco ancora ad essere contento. Mi succede quando, frugando tra i rifiuti, ricupero qualcosa da mangiare o di utile per la mia esistenza.
Come avete capito sono un emarginato o come voi dite un "barbone".
Capisco che sono invisibile perché quando mi incontrate distogliete lo sguardo o vi girate facendo finta di osservare una vetrina. Io però vi vedo, anzi vi guardo, e nei vostri occhi, nei vostri atteggiamenti noto infelicità, fretta, ansia del quotidiano ed a volte quasi paura.
Certo siete vestiti meglio di me e avete cose che io non possiedo ma tutto ciò non vi appaga, non vi da gioia.
Vivete nell'indifferenza a tutto ed a tutti, nella rassegnazione; proprio come me, l'unica differenza è che io ne sono consapevole e voi, mentendo a voi stessi, credete di essere importanti, belli o felici.
Non preoccupatevi non vi odio ne faccio del male ad alcuno anche se le poche volte che mi osservate vedo sui vostri volti il rifiuto e il disprezzo.
Prendo questa occasione che mi avete offerto per raccontarvi la mia storia; non preoccupatevi cercherò di essere breve.
Ho avuto un'infanzia normale anche se i miei genitori, occupati dalle necessità del vivere perché non eravamo ricchi, raramente mi hanno dato certezze e soddisfazioni; anzi ripensandoci forse mi credevano un po' tonto.
Non era vero! Guidato da due grandi potenze interiori, la volontà e la dignità, sono persino riuscito a diplomarmi ed a trovare un impiego.
E' stata la mia fortuna o almeno cosi credevo. Lavoravo
in una grande azienda e dopo qualche tempo ho avuto l'impressione che qualcuno si interessasse a me, che avesse
il piacere di avermi vicino e di parlarmi.
Non era una bellissima ragazza ma era dolce, sembrava
buona di cuore, le brillavano gli occhi quando era con me.
Le chiesi di sposarmi e cosi iniziò il nostro progetto di vita che comprendeva l'avere dei figli ma il tempo passava e la cicogna non visitava mai la nostra casa.
Certo ci furono problemi di vario tipo e discussioni come avviene anche nelle vostre famiglie ma le volevo bene;
mi rendevo conto che era l'unica persona su cui fondare il mio futuro anche perché i miei genitori, che non avevano approvato il mio matrimonio, mi avevano lentamente abbandonato essendo ritornati al sud.
Decidemmo insieme di verificare il motivo che impediva
l'arrivo di un bambino ed alla fine di tutti gli accertamenti risultai sterile.
Fu l'inizio della fine. L'atteggiamento di mia moglie, che nel frattempo aveva smesso di lavorare per dedicarsi alla casa (almeno cosi diceva) mutò di colpo; la dolcezza divenne asprezza nei modi e nelle parole, la bontà divenne aggressività.
Mi diceva che un uomo che non può avere figli non si può considerare come uomo.
Una fredda sera d'inverno, ansioso e contento di tornare a casa perché dovevo comunicarle che avevo avuto una
importante promozione che ci avrebbe consentito di vivere meglio, non l'ho più trovata. La mia casa e la mia vita erano vuote.
Al suo posto c'era solo un biglietto "Da tempo amo un altro, un uomo vero. Non cercarmi avresti solo dei guai".
Da li cominciò la mia invisibilità alla quale mi sono lentamente abituato, che ora accetto serenamente e che mi da la forza di tendere la mano quando qualcuno mi fa la carità.



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Opera scritta il 23/06/2014 - 19:53
Da Gaetano Antonioli
Letta n.1562 volte.
Voto:
su 2 votanti


Commenti


Complimenti bellissimo racconto da capire.

Andrea Calcagnile 26/06/2014 - 18:40

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complimenti per la profondità delle emozioni che mi hai trasmesso

Bruno Gais 24/06/2014 - 11:39

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