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Era lo stesso pianoforte
le dita poi, quelle assurde dita
che accordavano il senso
di ogni cosa


e dimenticavo di raccontarti
la mia storia, perché potevi
immergerla in un suono


e non sarei più stato io
a ricomporre le tue mani


quando il fondo della candela
sbiadiva, e non seguivi più le note


inventando nuove eternità.



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Poesia scritta il 18/05/2022 - 16:15
Da Francesco Paolo Hutin
Letta n.525 volte.
Voto:
su 1 votanti


Commenti


Grazie per i commenti, sempre graditi. A rileggerci, Vp.

Francesco Paolo Hutin 19/05/2022 - 16:08

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Apprezzata tantissimo, è stato un grande piacere leggerti

Anna Rossi 19/05/2022 - 02:41

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Be'..che dire..veramente notevole!!

Anna Cenni 18/05/2022 - 18:20

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Splendida!
Complimenti...

Marina Assanti 18/05/2022 - 17:44

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