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Perché scandire parole di un ultimo naufragio
essere schiavi di un altro io
macchinoso malessere altezzoso
che vira tra le fronde
e agita le loro braccia di legno.
Perché avere un busto di ferro
che copre gli anfratti della roccia
e sgretola gli ultimi residui.
Perché adorare una ninfa che porta pudore
annusare capelli appassiti
mostrare abiti color convinzione
agitare bandiere di vittoria
massacranti nell’esistere.
Perché scrutare orizzonti lontani
che sanno della propria camera da letto
pregare spiriti che invadono i sogni
seguaci ammaliatori del nulla.
Perché darsi per vinto
avere profumo d’invidia.
Perché provare astio
Per la luce che invade il resto del mondo
invece di assorbirla e farle crescere il sorriso?
Ora, non mi domando il perché
in quanto basta chiudere gli occhi
e rimanere immobile
per non avere quesiti in proposito
e far fluire come in canoa
le rapide che invadono il fiume sotto i miei piedi.



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Poesia scritta il 25/11/2016 - 17:23
Da Fabio Piana
Letta n.1159 volte.
Voto:
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