Vidi acqua
Di lungi, dal natio borgo
s’increspa la roccia in doppio lato,
quinci in vaso sta il bel lago,
che s’apre come in un abbraccio
agli occhi incantati di chi mira
con dolce sguardo.
Contorno d’alberi dal fulvo tronco,
all’altro fianco le casupole
arroccate del suo villaggio.
Nera sabbia, si sgrana
all’urlo del vento,
tra cespugli e il muto canneto.
Per tutto il suo circolo, chiuso,
le acque non fuggono nell’orizzonte,
come son note sparir tra cielo e terra,
nel grembo del suo fratello maggiore.
Placide onde toccano la nera terra,
che non rilascia l’odor soave di conchiglia e sale .
Che pace, che abbandono O lacustre
piacer che fremer mi facevi di sasso in sasso,
ti nascondi nella tua valle .
Nel meriggio fui sulla tua arena,
al mite soffio dal monte,
all’odore acre di canna marcia.
Mi Inteneneriva il cor il suo
esser cheto, come
se dormisse da sempre assai sereno,
non già una morta gora,
per il silenzio d’intorno .
L’esser taciturno dava vita
all’emozion d’esser con lui
In un sol canto.
Inver pulsava il nerbo della vita
Sotto l’immobille livore.
Altra storia il brontolio del mar,
che rivolta il suo grembo minaccioso,
e fiero piega il coraggio a chi gli mostra ferro!
Voi acque mie, sonavate come violini
In armonia, sa ispirar quella musica
che a restar ti face.
Al far del vespro sciamano i rossi raggi
sul mite velo giocando, tingono i flutti
d’amaranto.
Corrado cioci
Sul lago di Castelgandolfo (lago di Albano )Rm
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