RACCONTI |
In questa sezione potete consultare tutti i racconti pubblicati da ogni singolo autore. In ogni caso se preferite è possibile visualizzare la lista dei racconti anche secondo scelte diverse, come per ordine di mese, per argomento , per autore o per gradimento. |
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Autore |
Noi napoletani Le mattine d'estate, (specie se c'è molta afa), quando ci alziamo dal letto, è come se ognuno di noi risorgesse dal suo sudario. Perchè noi napoletani,in fondo ci sentiamo un po' tutti dei "poveri cristi." Però, mentre pare ca stanne llà llà pe c'atterra', risurgimme: cadiamo sempre in piedi. Tenimme 'e sette spirite: comme 'e gatte. Ce 'nsecchimmo, ma 'nun murimmo...e chi c'accide a nuje! Noi partenopei già di prima mattina, cominciamo le nostre conversazioni con i santi, ma non prima di esserci salutati: "Bbona jurnata, donn'Ama', tutto a posto?" - immantinente giunge la risposta: "cu ll'aiuto 'e Ddio jamme annanze..." - e ancora, ma stavolta rivolgendosi direttamente a Lui: "Patate', pienzece tu, j' stongo ancora aspettanne!" Poi si passa alla madonna: "Vergine Maria, famme sta bbuono a mme, 'a famiglia mia e 'nun te scurda' 'e Peppeniello e di quella santa donna di Lucia: tu saje quanto n'have bisogno!" 'Na vota ca ce truvamme, perc... (continua)
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Il mio quarto di luna Quando ce l'hai di traverso vieni definito lunatico. Fa sempe uno strano effetto la luna agli esseri umani: così misteriosa, lontana, imperscrutabile. Io ce l'ho fatta ad ottenere la mia fetta di luna: la conservo nelle tasche della mia ampia gonna. Ho tanto temuto che i lupi me la portassero via la mia luna: li sento ancora ulularmi contro! Spesso mi illudo di aver compreso quali strade percorrere per evitare di incappare in bestie assetate di sangue, ma quando meno te l'aspetti e pur non volendo, ti capita sempre di avvertire quell'inconfondibile puzza di urina mista a feci: quel fetore che permane per un bel po' e che per fortuna dopo un po' come per incanto svanisce. Quando dialogo con me stessa, riprendo fra le mani la mia fetta di luna e anche se le mareggiate e il vento mi hanno scompigliato i capelli e segnato il volto, ogni volta che la sfioro, provo sempre un dolce sollievo: è un po' come toccare il viso liscio di un bambino o del semplice velluto. Non potrei mai rinunciare a... (continua)
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La mia Africa Mi chiamo Dubaku, appartengo alla tribù africana degli Akan. Il mio è un nome sia maschile che femminile, nel senso che viene dato a maschi e femmine. Dalle mie parti le donne mettono al mondo molti figli ed io sono l'undicesimo di una lunga nidiata. In Africa non esiste la contraccezione: le donne sono considerate esseri inferiori, non hanno alcun potere decisionale e sono assoggettate alla volontà maschile sin dalla nascita. Quando nasce una femmina mio padre si innervosisce perchè avrebbe preferito un maschio e mia madre piange per i sensi di colpa. Nessuno sa che è il padre a determinare il sesso del nascituro, poichè possiede sia il cromosoma ics che quello ipsilon, mentre la donna nel corredo genetico ha solo il cromosoma ics. Dopo un po' di anni dalla nascita, alle femmine vengono recisi i genitali. Si portano via alle donne, parte delle grandi e piccole labbra e il clitoride, compromettendo loro una sana e soddisfacente attività sessuale. La vagina viene successivamente cucita ... (continua)
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'O spavo 'ncerato 'O spavo 'ncerato, (come si dice dalle mie parti), è quell'opportunità che si da all'altro, chiunque esso sia, di adoperare uno spago che gli scorra velocemente fra le dita: è un po' come prestare il fianco insomma. Chi nella sua vita, non ha mai offerto, almeno una volta 'nu pezzullo 'e spavo 'ncerato a qualcuno. A me è capitato in diverse occasioni. Il fatto è che si nasce ingenui e po' c'ô tiempo... s'addeventa cazzimmuse! Cos'è la cazzimma? Ci sono diverse scuole di pensiero. C'è chi considera cazzimmoso il furbo e chi invece reputa cazzimmoso il fetentone. Pulcinella(maschera napoletana) di cazzimma ne aveva da vendere. Imbrogliava, scroccava, ma quella era un'astuzia buona: 'na furbizia ca 'nun fa male. Eppure, purtroppo c'è chi l'astuzia la adopera per fa' 'e 'nfamità e 'o 'nfame se sape, 'nun guarda 'nfaccia a nisciuno: se vennesse pure 'a mamma pur di raggiungere i suoi scopi! Per cui, usiamo la cazzimma per difenderci e 'nun c'accanimmo contro 'e puverielle. È facile inveire ... (continua)
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Il dolore Il dolore degli altri lo guardi attraverso un vetro: ti sfiora ma non ti tocca. L'altrui patimento ai nostri occhi appare appena appena sfocato: è un po' come se lo vedessi attraverso spesse lenti. Ne senti l'eco e pensi sempre che sia lontano anni luce da te. Non ci pensi al tuo dolore, fino a quando non ti tocca personalmente. Quando il tuo dolore rompe il vetro dell'oblio in cui era assopito, ti succede di risvegliarti nel bel mezzo della notte con la fronte sudata e una fitta allo stomaco. È allora che entri a stretto contatto con la tua sofferenza. È come se distrattamente urtassi una teca di cristallo e da essa fuoriuscisse un fiume in piena sfuggito agli argini. Vorresti soffocarlo con un cuscino il tuo dolore...ma non puoi: riesci a malapena ad attutirlo. Lo zittisci ma lui ritorna. In alcuni momenti ti pare di averlo ammutolito: non lo senti...ma poi in maniera subdola e silenziosa, lui ritorna più prepotente e violento che mai. E tu dai schiaffi mentre vorresti ricevere carez... (continua)
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