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La fine di tutto

Non riuscivo a darmi pace, avevo bisogno di prendere un po’ d’aria, aveva appena smesso di piovere, l’afa che aveva imperversato per tutta la giornata, era stata spazzata via dalla forte pioggia ed ora l’aria era leggermente frizzante, ma piacevole.
Scendo a fare due passi, le luci della sera erano già tutte accese, per strada non molte auto, non era ancora l’ora di punta per il rientro. Arrivo ad un incrocio ed invece di attraversare la strada, mi metto a guardare in lontananza e rimango così, ad osservare la strada che curva e le auto che scompaiono alla mia vista ed altre che improvvisamente mi accecano con i loro fari.
Le luci arancioni dell’illuminazione pubblica, quelle rosse dei fanalini delle auto che scomparivano dietro la curva e quelle bianche delle macchine che mi venivano davanti…ero immerso in questi colori, contrastati dal buio dell’asfalto e dal cielo poco stellato.
Mentre ero preso dal nulla, iniziai a giocare con me stesso, provando ad indovinare dal fascio di luci che auto mi si presentasse dopo la curva; una cosa difficilissima, non aspettavo di vedere la forma del fanale, ma volevo anticipare ed ovviamente sbagliavo auto, ma ero ormai preso da quelle luci e non mi andava di distogliere lo sguardo verso le auto che mi venivano incontro.
Improvvisamente il tempo non scorreva più fluidamente nella mia testa, ad ogni auto che passava era come scattare una foto e poi la successiva ed ancora; chi ha frequentato qualche volta una discoteca od anche una festa dove ci sono le luci stroboscopiche, sa com’è la sensazione; i movimenti che percepiamo non sono più fluidi, sembrano invece come tanti fotogrammi uno dietro l’altro e la sensazione è proprio quella che si ha quando si vedono foto che differiscono poco una dall’altra, ma che viste in sequenza mostrano un “filmato”; a me stava succedendo il contrario, era un video che si tramutava in tanti piccole sequenze, in tanti flash che colpivano la mia mente e riportavano indietro i ricordi, confusi, senza un nesso logico, forse quelli che volevo ricordare o forse quelli che avevano un senso, quelli che non sarebbero mai più scomparsi dalla mia testa.
Aveva le mani tra i capelli lisci, lo sguardo di chi si aspetta qualcosa da te, un saluto e poi il silenzio, due corpi che si separano, ma due pensieri che restano uniti oltre i muri, le porte a vetro, gli occhi degli altri…un buongiorno
Il rumore delle macchine in lontananza che veniva “zittito” dalla pioggia battente sull’auto mentre svaniva la paura che qualcuno potesse vedere, mentre il calore dei corpi ci avvolgeva… l’amore
Il tempo rubato dopo una corsa in auto, il caldo asfissiante di un pomeriggio d’estate, la voglia di non lasciarsi sopraffare dal calore esterno, ma combatterlo con quanto di meglio ci potesse essere…un bacio
La sua immagine riflessa nello specchio, in piedi davanti a me, un corpo da sfiorare con tutta la dolcezza possibile, la vicinanza che allontana…una foto
Un sorriso, una frase banale “che si fa adesso”, uno sguardo, poi ancora, il silenzio…il primo bacio.
Quei fanali che mi abbagliavano, riportano alla mente tutto ciò che era stato e lo sguardo proteso in avanti, cercava il futuro, ma nessuna di quelle che era alla guida aveva i suoi occhi.
Chiusi il giubbino, avevo preso un bel po’ d’aria ed avevo capito che la parola “fine” non c’era scritta da nessuna parte, ma su quella strada non l’avrei mai potuta incontrare, mai più!



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Racconto scritto il 20/05/2015 - 16:19
Da Masaniello _
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