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Grillo: power to the people!

Oggi voglio tornare su un argomento che mi sta particolarmente a cuore. Più che argomento, personaggio, del quale amo (s)parlare ogni volta che mi è possibile: Beppe Grillo. Credo di aver già spiegato, in passato, i motivi della mia avversione verso questo personaggio, inutile quindi ripeterli qui.


La sua ultima sparata, il plauso a Tsipras, per aver scaricato sulla gente la patata bollente del debito da pagare. Non ripeto qui la battuta su Ponzio Pilato, che ho usato nel precedente scritto sulla Grecia. Dico solo che la visione che Grillo ha della democrazia è chiaramente demenziale e contraddittoria.


In pratica, Tsipras diventerebbe un buon leader nel momento in cui rinuncia alla sua funzione, appunto, di leader, incapace di individuare idonee soluzioni e prendere le necessarie decisioni, e lascia scegliere al popolo se finire fritti o bolliti.


Ma è questa la democrazia secondo Grillo: decide il popolo. Su tutto. Democrazia dal basso, la chiama.


Secondo Grillo, su un argomento, una disposizione, un problema, a dover decidere non dovrebbe essere un Gasparri, o un Padoan, o un Casini, ma il sottoscritto, assieme a milioni di altri “sottoscritti” con le stesse capacità, conoscenze, sensibilità. E magari anche peggio. Ora non voglio dire che i personaggi che ho citato ne sappiano più di me o degli altri, ma perlomeno loro hanno la capacità di infischiarsene, e la faccia tosta necessaria per far finta di esserne all’altezza. E comunque hanno staff di esperti a loro supporto. Noi gente di strada che ne sappiamo di economia, di lavoro, di scambi commerciali, di questioni estere, di immigrazione…? Sulla base di che dovremmo prendere delle decisioni di questa portata, sulle informazioni provenienti dalla nostra pancia? Ah, ecco perché “democrazia dal basso”.


Potere al popolo, dunque? Piuttosto, potere alla pancia del popolo. Alle sue emorroidi, magari. Che dubito siano in grado di ragionare più del cervello di Bersani o di Monti. Senza, con questo, voler concedere il minimo merito ai personaggi che ho citato giusto per esempio.


E, questo, tralasciando la questioni dei costi da sostenere se si adottasse una soluzione del genere. Votare praticamente ogni giorno, per decidere su ogni questione, dalla ordinaria amministrazione alla svolta epocale. Non è che qualcuno pensa che votare via Internet possa essere una soluzione verosimile, vero?


La democrazia rappresentativa, quella attualmente in uso, si è rivelata finora un disastro, ma certamente non è sostituibile con una di tipo assembleare. Certo, un imbecille che va a votare, il cui voto ha lo stesso peso di quello di una persona, diciamo… “ragionevole”, fa comunque danni. D’altra parte, come evitarlo? Ma una cosa è scegliere la persona sbagliata (cosa che fra l’altro fanno regolarmente anche quelli “ragionevoli” – dato dimostrato dalla qualità delle persone che siedono in parlamento), una cosa è decidere direttamente su un provvedimento da adottare. In questo caso, per uscirne bene, ci sarebbe solo da sperare che le persone “ragionevoli”, in Italia, siano in numero maggiore di quelle imbecilli. E se è questo che Grillo pensa, 110, lode e bacio accademico al suo straordinario ottimismo.


Chissà se, in Grecia, a vincere sono state le persone “ragionevoli”?!


All’inizio dico che la visione di Grillo, oltre che demenziale, è anche contraddittoria. Spiego ora questo secondo punto.


Alle ultime elezioni politiche, a vincere sono stati PD e 5 Stelle. La volontà popolare si era espressa in questo modo. E, in base alle regole elettorali, alle quali ti dovresti attenere, se partecipi ad una elezione, secondo questa volontà il PD avrebbe dovuto gestire la formazione del nuovo governo, e della relativa maggioranza. E la volontà di chi aveva votato 5 Stelle non era stata certo quella di vedere il movimento continuare nelle sue goliardiche manifestazioni di protesta, e a dire che “è tutto sbajato, è tutto da rifare” (chi ha la mia età, ricorderà questa battuta da uno spot pubblicitario di Carosello), non c‘era bisogno di sedere in parlamento per fare questo: voleva vedere le persone che aveva eletto andare a dare una scrollata al sistema, da protagonisti. C’erano i numeri, c’erano le condizioni…


Ma, stavolta, l’espressione del popolo, al signor Beppe, non è andata giù. Sia chi aveva votato per lui, sia chi aveva votato PD, tranne qualche eccezione, avrebbe desiderato questo accordo. Molti votano PD perché di sinistra, e perché non potrebbero votare Berlusconi, non perché gradiscano quello che il loro partito fa. Renzi aveva ragione a volerlo rottamare, peccato che la sua alternativa sia forse peggiore del male che voleva curare. Ma Renzi non ci sarebbe stato, se Grillo avesse accettato le “profferte” di Bersani. E non ci sarebbe stata nemmeno la disastrosa esperienza di Letta, che, anziché cercare soluzioni ad una crisi sempre più drammatica, ha perso un intero anno solo per realizzare la promessa elettorale di Berlusconi di togliere l’ICI sulla prima casa (che poi è bastato ribattezzare TASI per vederla tornare a peggiorare ulteriormente i nostri conti). I 5 stelle non avrebbero fatto risparmiare allo stato solo sui loro stipendi da parlamentari, avrebbero potuto farlo sugli stipendi di TUTTI i parlamentari. E si spera che sarebbero stati capaci di andare anche oltre.


Se Grillo avesse avuto veramente rispetto per la volontà popolare, non si sarebbe tirato indietro.


Power to the people, urla convinto.


Purché decida quello che dico io.




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Racconto scritto il 06/07/2015 - 11:31
Da Giuseppe Bauleo
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