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Un sogno... (1-3)

Che sole stamane! Questo è il primo pensiero che gli veniva in mente quella mattina, mentre il treno correva via veloce. Nulla di nuovo si diceva, come al solito, ma c'era un tarlo nella sua mente che non smetteva mai di scavare...
Ignazio era un impiegato di una grossa azienda che produceva profilati in metallo, destinati all'industria edile. Lui era la punta di diamante dell'ufficio sviluppo, le sue capacità di disegnatore industriale, erano indispensabili per la messa in produzione di intere nuove linee di prodotti, via via sempre più ergonomici e competitivi sul mercato.
Lui abitava a Napoli, e tutte le mattine all'alba, prendeva il treno per recarsi al lavoro in un'altra città.
Era un uomo sulla quarantina, con i capelli scuri appena spruzzati di grigio, non molto alto ma asciutto nel fisico. Una famigliola affiatata, la moglie insegnante di Scuola Elementare, due bambini e... la sua famiglia adottiva.
Già, Ignazio era stato adottato da piccolino. La mamma adottiva non parlava volentieri di questo argomento, e tantomeno il padre.
Per lui però, scoprire di più sul suo passato era importante, un tarlo appunto.
Desiderava tanto conoscere la sua storia, sapere se la sua madre naturale fosse ancora viva...
Le avrebbe fatto tante domande, chiesto quale segreto nascondeva quell'abbandono, perché l'aveva fatto.
Ma le sue domande sembravano essere destinate a restare senza risposte; intanto la vita scorreva comunque.
Ora però, che la mamma adottiva era morta, la voglia di conoscere il suo passato era più prepotente che mai.
Fuori dal finestrino la solita campagna, dentro la sua testa i soliti pensieri.
E cosí, mentre rimuginava, si aprí la porta dello scompartimento ed entrò una ragazza sulla ventina. Gentile ma affannata, chiese se poteva sedersi ai presenti.
Tutti risposero di si ovviamente, c'erano due posti ancora liberi, ma la sua entrata lí, rischiò di far scoppiare tutti a ridere. Aveva un vestito a fiori, come non se ne vedevano da anni ormai, rose di uno sgargiante fucsia e foglie verde smeraldo. I sandali rasoterra e una piccola borsa che era decisamente fuori moda, che lei stringeva come se contenesse un tesoro.
Si era seduta proprio di fronte ad Ignazio e poco dopo iniziarono a parlare. Si presentarono, lei si chiamava Angela. Era una ragazza della campagna intorno a Napoli, e stava andando anche lei verso il nord. Non aveva avuto la possibilità di studiare, ma sperava di poterlo fare una volta avviata al lavoro, tramite le scuole serali. Per il momento si diceva felice di aver trovato un impiego che le avrebbe consentito di uscire dalla miseria dell'entroterra rurale.
Andava a prendere il posto di un'amica che si sposava, e doveva lasciare il lavoro di segretaria in uno studio medico. Per il momento solo tre giorni a settimana, ma era meglio di niente, quindi partiva da Napoli il lunedí mattina e rientrava il giovedí sera.
Questa volta il tempo ad Ignazio era passato in un lampo, la voce del capotreno annunciava che era prossima la stazione di Firenze, scese anche la ragazza dal vestito a fiori, lui la voleva salutare, ma lei appena scesa si dileguò.
Quel giorno al lavoro, Ignazio stranamente di sentí sereno e meno nervoso del solito, pensava a quella ragazza, ai suoi sogni, a quanto poco aveva avuto dalla vita, alla sua allegria.
Passò tempo e il pensiero di quella ragazza lo aveva già lasciato, quando un lunedí mattina...La rivide, con il solito vestito a fiori e la sua aria semplice e felice.
Lui salí insieme a lei e si mise nello stesso scompartimento e di nuovo iniziarono a parlare come se il tempo non fosse passato. Lei gli raccontò dei suoi dubbi circa quel lavoro, si doveva fermare a dormire nello studio medico, e il dottore la insidiava, non le dava pace.
Mentre lei parlava, Ignazio si accorse che il vestito di Angela era rimasto impigliato nella chiusura lampo della sua borsa da lavoro. Ci volle un pò ma riuscí a disincastrare il vestito della ragazza.
Arrivati a Firenze, si salutarono e andarono ognuno per la propria strada.
Si incontrarono tante altre volte, ed ogni volta si raccontavano qualcosa di più e si conoscevano sempre meglio. Si erano conosciuti in primavera, era ormai arrivata l'estate, e Ignazio andò in ferie con la famiglia in agosto.
Al rientro a settembre, sperava di rivedere quella ragazza, sapere che vita facesse, se si fosse sbrogliata la faccenda delle attenzioni del dottore...
Finalmente un lunedí mattina...
La vide alla stazione di Napoli, seduta su una panca di marmo, con le mani in grembo e lo sguardo fisso a terra. Gli sembrò alquanto strano quell'atteggiamento mesto, non era da Angela...Lei era sempre allegra e fiduciosa nel futuro. Si, doveva essere successo qualcosa di sicuro. La vedeva come una figlia e sentiva verso di lei un senso di protezione. Si avvicinò a lei a passo svelto, quindi le si sedette accanto.
- Buongiorno. Come stai Angela?
Lei sobbalzò, non si aspettava di sentire una voce amica, lo guardò negli occhi e gli si gettò al collo piangendo a dirotto.
Cosa poteva mai essere successo? La ragazza tra le lacrime gli confidò di aspettare un bambino...del dottore dello studio medico di Firenze.
- Brutta faccenda...- Disse Ignazio, e poi ancora : - E lui lo sa?
- E incalzò : - Ha intenzioni serie vero? Ti ha chiesto di sposarlo, non è cosí? -
Ma Angela non rispondeva affatto, anzi continuava a tenere gli occhi bassi e lacrimosi.
Allora lui le prese il viso delicatamente con la mano e la tirò su per vederla in faccia, a quel punto le disse: - Non ne vuole sapere vero? - A quel punto Angela iniziò a parlare, raccontò di come erano man mano aumentate le insistenze del dottore nei suoi confronti. Di quanto fosse gentile con lei, le faceva regalini, le diceva che lei gli faceva girare la testa, le promise mari e monti... Angela, che veniva da una realtà contadina, povera e arretrata, fu affascinata da quell'uomo che non solo era medico, ma mostrava d'essere molto colto, serio, e innamorato di lei.
Ma la realtà era ben diversa... Il dottore la sedusse e iniziò una relazione con lei, ma di lì a poco la ragazza, scoprí che lui era sposato e non solo, la moglie aspettava un figlio.
Una volta venuta a conoscenza di tante bugie, lei mise il dottore di fronte ad un bivio: o lei o la moglie. Lui, da buon vigliacco, scelse la moglie; tra l'altro le disse che poteva restare a lavorare nello studio se voleva. Cosa che Angela fece, avendo un grande bisogno di lavorare. Disperata disse ad Ignazio: - Ecco dove mi hanno portato la mia miseria e la mia ingenuitá.- E poi ancora: - Ma non è tutto, quando ho scoperto proprio in questo ultimo mese, di aspettare un bambino anche io, lui se ne è lavato le mani, non si vuole assumere alcuna responsabilità, tantomeno la paternità.-
Ignazio non aveva più parole, non sapeva come poter aiutare quella povera ragazza, tuttavia, preso dall'istinto paterno, tirò fuori il portafoglio e diede alla ragazza tutto quello che aveva. Non era molto, ma era comunque un aiuto, lo fece cosí, di getto, perché non sapeva se e quando l'avrebbe rivista. Lei dal canto suo, di fronte a quel gesto, rimase colpita e disse che un giorno avrebbe restituito il favore, anzi a tale proposito gli disse il suo cognome, Monticelli, gli disse anche dove abitava, parlandogli di una cugina, Floriana, che era la sua più cara amica e confidente, che abitava vicina a lei. In questo modo lui l'avrebbe anche potuta far ricercare in un futuro, per farsi restituire quel denaro. Lui sorrise, per niente convinto che mai avrebbe voluto indietro quei soldi, erano stati dati a lei per una buona causa, e a lei dovevano restare...
Rivide Angela un altro paio di volte, la pancia cresceva, lei continuava a lavorare e confidò ad Ignazio che la famiglia tra poco tempo, quando la gravidanza sarebbe divenuta troppo evidente, l'avrebbe confinata in un convento in collina, per evitare lo scandalo.



(Il racconto è frutto della fantasia dell’autrice. Ogni riferimento a fatti e persone è da ritenersi puramente casuale).




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Racconto scritto il 24/08/2015 - 09:29
Da Maria Rosa Schiano
Letta n.1162 volte.
Voto:
su 17 votanti


Commenti


Grazie dell'apprezzamento Sig. Martini, ho visto che ora compare in elenco, ero certa che fosse un disguido indipendente dalla volontà della redazione.
Saluti.
Maria Rosa Schiano

Maria Rosa Schiano 26/08/2015 - 10:15

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Brava. Scrivi bene.
Hai visto che compare nell'elenco delle opere?
La Redazione

Adriano Martini 26/08/2015 - 09:07

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Brava. Scrivi bene.
Hai visto che compare nell'elenco delle opere?
La Redazione

Adriano Martini 26/08/2015 - 09:07

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Grazie del vostro passaggio qui Arcangelo e Rocco, ho un pò disertato il sito ultimamente. Ho dedicato il mio tempo a scrivere questo, che è il mio primo racconto in assoluto.
Sono felice che vi abbia evocato delle belle sensazioni, spero che sia cosí anche per le altre due parti. Saluti a voi.

Maria Rosa Schiano 25/08/2015 - 01:49

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Un bel testo, cara Maria Rosa. Direi che l'ho divorato con attenzione e sono veramente curioso di leggere le successive due parti. Mi piace molto quell'idea della ricerca della propria identità, la voglia dentro di sé di poter trovare un giorno la propria madre naturale, anche solo per conoscerla e per capire le motivazioni di un abbandono, se tale è stato. Attendo il seguito, facendoti i miei più vivi complimenti. Brava, come sempre!

Arcangelo Galante 24/08/2015 - 18:22

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Ritrovare la propria identità sanguigna... per molti è il tarlo che gli scava la mente. Uno stralcio reale della quotidianità enigmatica di tanti. Scorrevole quanto piacevole sequelar. Aspettando naturalmente le altre due parti. Lieta settimana Maria Rosa.

Rocco Michele LETTINI 24/08/2015 - 14:15

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