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Com'è che sei stata fuori tanto?

Com'è che sei stata fuori tanto?
..domando, prendendo a fumare.
-oddio come faccio a risponderti?! Ogni volta che pensavo di tornare succedeva qualcosa, un imprevisto, che so...alla lunga non ci pensi più. C'è uno del posto che ti piace, la cosa ti riempie le giornate è così rimandi la partenza. Anche perché non sai dove andare, voglio dire, un posto vale l'altro, pensi sempre a quello che ti sei lasciata dietro. Se quello che ti piace parte, parti con lui. Quando la storia finisce vai con un altro in Thailandia in barca a vela. A Bangkok lui ti sgancia senza soldi, cerchi lavoro, ti dicono che a Singapore è meglio. Difatti è così. Ma intanto hai contratto un vizio pesante...e finisce per le strade con quelli che vendono collanine e tiri avanti alla giornata. Ma incontri qualcuno, o meglio qualcuno si imbatte in te, tu vorresti continuare solo a fare la vita che fai...che poi chissà cosa ci avrà visto in Te. Ti convince, ti culla nel sogno di una vita diversa, pulita, semplice. T'imbarchi per un isola e piano piano ti abitui ai ritmi della natura, del mare, delle maree e del vento. Rinasci. Basta qualche mese per accorgerti che la natura non basta..vuoi i libri, il cinema, lo spettacolo, la gente. Hai nostalgia della tua gente, delle tue strade, di tua madre e allora pensi di tornare, anzi hai deciso: torni! ..qualcuno ti parla dell'Australia, l ultima terra promessa del pianeta, che non ci vai? Un anno a Melbourne o Sidney..è uguale..provare il surf per un po. Perché no. Ti chiedi che senso abbia tornare quando nessuno ti cerca e chissà a Roma la vita come è cambiata. A questo punto sai con certezza che con il prima hai chiuso. Ti rendi conto che continuare a girare è il tuo destino, continuare a cercare le tue tracce, nuove sensazioni che ti illudano di essere viva. Ti rendi conto che la tua casa è un po' ovunque, un po' da nessuna parte. Realizzi, finalmente, che l'unico viaggio che ancora non hai fatto è quello in te stessa, esplorare le tue viscere e fare del tuo animo un posto accogliente che si possa chiamare casa.



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Racconto scritto il 03/10/2015 - 11:24
Da Michela Pomobello
Letta n.1180 volte.
Voto:
su 7 votanti


Commenti


Al di là delle imperfezioni segnalate da Giuseppe Novellino che si possono eludere concentrandosi invece sulla composizione, affermo con certezza che tra le varie cose, ti sei dimostrata anche molto abile perchè menzioni luoghi e situazioni con sottofondo metaforico, il tutto con naturalezza.
Hai i "biglietti" giusti per viaggiare e per scrivere un libro vero e proprio. Dico ciò prendendo in esame pure i componimenti e commentati in precedenza. Per i refusi... si può sempre risolvere.

Giuseppe Scilipoti 26/04/2019 - 13:27

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Ciao Michela, penso proprio che leggerò tutte le tue attuali pubblicazioni.
Un componimento degno di nota, direi un un viaggio interno che si "esterna" attraverso un testo di genere introspettivo.
Credo che il significato del componimento è questo:
A volte ci si dimentica di rimanere fermi a riflettere, a vedere dove la vita conduce, altre volte invece scordiamo che la nostra "casa" è "mobile" o comunque ha la possibilità di "mobilitarsi.

Giuseppe Scilipoti 26/04/2019 - 13:24

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Breve discorso a flusso di coscienza. Potrebbe essere il brano di una narrazione più ampia. Ci sono imperfezioni nella punteggiatura. Ti ricordo che i puntini sospensivi sono sempre tre, seguiti da uno spazio prima dell successiva parola.

Giuseppe Novellino 03/10/2015 - 19:12

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