LA BICICLETTA
Ho gia scritto nei mesi precedenti come mio nonno l’intrepido Orazio Bergamini, fosse un uomo di coraggio e di valore morale altissimo, fino al disprezzo della propria vita in nome dei diritti e della giustizia.
L’episodio qui raccontato risale al maggio del 1943 quando tutto l’oltrepo pavese era occupato da truppe naziste con il comando principale della Sicherheits(SI PRONUNCIA SICHERAI TRATTASI DI POLIZIA POLITICA) sito nel palazzo che oggi ospita la sede del Comune di Broni.
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Nella primavera del 1943, le truppe tedesche stabilirono il loro quartier generale nella cittadina di Broni
Importante località dell’Oltrepò Pavese ai piedi delle omonime colline.La forza militare era formata da militi tedeschi e fascisti sotto la guida del colonnelo Fiorentini, passato poi tristemente alla storia come la Belva dell’Oltrepò Pavese, per essersi macchiato di crimini brutali, fra i quali l’omicidio di Don Felice Cipparelli parroco di Corvino san Quirico orrendamente massacrato nella propria sacrestia, reo di aver difeso una famiglia di contadini considerata dai tedeschi fiancheggiatrice delle brigate partigiane sparse sulle colline tra Varzi e Casteggio.
Quella mattina come era solito fare ,Orazio dopo aver finito di regolare il poco bestiame rimasto nella stalla
Si tolse gli stivali per entrare in cucina dalla porta del cortile dove lo attendeva la sua solita tazza di latte caldo con il pane fatto in casa. A tavola lo aspettavano tutti, la moglie Pierina, ed i figli Antonio ,Carla e Renata la piu piccola.
-Antonio dopo colazione andiamo a raccogliere il fieno nel campo sull’argine, dopo attacca il cavallo al carretto
- si certo papa’ vado subito nella stalla a preparare la Linda
- tu Carla cosa fai oggi?
-aiuto la mamma a fare il pane
-e tu Renata?
-devo andare a Mezzanino dalla sig.ra Colombi, devo portarle quel ricamo che mi hanno insegnato le suore
E delle uova che mi aveva chiesto
-con cosa vai?
-con la bicicletta papa’, quella nuova che mi hai regalato per il compleanno
-mi raccomando stai attenta , e non fermarti per la strada con nessuno, di questi tempi, lo sai cosa voglio dire
- si certo papa’ stai tranquillo vado e torno
-bene!
Dopo colazione ognuno si preparo’ ad eseguire i compiti assegnati ,e Renata con la sua Legnano nuova di fiamma si avvio’ verso Mezzanino ,per raggiungere la casa della sig.ra Colombi. Superata la frazione Bottarone, Renata arrivo’ al ponte sopra il torrente dello Scuropasso (un affluente minore del Po)
Oltre il quale un posto di blocco della Sicherheits (famigerata polizia politica nazi-fascista) composto da 5 militari armati fino ai denti bloccava l’incrocio della strada tra Broni e Mezzanino.
A Renata ando’ il cuore in gola, tornare indietro non si poteva, l’avrebbero raggiunta e sarebbe successo il peggio, quindi con il coraggio di una ragazzina di 17 anni, prosegui’ per la strada arrivando al posto di blocco
-ALT!
Dove vai bella ragazzina? Chiese in modo beffardo il sott’ufficiale tedesco
-vado a Mezzanino, dalla sig. ra Colombi rispose Renata con un filo di voce
-ma che bella bicicletta
- me l’ha regalata il mio papa’ per il mio compleanno
-Ah Si!? Ma guarda
Un secondo milite si avvicino’ e disse
-io ti conosco sei la figlia di Orazio? Vero?
- si sono Renata
I due ceffi confabularono qualcosa, mentre Renata sudava freddo
Il sott’ufficiale si avvicino’ a Renata con una mano prese il manubrio della bicicletta
.Scendi !ordino’ imperiosamente, la biciletta e’ requista
-ma perche’? e’ la mia comincio’ a piagnucolare Renata
-SCENDI!!
Un violento strattone fece cadere la giovine, mentre i militari cominciarono a ridacchiare
Temendo il peggio Renata si alzo’ subito e comincio’ a correre per i campi senza voltarsi.
Ci mise circa 40 minuti ad arrivare a casa Renata, con il vestito infangato, ed un braccio sanguinante a causa della caduta .Entro’ in cortile dal cancello che dava sull’argine e corse subito in casa dove la mamma e la sorella piu grande erano intente ad impastare
-Mio Dio Renata cosa ti e’ successo?
- i tedeschi mamma, i tedeschi mi hanno rubato la bicicletta nuova al ponte dello Scuropasso
-quando lo sapra’ tuo padre, andra’ su tutte le furie.
Era quasi mezzogiorno, infatti di li a poco Orazio ed Antonio entrarono in cucina, le tre donne erano ammutolite, Renata seduta in disparte che singhiozzava
-Cosa succede qui? Tuono’ Orazio
Pierina prese coraggio fece qualche passo verso il marito,
-Orazio, calmati
-ho chiesto cosa e’ successo? Perche Renata piange?
.i tedeschi! i tedeschi hanno preso la bicicletta nuova di Renata
-maledetti!!! Chi erano Renata!!
- erano quelli della Sicherheits, uno diceva di conoscermi, sapeva che sono tua figlia
-ho capito, sono quei bastardi del comando di Broni, vado a riprendermi la biciletta
Pierina si avvento’ contro il marito
-sei pazzo! ti uccideranno
.la mamma ha ragione proruppe Antonio, papa’ e’ una pazzia
-lasciatemi ragionare .
detto cio’ Orazio usci sbattendo la porta
Arrivo’ cosi la domenica, come ogni settimana Orazio andava al mercato di Broni per vendere
Patate. Aglio , cipolle e zucche.
Caricate le cassette sul carretto, di buon ora Orazio senza dire una parola usci dal cortile per andare al mercato
.papa’ io non vengo? Chiese Antonio
-No .oggi stai a casa a badare alle bestie e’ meglio cosi, ci vediamo piu tardi.
Arrivato al mercato, Orazio sistemò il carretto vicino a quello di Giovanni un suo amico di Rea Po
-Giovanni, per favore mi guardi un attimo il carretto? Devo sistemare una faccenda
.- si certo Orazio, stai tranquillo ci bado io al tuo carretto.
Orazio attraverso’ il mercato a piedi gremito di gente, arrivo’ cosi all’ingresso del comando tedesco.
Al posto di guardia , un militare lo fermo’
-ALT! Non si passa
- devo parlare con il colonnello Fiorentini
-il colonnello non ha tempo da perdere con un bifolco come te
Con la velocita’ di un fulmine Orazio estrasse dallo stivale la sua vecchia baionetta e’ la pianto’
Alla gola del soldato
.Portami da Fiorentini o ti taglio la gola qui davanti a tutti
Orazio prese per un braccio il milite mantenendo sempre la lama sul collo, attraverso’ il posto di guardia
Tra i soldati impietriti
-se qualcuno si muove ,lo ammazzo tuono’ con voce cavernosa.I soldati si fecero da parte e Orazio con l’ostaggio Sali le scale fino allo studio del colonnello Fiorentini. Con un calcio alla porta entro’, Fiorentini seduto alla scrivania non ebbe neanche il tempo di reagire che si ritrovo’ il militare in ostaggio lanciato
Sul tavolo dall’energico contadino.
.Chi sei? Chiese l’ufficiale
-Non importa chi sono, rispose Orazio, i tuoi uomini l’altro giorno hanno preso la bicicletta nuova di mia figlia, sono venuto a riprenderla ORA!!
-e tu pensi di uscire vivo da qui?
- centinaia di persone la fuori mi hanno visto entrare con il tuo uomo in ostaggio, se mi ammazzi
Non avrai scampo, tutti mi hanno visto, le voci corrono veloci e prima o poi i partigiani ti faranno la pelle a te e ai tuoi sgherri
-e quindi?
- quindi ora scendo mi riprendo la bicicletta che ho visto nel cortile e la chiudiamo qui d’accordo?
- e se non accetto?
- ti ammazzo! Decidi tu!
-non mi dai scelta
-direi di no. Ora alzati abbiamo gia perso troppo tempo
Orazio, prese in ostaggio Fiorentini scese le scale , ordino’ al colonnello di prendere la bicicletta e di uscire dal comando fermandosi poi al centro della piazza del mercato in mezzo alla gente
Nessuno di presenti credeva ai propri occhi
- Ora puoi andare, molto lentamente disse Orazio a Fiorentini.
Orazio carico la bicicletta di Renata sul carretto e fece ritorno a casa .Sul carretto in mezzo alle cassette di patate ,aveva nascosto i suoi due fucili da caccia pronti per l’uso, ma per fortuna nessuno lo segui.
Ancora una volta il coraggio di mio nonno aveva avuto la meglio sulla prepotenza.
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Per la cronaca nella primavera del 1944 il colonnello Fiorentini venne barbaramente giustiziato
Dalle brigate partigiane in un albergo di Stradella durante un pranzo.
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Ancora oggi a tanti anni di distanza conservo completamente restaurata e perfettamente funzionante la biciletta di mia mamma Renata
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E' la forma che non funziona del tutto. Ci sono molte imperfezioni soprattutto nella scrittura e nella struttura dei dialoghi.
Ti ricordo che all'inizio di ogni intervento, nel discorso diretto, ci vuole la lettera maiuscola.