sentiva il rumore della risacca in lontananza. Aveva il cuore pesante. Il cielo grigio e plumbeo appariva proprio come i suoi pensieri. La testa la sentiva pesante, il vento gli arruffava i capelli. Si allontanò dalla veranda. Era un uomo solitario ma non avrebbe saputo dire se e quando lo fosse diventato, magari lo era sempre stato. Aprì il frigo e ne estrasse una lattina di birra. Incollò un lungo sorso. Ormai era un'abitudine, uscire fuori, sentire il rumore del mare, guardare il cielo, rientrare e prendere una birra. Non sentiva il sapore di nulla, non aveva neanche voglia di bere. Incollò un secondo sorso di birra, in quel posto la vita era solo un'insieme di abitudini, stupide abitudini. Aveva deciso di allontanarsi dalla vita caotica della città, ma iniziava a credere di aver fatto una stupidaggine: era andato a rinchiudersi in una cittadina di provincia. Cosa aveva sperato di trovare? Pace? Silenzio? La risposta alle sue domande? Non lo sapeva. Incollò un terzo sorso di birra e lasciò la lattina sul ripiano. Raggiunse il tavolo e vi si sedette. Aprì il portatile, finalmente riusciva a connettersi, la rete era stata instabile tutta la settimana. Controllò le sue azioni e l'andamento delle imprese, svuotò la mail e aggiornò un paio di programmi. Chiuse le finestre che aveva aperto e stava per chiudere anche il computer quando reagendo ad un impulso digitò il nome della cittadina su di un motore di ricerca. Fra tutti i risultati, cenni storici, cartine, percorsi per arrivarci, fu attratto da un blog: “Il vento di casa mia”, ci cliccò sopra e cominciò a leggere. Poesie, pensieri, semplici frasi, ma la cosa che più lo colpì era il modo in cui si poneva l'accenno ai luoghi, luoghi che da quando era arrivato, aveva osservato sì, ma senza trarvi nessuna emozione. Per descrivere quei posti, chi scriveva doveva conoscerli bene. Cercò informazioni su chi gestiva il blog, ma trovò solo un nome: Lori, e il nome del posto dove viveva, che per uno strano caso era proprio quello della sua cittadina...anche se non poteva definire sua una città che gli stava stretta. Chiuse il computer e uscì di casa. Si incamminò per le vie del paese e senza neanche accorgersene si incamminò verso i luoghi di cui aveva letto. Iniziò a guardare attorno a sé con occhi diversi e il vento gli scompiglia i capelli. Rincasò solo a tarda serata e qualcosa aveva cominciato a cambiare. Quella cittadina aveva cominciato a mostrarsi nella sua strana bellezza. Il giorno dopo tornò a leggere il blog, cercando la descrizione di altri luoghi o semplicemente leggendo quello che lei pensava della vita e delle abitudini delle persone. La stessa cosa la fece il giorno dopo e quello dopo ancora. Dopo aver preso nota di quello che leggeva usciva. Quasi sempre trovava riscontri a quanto aveva letto e a volte si trovava a sorridere rivivendo le scene che Lori, da quanto la scrittrice del blog era diventata Lori per lui, non lo sapeva, descriveva tanto vividamente. Potevano essere i due vecchietti che litigavano giocando a carte davanti al bar del centro, che poi era l'unico, o i bambini che rincorrevano una palla o magari le famiglie che tornavano ridendo dal mare. Col passare dei giorni imparò a capire il punto di vista di Lori, e in breve riuscì ad anticipare gli argomenti di cui lei avrebbe trattato. Più passava il tempo e più gli sembrava di conoscerla. Ma più questa sensazione aumentava, meno gli bastava. Cominciò a cercarla, non era facile, ma era quasi un'ossessione. Certe volte si trovava a guardare le donne che incrociava per strada pensando è lei, ma poi scuoteva il capo e tirava dritto per la sua strada. Non smetteva di cercarla.
Dopo parecchio tempo riuscì a trovarla. Non sapeva dire se era felice o ansioso. Senza pensarci uscì e cominciò a camminare, fin quando non raggiunse l'indirizzo che aveva trovato: una casa con giardino. Un ottimo punto di osservazione pensò. Stava per andarsene, quando la vide uscire. Alta magra, capelli ramati, occhi verdi, era bella da togliergli il fiato. Sorrise e le si avvicinò.
Mi scusi. Sono nuovo di queste parti e credo di essermi perso. Potrebbe aiutarmi?- Lei sorrise
Certo.- Era bella quando sorrideva.
Grazie.- Le disse. Era quasi estate e il vento gli scompigliava i capelli.
Come un gioco cominciò la loro storia, ma lui non menzionò mai il blog né tanto meno la sua ricerca per trovarla. Lei somigliava al vento e al mare, aveva una personalità irruenta e dolce, era disordinata, e spontanea, solare ed era una boccata di aria fresca nella sua fin troppo ordinata esistenza. La loro storia fu un intrecciarsi di storie e di mondi: lui che rappresentava la città, la ricchezza, il potere, e lei, la provincia, la semplicità, la libertà di vivere a proprio modo. Insieme ridevano, guardavano ciò che gli stava attorno e si scambiavano respiri e pensieri. Lei guarì lui dalla solitudine e lui diede a lei nuovi spunti per scrivere, ma non parlarono mai del blog. L'estate aveva creato la loro storia e aveva dato risposte alle loro domande, quelle stesse risposte che erano lì davanti ai loro occhi e che loro non sapevano vedere e cercavano lontano.
Ma loro erano due spiriti diversi, lui coi suoi affari, lei con la sua voglia di viaggiare, solo il vento d'estate li aveva uniti. Ma il vento cambia e quando l'estate finì lui tornò alla sua città e alle sue imprese, e lei cominciò quel viaggio che aveva sempre rimandato, ma l'uno rimase nel cuore dell'altra e viceversa.
Fine.
Il racconto è frutto della fantasia dell'autrice, per cui ogni riferimento a fatti o cose reali è puramente casuale.
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